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Il Brasile è un vero paradiso fiscale per i super-ricchi

08.04.16

Guadagnano una media di circa 1 milione di euro all'anno, e ne versano al fisco appena il 7% , molto meno che la massa dei lavoratori dipendenti. Il loro segreto: la docilità del Congresso Nazionale con le elites

Secondo uno studio dell'ONU il Brasile è un vero paradiso fiscale per i super-ricchi

Pubblicato sul sito ONU Brasil il 31.03.2016

traduzione di Martina Morbidini per il Resto del Carlinho utopia

Sono 71.000 brasiliani i brasiliani più ricchi, (0,05% della popolazione adulta) e beneficiano di esenzioni fiscali sugli utili e dividendi, una delle loro principali fonti di reddito. Tra i paesi dell'OCSE, oltre al Brasile solo l'Estonia offre questo tipo di esenzione fiscale al vertice della piramide.

 

I super-ricchi brasiliani pagano meno tasse, in proporzione al reddito, che un cittadino tipo di classe medio-alta, soprattutto  se dipendente, cosa che viola il principio della progressività fiscale, secondo il quale il livello di tassazione deve crescere con il reddito.

 

Questa è una delle conclusioni dell’articolo pubblicato a dicembre dal Centro Internazionale di Politiche per lo Sviluppo Inclusivo (IPC-IG), vincolato al Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP).

 

Lo studio, che ha analizzato i dati delle dichiarazioni dei redditi riferite al periodo tra il 2007 e il 2013, mostra che i brasiliani “super-ricchi” al vertice della piramide sociale, che hanno guadagnato, in media, 4,1 milioni di reais nel 2013, ammontano approssimativamente a 71 mila persone (0,05% della popolazione adulta),

Secondo la ricerca, questi brasiliani pagano meno tasse, in proporzione al proprio reddito, di un cittadino di classe medio-alta. Questo perché circa due terzi del reddito dei super-ricchi è esente da qualsiasi incidenza tributaria, proporzione superiore a qualunque altra fascia di reddito.

“Il risultato è che l’aliquota effettiva media pagata dai super-ricchi raggiunge appena il 7%, mentre la media delle fasce intermedie dei contribuenti raggiunge il 12%”, hanno affermato gli autori dell’articolo, Sérgio Gobetti e Rodrigo Orair, entrambi ricercatori dell’Istituto di Ricerca Economica Applicata (IPEA).

 

Questa distorsione è dovuta, principalmente, a una peculiarità della legislazione brasiliana: l’esenzione dei profitti e dei dividendi distribuiti dalle imprese ai propri soci e azionisti. Dei 71 mila brasiliani super-ricchi, circa 50 mila hanno ricevuto dividendi nel 2013, senza pagare su questi nessuna imposta.

Oltretutto, questi super-ricchi beneficiano di una bassa tassazione sulle rendite finanziarie, che in Brasile varia tra il 15% e il 20%, mentre i salari dei lavoratori sono soggetti a un'imposta progressiva, la cui aliquota massima di 27,5% tocca fasce molto moderate di rendita (sopra i 4,7 mila reais, nel 2015).

 

“I dati rivelano che il Brasile è un paese dalle estreme disuguaglianze e allo stesso tempo un paradiso fiscale per il super-ricchi, combinato con un basso livello di tassazione sugli investimenti finanziari, uno dei più alti tassi di interesse del mondo e una pratica poco comune di esentare la distribuzione di dividendi dalle imposte di reddito su persona fisica”, hanno aggiunto i ricercatori. La giustificazione di tale esenzione è evitare che il guadagno, già tassato nell’impresa, sai tassato nuovamente quando si trasforma in reddito personale. Nonostante ciò, questa non è una pratica frequente in altri paesi del mondo.

 

 “Tra i 34 paesi della OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), che riunisce economie avanzate e alcune in via di sviluppo, soltanto tre esentavano i dividendi fino al 2010”, affermano i ricercatori, citando Messico, Slovacchia e Estonia.

Nonostante ciò, il Messico ha ripreso ad applicare l’imposta fiscale nel 2014, e la Slovacchia ha istituito nel 2011 un contributo sociale per finanziare la salute. Rimane solo l’Estonia, piccolo paese che ha adottato una delle riforme a favore del mercato più radicali del mondo dopo la fine del dominio sovietico negli anni 90 e che, come il Brasile, garantisce un’esenzione fiscale alle principali fonti di reddito dei più ricchi.

 

In media, la tassazione totale dei profitti (sommando persona giuridica e persona fisica) raggiunge il 48% nei paesi OCSE (com il 64% della Francia, il 48% della Germania e il 57% degli Stati Uniti). In Brasile, con le esenzioni dei dividendi e altri benefici fiscali, la stessa tassa cade al di sotto del 30%.

Oltre a questo, lo studio conclude che il Brasile possiede un’alta pressione fiscale in rapporto agli standard delle economie in via di sviluppo, intorno al 34% del Prodotto Interno Lordo (PIL), equivalente alla media dei paesi della OCSE.

 

Ma, a differenza di questi paesi, nei quali la porzione delle imposte che ricade su beni e servizi è residuale, circa un terzo del totale, e ha un peso maggiore rispetto alla tassazione su reddito e patrimonio, circa la metà del carico fiscale brasiliano proviene dalle tasse su beni e servizi, che, proporzionalmente, onera soprattutto il reddito dei più poveri.

 

 “Mentre la svolta conservatrice sta subendo una parziale frenata nella maggioranza dei paesi OCSE, che stanno aumentando la tassazione dei più ricchi, compresi i loro dividendi (...); in Brasile, nessuna riforma di ampio respiro con l’obiettivo di ampliare la progressività del sistema tributario è stata realizzata negli ultimi 30 anni di democrazia, 12 di questi sotto il governo di centro-sinistra del Partito dei Lavoratori (PT)”, hanno affermato i ricercatori, ribadendo che la riforma della progressività tributaria è al momento una delle grandi sfide del paese.

Link al documento completo dell'ONU (pdf in portoghese)

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