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20.12.14

 

San Paolo. Ferguson è qui. La gioventù nera vuole respirare

Ispirati dal movimento che è esploso negli Stati Uniti contro la violenza della polizia, migliaia di giovani neri e nere sono scesi in piazza a San Paolo, per protestare contro il loro più grande aguzzino, la Polizia Militare

di Igor Carvalho, 19.12.2014 su Spresso SP

 

Quarantacinque tra movimenti sociali e organizzazioni hanno convocato la manifestazione "Ferguson è qui", che allude all'assassinio di Michael Brown nella città di Ferguson, negli Stati Uniti, da parte di Darren Wilson, poliziotto bianco che non sarà processato per il suo crimine. La lotta contro il razzismo istituzionale della polizia è andata internazionalizzandosi ed è arrivata in Brasile, dove non sono una novità la letalità poliziesca e nemmeno le manifestazioni di piazza contro la violenza di Stato.

Ferguson è qui! San Paolo, 18.12.2014
Ferguson è qui! San Paolo, 18.12.2014
Ferguson è qui! San Paolo, 18.12.20144

Giovedi 18 dicembre, circa duemila persone, secondo gli organizzatori, hanno marciato contro la violenza della polizia. La manifestazione, che è partita alle 17h da Praça da República, nel centro cittadino, si è conclusa alle 20.30 di fronte alla sede della Segreteria di Sicurezza Pubblica (SSP).

 

La violenza della polizia a San Paolo, fa vittime tre volte di più tra i neri che tra i bianchi, secondo uno studio del Dipartimento di Sociologia dell'Università Federale di São Carlos (UFSCar). Secondo lo studio, presentato nel marzo di quest'anno, dal 2009 al 2011, la polizia militare ha ucciso 823 persone. Di questo totale, i neri rappresentano il 61%. La maggior parte delle vittime erano maschi e avevano tra 20 e 24 anni. Gli omicidi sono stati commessi, nel 79% dei casi analizzati, da poliziotti bianchi.

Il 4 dicembre scorso, Amnesty International ha presentato una ricerca che giustifica l'uso della parola "genocidio" da parte dei movimenti sociali. Secondo l'organizzazione, nel 2012, 56.000 persone sono state assassinate in Brasile, 30.000 delle quali giovani, e, per il77%,  nere.

Da Ferguson a São Paulo, analogie nel modus operandi della polizia e differenze nella reazione per le strade. "Ci ispira la mobilitazione negli Stati Uniti. La morte di Michael Brown non viene vista come qualcosa di normale. Il centro del capitalismo mondiale dimostra di non riuscire a dar conto  della fine del razzismo. In un parallelo con il Brasile, il paese dove più si uccide al mondo, fino a che punto la morte ci commuove?", domanda Juninho Jr., del Círculo Palmarino.

 

Sebbene le statistiche indichino l'uomo nero come principale bersaglio degli omicidi nel paese, altre forme di violenza opprimono la donna. "Se guardiamo alla storia del Brasile, le donne sono le principali vittime. Abbiamo subito violenza psicologica, fisica, sessuale e morale, costantemente. La violenza è quotidiana", spiega Sara Mendes Siqueira, della Marcha Mundial das Mulheres (Marcia mondiale delle donne).
 

La manifestazione, in gran parte composta da giovani, è stata ispirato dalle proteste negli Stati Uniti, dopo la morte di Michael Brown e Eric Garner. I carnefici dei due giovani neri uccisi sono usciti incolumi dalla Giustizia americana, il che ha innescato una vasta serie di proteste nel Paese. Eric Garner, prima di morire, ha gridato  ai poliziotti che gli stavano stringendo il collo: "Non riesco a respirare!".  Ricordando l'ultima frase da lui detta, i manifestanti brasiliani hanno ripetuto il gesto che hanno fatto gli americani e gli inglesi e si sono sdraiati a terra con le mani sul collo, simulando il soffocamento.

"Volevamo che i giovani si mobilitassero qui, come è successo lì [USA]. Quello che accade negli Stati Uniti, accade anche qui in Brasile da molto tempo. In Brasile, a partire dagli anni '90, quando scoprimmo l'Hip Hop, abbiamo imparato a prendere posizione contro la violenza della polizia. Ora dobbiamo scendere in piazza", ha dichiarato Ananda Philibert, del Levante Popular da Juventude.

 

Neri e nere, anche non giovani, come non bastasse, vengono colpiti dalla violenza della polizia anche nei loro spazi di lotta. Chi lo dice è Jussara Basso, del Movimento dei lavoratori senza tetto (MTST), che ha sottoscitto la sua adesione alla manifestazione. "La violenza nelle periferie. Questo la dice lunga su dove si vive. Chi è povero, in questi spazi, per la PM è 'un bandito'. I ricchi se ne stanno nei loro quartieri, protetti dalla loro sicurezza privata, la PM. La schiavitù è finita e non possiamo continuare ad essere bersagli", ha protestato.

Ferguson è qui! San Paolo, 18.12.2014
Ferguson è qui! San Paolo, 18.12.2014

Gilvan Maximo, del "Nós da Sul ", urlava al microfono, sostenendo l'accusa di Jussara, osservato a vista da quattro poliziotti di guardia davanti della Segreteria della Pubblica Sicurezza, inaccessibile per il popolo, fisicamente e politicamente. "La PM non chiede il permesso per entrare nelle occupazioni, lo fa a manganellate. E là, interpreta il ruolo che il sistema le assegna, che è di sterminare. Il governo non ci dà nemmeno l'acqua. Andate a vedere se manca l'acqua nei giardini dei ricchi", ha detto un manifestante, ricordando la recente crisi idrica affrontata dallo Stato.

 

Segreteria di Sicurezza Pubblica

I manifestanti sono rimasti davanti alla SSP per due ore, chiedendo un incontro con il segretario ancora in carica, Fernando Grella Vieira. Invano. Nessun rappresentante della Segreteria è sceso a parlare con gli attivisti. Ancora una volta, così come nelle periferie, l'unico organo dello Stato che ha raggiunto i militanti è stato il braccio armato. La Tropa de Braço, che, insieme ad altri poliziotti militari, ha vigilato i duemila neri e nere all'esterno dell'edificio.

 

Parallelamente alla manifestazione, in un incontro con il Procuratore Generale di Giustizia dello Stato di São Paulo, Márcio Fernando Elias Rosa, è stato promesso che i rappresentanti dei movimenti si incontreranno con il nuovo segretario della SSP, Alexandre de Moraes, all' inizio del 2015.

Il procuratore generale ha anche promesso miglioramenti nel controllo esterno delle azioni di polizia illegali, nonché lo studio di una politica di riparazione per le famiglie che hanno perso un familiare a causa della violenza della polizia.
 

Ferguson è qui! San Paolo, 18.12.2014
Ferguson è qui! San Paolo, 18.12.2014

13.12.14

San Paolo: la polizia uccide, lo stato mente ed il Movimento Nero annuncia manifestazioni

 

Ferguson è QUI! Il popolo nero vuole vivere!
Il Movimento Nero insieme a molti movimenti sociali, convoca una grande manifestazione contro la violenza della polizia a San Paolo, in Brasile, negli Usa e nel mondo

12 dicembre 2014, dal Blog di NegroBelchior

traduzione di Carlinho Utopia

 

Ferguson è QUI! Il popolo nero vuole vivere! Charge di Carlos Latuff

Notte di Martedì 9 dicembre Jardim São Luiz, periferia sud di San Paolo. Dopo l'arresto di un "sospetto" di traffico di droga, c'è un fuggi fuggi. Thiago Vieira da Silva, 22 anni, mentre urlava per chiedere aiuto, è colpito a morte dalla polizia. 10 colpi!

 

In un comunicato, l'Ufficio di Pubblica Sicurezza di San Paolo sostiene che c'è stata una sparatoria. I residenti che hanno assistito alla scena dicono di no. Il reportage di RedeTV - a partire dal video amatoriale - riafferma la versione dei residenti: "Da un lato della strada, ci sono diversi frammenti di proiettili e buchi nel muro e sulle auto parcheggiate. L'altro lato è intatto."

 

La direzione della Polizia Militare dice anche che è stato trovato un revolver calibro 38 accanto al corpo del ragazzo morto. L'altro ragazzo arrestato, Leandro Pereira dos Santos, 20 anni, colto in flagrante, sarebbe stato trovato in possesso di uno zainetto con all'interno molta droga. I residenti dicono di no: "Nessuno ricorda di aver visto alcuno zainetto."  Come non bastasse, testimoni riferiscono che i poliziotti sono tornati per intimidire gli abitanti della zona in cerca di registrazioni video dei cellulari. Ciliegina sulla torta: gli agenti di polizia che hanno ucciso il ragazzo non sono stati rimossi! Continueranno a mantenere la sicurezza e la pace da cimitero nell'area.
 

Il reportage di RedeTV, con il video amatoriale dell'esecuzione del giovane Thiago Vieira da Silva

Mercoledì 10 dicembre,  05:30 del mattino. Due giovani, uno di 18 anni l'altro di 19, vengono uccisi a colpi di pistola a Jardim Brasil, periferia della Zona Nord di São Paulo. I residenti accusano la polizia per le morti. La polizia afferma che è stata chiamata a causa di una sparatoria tra trafficanti di droga. Non ci sono fori di proiettile in giro. Nessuno conferma la sparatoria. Secondo la famiglia, uno di loro subiva minacce permanenti da parte della polizia.

 

"Queste erano le notizie di oggi." Ma è successo ieri e si ripeterà domani. E non solo a San Paolo, anche nel Pará, a Bahia, a Rio de Janeiro. In tutto il paese. Il modello di sicurezza pubblica risponde a un progetto di protezione del patrimonio privato, al mantenimento dei privilegi e alla criminalizzazione della povertà e della popolazione nera.
 

Secondo le ultime ricerche, ogni 24 ore circa 82 giovani tra i 16 ed i 29 anni sono assassinati. Di questi, il 93% sono maschi e il 77% sono neri. La polizia, che dovrebbe proteggere, garantire e preservare la vita, è promotrice di morte e agisce selettivamente. Quando non arresta, uccide tre volte di più i neri che i bianchi.

 

Il mantra di chi difende i diritti umani dev'essere questo: ripetere che, per quanto le persone stiano infrangendo la legge, non è permesso al poliziotto il potere di giudicare, condannare e "giustiziare". Anche se lo fosse, non c'è la pena di morte in Brasile - almeno sulla carta. Il pubblico ufficiale non può uccidere. Ma lo fa! Ed in maniera deliberata, sistematica, quasi fosse un attribuzione della sua funzione.

Il 2014 passerà alla storia come uno degli anni più sanguinosi a São Paulo. Il governatore Alckmin e la sua polizia sono riusciti ad uccidere più negli ultimi 11 mesi (506 vittime fino a novembre) che in tutto il 2006, anno in cui la polizia si vendicò dei cosiddetti "attacchi del PCC" e tolse la vita a più di 495 persone. O meglio, anche quella era epoca di governo Alckmin, dimessosi per candidarsi alla presidenza della repubblica. Ossia, Alckmin, cattolico fervente, è riuscito nella prodezza di superare il syuo stesso record! Ma che dire a proposito del quinto comandamento?

Questi casi sono tipici. Pratiche di esecuzione sommaria. Il primo, quello del giovane Thiago, è emblematico: ci sono testimoni e registrazioni audiovisive. E dinanzi alle prove, cosa abbiamo? Una Segreteria di Pubblica Sicurezza che mente; un governo che promuove e copre un'istituzione criminale; un esercito letale che, in servizio e fuori di esso, svolge il suo copione eccellentemente: uccidere neri e poveri, tutti i giorni!

 

Per saperne di più:
Pagina Facebook del Movimento  ||  Pagina dell'evento su Facebook

Pagina dell'evento su Facebook

IL MANIFESTO DEGLI ORGANIZZATORI

Ferguson è QUI! Il popolo nero vuole vivere!
Manifestazione contro la violenza razzista della polizia e dello Stato, in Brasile, Stati Uniti e nel mondo!

18 dicembre | 16:00 - Concentramento | Praça da República - San Paolo

 

Non è possibile chiudere il 2014 senza reagire al genocidio imposto dallo Stato e dai suoi governi, attraverso l'azione violenta della polizia contro i lavoratori e soprattutto contro la popolazione nera.

 

Il numero degli omicidi in Brasile è superiore a quello dei paesi in guerra; Il numero degli omicidi commessi da agenti dello Stato sono incompatibili con qualsiasi esperienza democratica; montagne di cadaveri, prigioni e torture; denunce permanenti da parte di movimenti sociali, istituti ufficiali di ricerca e anche da parte di organismi internazionali. Ma nulla, assolutamente nulla è stato in grado di arrestare il carattere genocida dello Stato e dei suoi organi di repressione.

 

I media mainstream, a loro volta, mentre danno parzialmente notizia della rivolta delle masse nere negli Stati Uniti, contro la violenza della polizia in quel paese, omettono di riferire delle atrocità commesse dalla polizia brasiliana e, al contrario, utilizzano il dolore dei poveri e dei neri per fare audience, spettacolarizzando e naturalizzando la morte, laddove, come di regola, il silenzio del morto è la prova dell'innocenza dell'assassino.

 

Il Brasile è uno dei paesi dove si uccide di più. Sia per mano dello Stato, attraverso le azioni dei suoi agenti, sia per la violenza civile, incoraggiata e consentita. In entrambe le situazioni, lo Stato ed i suoi governi - a tutti i livelli - sono responsabili.

 

Lo Stato brasiliano convive e incoraggia la violenza consentendo che figure come quella del deputato Jair Bolsonaro, come già non bastassero le sue pratiche fasciste, razziste e omofobe, difenda e naturalizzi l'idea che ci sono donne che meritano di essere stuprate. Chiediamo l'espulsione immediata del deputato criminale e sessista Jair Bolsonaro. Fuori!

 

La nostra solidarietà va al popolo nero nord-americano, che sta dando lezioni di umanità nel mobilitarsi in massa per il diritto alla vita! Le nostra solidarietà va alle famiglie delle decine di studenti desaparecidos in Messico, per mano della polizia. La nostra solidarietà va ai popoli di tanti paesi africani che soffrono violentemente i risultati sociali del colonialismo, sia attraverso le armi, sia attraverso sistemi sanitari praticamente inesistenti che hanno causato migliaia di vittime nell'ennesima epidemia di Ebola. Ma soprattutto, siamo solidali con le famiglie delle vittime dello stato brasiliano. Ci mettiamo a lutto e stiamo nella lotta a fianco delle madri che piangono la morte dei loro figli. Tutte le loro lacrime devono ricevere giustizia. Tutte!

 

São Paulo e Bahia; Alagoas e Rio de Janeiro; Distrito Federal e Espírito Santo; Minas Gerais e Maranhão; Pará e Pernambuco.

Ferguson è qui, nell'azione delle loro polizie; nell'origine delle loro vittime. Che lo sia anche nella rivolta del suo popolo!

Ferguson è QUI! Il popolo nero vuole vivere!

 

Basta con la violenza della polizia

Per la fine della Polizia Militare

Per la punizione immediata dei poliziotti assassini

Sostegno alle famiglie delle vittime

Approvazione del PL 4471

Per la smilitarizzazione

Fuori Alckmin!

Fuori Bolsonaro!

 

Prime adesioni (elenco in aggiornamento):

Primi firmatari:

 

Uneafro-Brasil, Circulo Palmarino, Levante da Juventude, MTST, Mães de Maio, Quilombação, Núcleo Consciência Negra USP, Conen-SP, Articulação Popular e Sindical de Mulheres Negras, Campanha Porque O Sr. Atirou em mim?, Campanha Racismo Mata, Campanha Eu Pareço Suspeito?, OLPN, MNU, INSTITUTO NAÇÃO, TREME TERRA, AFROBASE, RUA, KOFILABA, JN13, Centro Acadêmico João Mendes Jr., AfroMack, Movimento Paraisópolis Exige Respeito, Associação Cultural Fábrica de Cinema, Associação Franciscana de Defesa de Direitos e Formação Popular, Quilombo Raça e Classe, Zumaluma


 

03.12.14

IN BRASILE "FERGUSON" È TUTTI I GIORNI

Negli ultimi 5 anni la polizia brasiliana ha ucciso più di quella degli Stati Uniti nelle ultime tre decadi

di  Vinicius Gomes  Revista Fórum 

traduzione di Carlinho Utopia

 

 

Sulla scia dello scagionamento di Darren Wilson, il poliziotto bianco che ha ucciso Michael Brown, un giovane nero di Ferguson, Missouri, Mac Margolis, collaboratore del portale statunitense Bloomberg View e residente in Brasile, ha detto che un suo amico brasiliano, nel corso di una conversazione sulle proteste e le manifestazioni che hanno coinvolto più di 170 città degli Stati Uniti, ha mostrato poco interesse per la morte con sei colpi del giovane disarmato.

Margolis si è subito giustificato: "Razzismo, poliziotti fuorilegge ed una giustizia cieca sono tanto familiari [per i brasiliani] quanto le infradito Hawaianas e le foglie di palma."

 

Molti brasiliani non hanno nozione di molti dei dati che il giornalista statunitense allega al suo articolo: la polizia brasiliana ha ucciso (ufficialmente) 2.212 persone nel 2013, secondo uno studio pubblicato all'inizio di novembre di quest'anno. Un altro numero scioccante è che la violenza della polizia brasiliana ha tolto la vita ad oltre 11.200 persone negli ultimi cinque anni, vale a dire più di tutte le forze di polizia degli Stati Uniti negli ultimi 30 anni: 11.090 persone uccise.

 

Altre ricerche che sono ugualmente inquietanti, servono a smentire coloro che rifiutano il fatto che una persona dalla pelle nera è molto più soggetta alla violenza della polizia che una persona dalla pelle bianca. Secondo lo studio dell'economista Daniel Cerqueira, del 2009, il numero delle vittime nere della violenza della polizia è più del doppio di quello dei bianchi e un altro studio realizzato dalla Universidade de São Carlos ha dimostrato che, malgrado i neri corrispondano al 34% della popolazione di San Paolo, essi costituiscono il 58% dei morti da parte della polizia. Come ha affermato il sociologo Ignacio Cano, specialista in crimine e violenza della polizia: "Le nostre forze di polizia uccidono a centinaia. Abbiamo una 'Ferguson' ogni giorno."

 

Uno studio del 2005 condotto dalla Florida State University già mostrava che i poliziotti bianchi erano più propensi a sparare ad una persona nera disarmata che ad una persona bianca armata. Fu anche creato un elenco di 10 uomini bianchi che effettivamente affrontarono armati la polizia e, anche così, non furono uccisi.

Il Brasile è anche un paese più violento, e, dopo tutto, in un luogo in cui 22 persone vengono uccise ogni 100 mila abitanti - tasso quattro volte superiore a quello degli Stati Uniti - non desta troppa sorpresa che gran parte della popolazione ancora creda nel detto (ndt. tipicamente fascista e caro alla polizia): "Bandito buono è il bandito morto."

30.08.14

DA FERGUSON A RIO:
due ragazzi neri uccisi dalla polizia, due reazioni molto diverse

La morte di Michael Brown a Ferguson, Missouri, ha innescato notti di violente proteste, critiche sulle azioni della polizia e sollevazioni razziali. Ma a Rio, la più grande città del Brasile, la morte del quindicenne Lucas Lima è stata solo un altro dato statistico.

 

articolo di Jonathan Watts, pubblicato il 29/08/14 sul sito The Guardian

traduzione: Carlinho Utopia

 

 

Un adolescente nero ucciso dalla polizia. Una famiglia in lutto. Una comunità furiosa. E poi, dopo un paio di giorni di lacrime e rabbia, una storia che svanisce alla vista, lasciando solo la disperazione privata di una madre dal cuore spezzato e un fratello afflitto alla ricerca di giustizia.

L'uccisione del quindicenne Lucas Lima a Rio de Janeiro reca molte similitudini con quella di Michael Brown a Ferguson, Missouri. Ma la risposta dell'opinione pubblica e delle autorità non avrebbe potuto essere più diversa.


Mentre la morte di Brown per mano della polizia negli Stati Uniti ha scatenato violente proteste, la condanna internazionale e un dibattito a livello nazionale sul razzismo e la violenza, poche persone al di fuori della favela di Alemão a Rio de Janeiro avranno sentito parlare di Lucas.

Da Ferguson a Rio

L'uccisione del quindicenne non ha minimamente intaccato la coscienza pubblica del Brasile, forse perché fin troppo comune. Anche se il Brasile ha una popolazione che è di un terzo inferiore a quella degli Stati Uniti, conta un numero di omicidi da parte della polizia quasi cinque volte maggiore. Ed il fatto che la stragrande maggioranza delle vittime siano neri o meticci, non è sufficiente ad accendere un reale dibattito su un evidente problema razziale.

 

Lucas è stato ucciso il 22 giugno mentre tornava a casa, dopo una partita di calcio con i suoi amici, per guardare alla TV con la sua famiglia la Coppa del Mondo. Era pieno giorno, ma il suo è un quartiere estremamente violento. Decine di residenti e cinque agenti di polizia sono stati uccisi all'Alemão - un bastione dell'organizzazione del narcotraffico Comando Vermelho - e nella vicina Favela da Penha nei primi sette mesi dell'anno. Uno di questi agenti era stato colpito ore prima, rendendo la polizia più nervosa e dal grilletto più facile del solito.

 

Secondo suo fratello Tiago, Lucas stava scendendo una delle molte stradine ripide della favela, quando ha incontrato dei poliziotti che stavano inseguendo un gruppo di giovani locali. Pochi secondi dopo, era disteso senza vita sulla strada, insieme ad un altra giovane vittima. La polizia ha riferito di aver trovato una pistola tra loro ma senza chiarire a chi appartenesse. Tiago ritiene che sia stata messa lì dalla polizia per coprire il loro "errore".

 

"Questo accade continuamente. Ci sono sparatorie e uccisioni da parte della polizia ogni giorno", ha detto Tiago. "Quasi tutti coloro che vengono uccisi sono giovani delle favelas, neri o meticci. La polizia è mal preparata. Loro non vengono mai qui pensando che ci sono tante brave persone e non solo criminali. Vogliono solo fare il loro lavoro e, scusate il mio linguaggio, affanculo tutti gli altri!"

Lucas Lima
Michael Brown

La comunità locale ha protestato, ma rispetto a Ferguson, la reazione è stata messa sotto silenzio. Mentre la morte di Brown negli Stati Uniti ha acceso critiche sul razzismo della polizia e sulla militarizzazione delle forze dell'ordine che hanno ucciso più americani nel decennio passato che la guerra in Iraq, la morte di Lucas è stata appena accennata dai media brasiliani. Anche nel suo quartiere, in molti si sono sentiti impotenti a fare qualsiasi cosa.

 

"Ci sono molte ingiustizie, ma anche troppa paura nel denunciare gli abusi della polizia. Ecco perché non cambia nulla. Anche se ti lamenti, nessuno ti ascolta. È troppo comune. La gente pensa: 'Oh, un'altra morte...'", ha detto Tiago . "Mio fratello è solo una statistica."

Sulla base dei dati ufficiali, accademici e delle organizzazioni non governative si stima che in Brasile ogni anno circa 2.000 persone muoiano per mano - o fucili - di agenti delle forze dell'ordine. Il dato comparativo negli Stati Uniti è di circa 400. Nel Regno Unito e in Giappone, nel 2013, questo numero era pari a zero.

"Ferguson è un evento quotidiano in Brasile", ha osservato Ignacio Cano, dell'Università Statale di Rio de Janeiro, i cui studi hanno dimostrato che i neri a Rio hanno tre volte più probabilità di essere feriti o uccisi dalla polizia di quanto ci si aspetterebbe relativamente alla loro presenza percentuale nel totale della popolazione. E si tratta di una stima prudente. Cano ha detto che il problema è gravemente sottostimato dalle autorità. "Lo stato brasiliano non prende sul serio questi massacri. Se così fosse, i dati sarebbero altri."

Fransérgio Goulart, un attivista nero che ha recentemente prodotto una mappa degli omicidi a Rio, dice che la sua ricerca ha dimostrato che gli omicidi tra i bianchi sono diminuiti negli ultimi 10 anni, mentre il tasso è aumentato spaventosamente nella popolazione nera e meticcia.

"Abbiamo numeri che si equiparano ad una guerra", dice Goulart. "La questione centrale in questi omicidi è il razzismo istituzionale", ha detto. "La guerra alla droga è, in realtà, una guerra contro i poveri e i neri ... Lo Stato sta uccidendo i giovani maschi neri."

Goulart ha contribuito a organizzare una recente manifestazione "contro il genocidio del popolo nero" - che non ha attratto partecipanti e attenzione dei media come le proteste di Ferguson. Venerdì scorso, manifestazioni hanno avuto luogo in 18 città, ma le più grandi, a Rio de Janeiro e a San Paolo non hanno richiamato che poche migliaia di partecipanti.

 

Portavoce della polizia dicono che il numero elevato di uccisioni da parte della polizia riflette la violenza di una società in cui si uccide più che in qualsiasi altro paese al mondo e dove gli anche i poliziotti spesso muoiono nell'adempimento del loro dovere. E rilevano inoltre notevoli miglioramenti in alcune città. A Rio, che ha il maggior numero di uccisioni da parte di poliziotti, si registrano circa un terzo dei casi rispetto ad un decennio fa.

 

A Rio, che ha il maggior numero di uccisioni da parte di poliziotti, si registrano circa un terzo dei casi rispetto ad un decennio fa. La maggior parte delle morti vengono classificate come "conseguenza di resistenza agli arresti". Prove video spesso smentiscono questa versione. (ndt. Gli "autos de resistência" , atti di resistenza, detti anche "atti di resistenza seguiti da morte", sono un artificio legale della polizia, utilizzato abitualmente per archiviare senza indagini l'omicidio di "soggetti che hanno opposto resistenza all'arresto". Questo strumento, una sorta di vera e propria "licenza d'uccidere impunemente" è stato creato durante la dittatura militare per legittimare la repressione poliziesca dei movimenti che lottavano per riportare la democrazia nel paese.)

II° MARCIA (INTER)NAZIONALE CONTRO IL GENOCIDIO DEL POPOLO NERO
Un video shock ripreso dalle telecamere interne della loro vettura incastra i due poliziotti che hanno assassinato il giovane Matheus (14 anni)

Nel mese di giugno un videocamera interna su una macchina della polizia militare ha mostrato agenti che commentavano tra loro la possibilità di riuscire a "raggiungere l'obbiettivo", dopo aver fermato e successivamente "giustiziato" due adolescenti. "Due di meno", dicevano. "Facendo così ogni settimana potremmo iniziare a ridurre..."

 

(ndt. Il riferimento è ovviamente al centrare l'obiettivo, fissato dalla Segreteria Statale di Sicurezza, di ridurre i dati della criminalità, con il conseguente raggiungimento, da parte degli agenti, del "bonus" in denaro. Vale la pena ricordare che quest'anno il "bonus" in questione, destinato agli agenti, è stato aumentato del 50%.)
 

Nel mese di marzo dei passanti hanno filmato una macchina della polizia che trascinava una donna lungo la strada dopo che gli agenti l'avevano ferita in una sparatoria e gettata nel bagagliaio. Madre di quattro figli, Claudia da Silva Ferreira è morta poco dopo in ospedale.

 

Le proteste sono di solito localizzate, hanno breve durata e scarso impatto. Nel mese di maggio i residenti della favela Manguinhos sono scesi in piazza dopo che il diciannovenne Jonathan de Oliveira Lima è stato colpito alla schiena dalla polizia.

 

Nel mese di aprile, a Copacabana, manifestanti eressero barricate e vi diedero fuoco dopo che il corpo del ballerino Rafael da Silva Pereira venne ritrovato senza vita in una scuola durante un'operazione di polizia nella favela Pavão-Pavãozinho.

 

Mentre gli omicidi superano di gran lunga quelli negli Stati Uniti la reazione di un sistema mediatico dominato dai bianchi è stata - in gran parte - più rassegnata che arrabbiata.

"Se ogni morte di un giovane nero da parte della polizia in Brasile spingesse fasce della popolazione a riempire le strade come a Ferguson, vivremmo in uno stato di convulsione quotidiana" ha scritto l'editorialista Luiz Fernando Vianna in un articolo  del Folha do São Paulo intitolato "Ferguson è qui."

 

Claudia da Silva Ferreira
Jonathan de Oliveira Lima
Rafael da Silva Pereira

SULLO STESSO ARGOMENTO:

-612! Lo sterminio dei giovani neri e poveri delle periferie

Un articolo sul "genocidio brasiliano" di Guilherme Boulos, coordinatore del MTST (Movimento dei Lavoratori Senza Tetto).

Il genocidio brasiliano

Il genocidio brasiliano

il Brasile è uno stato genocida? Tutti i dati e le analisi sui 56.000 assassinati ogni anno, sui "desaparecidos", sulla pratica abituale della tortura e sulla brutalità della polizia sembrano indicare chiaramente di si. Il profilo delle vittime è sempre lo stesso, dal 1822, data di nascita dello stato brasiliano, ad oggi: sono giovani, neri o meticci, poveri ed abitanti delle favelas e delle periferie.

In studio, nella trasmissione Brasilianas.Org, condotta da Luis Nassif, ne hanno discusso Flávio Gomes, giurista e Deborah Maria da Silva, fondatrice e coordinatrice del Movimento Mães de Maio (Madri di Maggio).

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