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Writer's pictureEliane Brum

Eduardo, devo dirti che tuo padre e l'Amazzonia sono minacciati di morte

Updated: Sep 7, 2021

La lettera di Eliane Brum al piccolo Eduardo, figlio del leader contadino Erasmo Theofilo. Il bambino è nato mentre la sua famiglia era nascosta per non essere assassinata, in una foresta amazzonica che, secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature, sta cominciando ad agonizzare. Lui e la sua generazione non hanno scelta: o lottare o morire

di Eliane Brum*, El País 21.07.2021 (traduzione Carlinho Utopia)


Dopo essere nato lontano da casa, Eduardo ha fato ritorno nella sua comunità ad Anapu, nel Pará. Nella foto, scattata il 20 luglio, il bambino è con suo padre, Erasmo Theofilo, il leader contadino minacciato di morte. Foto: Natalha Theofilo
Dopo essere nato lontano da casa, Eduardo ha fato ritorno nella sua comunità ad Anapu, nel Pará. Nella foto, scattata il 20 luglio, il bambino è con suo padre, Erasmo Theofilo, il leader contadino minacciato di morte. Foto: Natalha Theofilo

Eduardo, quando il 15 aprile tu sei nato, tuo padre Erasmo e tua madre Natalha stavano lontani da casa da cinque mesi, per non morire. Tua madre ha dovuto lasciare tutto e seguire tuo padre, portando avanti una gravidanza a rischio, mettendo quindi a rischio la sua vita e la tua, perché la probabilità di essere uccisa da una pallottola era maggiore di quella di morire di parto. Così vanno le cose di questi tempi, Eduardo. Devi fare calcoli indecenti come questo. I tuoi tre fratelli, ancora bambini, hanno dovuto scambiare la foresta con un appartamento chiuso in una città sconosciuta. Sei nato lontano dai tuoi nonni e dalla tua comunità, tra estranei, in un ospedale affollato da pazienti con covid-19. Non è quello di cui mi piacerebbe parlare, ma è ciò che ho bisogno di dire a te, un bambino amazzonico: Eduardo, sei nato in esilio nel tuo stesso paese.


Devo dirlo, e devo dirlo ora, perché sei nato in tempo di guerra. La guerra per la terra è sempre stata un massacro, a causa della sproporzione delle forze, e segna il paese chiamato Brasile fin da quando è stato forgiato con polvere da sparo e virus dai colonizzatori europei. E ora ti ha raggiunto anche la guerra climatica, Eduardo. E anche questo è un massacro, per la sproporzione delle forze. Tuttavia, la tua gente resiste. Il tuo corpo di bambino dell'Amazzonia è un crocevia in cui queste guerre si incontrano. E così non hai altra scelta se non lottare.


Lottare per la foresta, insieme alla foresta, essendo foresta. Non è un caso che i difensori dell'Amazzonia siano costretti a fuggire per sopravvivere e continuare a lottare. Stanno giustiziando la foresta, Eduardo. L'Amazzonia, la più grande foresta pluviale del mondo, una meraviglia che ha impiegato milioni di anni per formarsi, la casa della più grande biodiversità del pianeta, il mondo di migliaia di popoli nativi con lingue e culture diverse, viene assassinata. Quando ti dico che l'Amazzonia viene assassinata, non sto facendo retorica o utilizzando forzature espressive. Ci sono molti sciamani come Davi Kopenawa e leader indigeni come Raoni che allertano della morte della foresta. Alle loro voci si sono poi aggiunte quelle di scienziati come Carlos Nobre e, più recentemente, quelle di milioni di adolescenti guidati dalla svedese Greta Thunberg. Ora, Eduardo, la morte è vicina. La foresta sta già agonizzando.


Una foresta come l'Amazzonia è un essere così grandioso, Eduardo, composto da un'infinità di altri esseri, che anche quando muore rapidamente, come nel caso della selva in cui vivi, sembra molto per il tempo degli umani. Dalla dittatura civile-militare, iniziata con un classico colpo di stato nel 1964, uomini come quelli che minacciano la vita dei tuoi genitori hanno sterminato la foresta con il fuoco e le motoseghe e avvelenato con il mercurio i fiumi che la compongono. Sembra tanto tempo, ma come ha ricordato lo scienziato terrestre Antonio Nobre, “la foresta è sopravvissuta per più di 50 milioni di anni al vulcanismo, alle glaciazioni, alle meteore, alla deriva del continente. Ma in meno di 50 anni è minacciata dall'azione umana”.


Il 14 luglio, Nature, una delle riviste scientifiche più importanti al mondo, ha pubblicato uno studio coordinato dai ricercatori dell'Istituto nazionale per la ricerca spaziale (Inpe). Dimostra che, tra il 2010 e il 2018, la porzione orientale dell'Amazzonia, quella in cui vive e lotta la tua comunità, ha già iniziato a emettere più CO2, un gas serra, di quanto ne sia in grado di assorbire. Sai cosa significa, Eduardo? Significa che la foresta sta smettendo di essere una foresta. Significa che l'Amazzonia sta cominciando a smettere di essere una soluzione per diventare un problema. Un problema di proporzioni amazzoniche in un mondo in cui il pianeta si sta rapidamente surriscaldando.


E fai attenzione alla data, Eduardo: il 2018 è l'ultimo anno analizzato dallo studio pubblicato. E, nel 2018, Bolsonaro è stato eletto presidente. Da quando ha assunto il potere, la distruzione dell'Amazzonia si è moltiplicata e accelerata. Puoi bene immaginare, quindi, che la catastrofe analizzata e provata dagli scienziati, oggi, dopo due anni e mezzo in cui si è ufficialmente dato impulso alla depredazione della foresta, è sicuramente molto più grande.


Eduardo, affinché tu capisca qual è la posta in gioco, tu che hai appena debuttato nel mondo, in questo mondo terribile che la mia generazione lascerà alla tua, devo dirti che l'Amazzonia è (o forse era) il più grande assorbitore terrestre di carbonio. In altre parole: è, sul suolo terrestre, quella che è in grado di assorbire maggiormente questo gas direttamente responsabile del surriscaldamento globale. In tutto il pianeta, sono gli oceani che assorbono la maggior quantità di carbonio nell'atmosfera. E anche loro vengono distrutti, dall'estrazione mineraria di profondità, dall'acidificazione, dalla plastica e dal surriscaldamento globale. Poi, al secondo posto, vengono le foreste tropicali. L'Amazzonia è la più grande di tutte, ed ospita il 10% delle specie esistenti sul pianeta. Il problema, Eduardo, è che, pur sapendo questo, una parte degli umani, di cui l'antipresidente del Brasile è uno degli esponenti globali, sta uccidendo la natura che garantisce la sopravvivenza della specie stessa.


Guerra climatica, surriscaldamento globale, sesta estinzione di massa delle specie saranno le parole che segneranno la tua generazione, Eduardo. Sei nato nel momento in cui la minoranza dominante degli umani, composta da miliardari e super-milionari protetti in grandi multinazionali, ha causato la catastrofe climatica e la sesta estinzione di massa delle specie. Alcuni di loro, intanto, passeggiano nello spazio, come ha fatto Jeff Bezos martedì scorso, trascurando il proprio pianeta. Bezos, tra l'altro, uno dei miliardari che ha beneficiato di più della pandemia, si è appropriato del nome Amazon, consumando un altro tipo di violenza.


La tragedia planetaria che risponde al nome di crisi, emergenza o collasso climatico/a, è iniziata con la Rivoluzione Industriale, nel secolo 18, con l'uso dei combustibili fossili, prima il carbone poi il petrolio, e si è intensificata enormemente nel secolo 20. Ora, nel secolo 21, quando il collasso è molto evidente, parte di queste persone, perché sono persone, Eduardo, continuano a guidare la distruzione.


Perché, probabilmente ti chiederai? Così non uccideranno anche i loro figli? È una domanda più che logica e anche giusta. E sarò costretta a risponderti che, da un lato, a loro non importa, perché l'unica cosa che gli interessa è il privilegio immediato, la loro propria vita come individui. Non saranno qui per affrontare il dopo. Dall'altro, pensano di farla franca, perché questa è l'esperienza storica delle élite del pianeta e anche del Brasile. Qualunque cosa accada, i loro soldi li salvano sempre, il costo ricade sugli altri.


Per affrontare ciò che verrà - e loro sanno che verrà, perché hanno le informazioni migliori e più aggiornate - alcuni dei distruttori del pianeta si affrettano a costruire bunker di lusso in Nuova Zelanda, il nuovo paradiso terrestre - o “ultimo rifugio”. Già circolano in Europa gli annunci di condomini di super lusso preparati per l'emergenza climatica dei ricchissimi, ma non dei miliardari. Il capitalismo, il principale sistema responsabile della corrosione del nostro pianeta-casa, trae profitto da tutte le miserie che provoca.


Ti chiedo scusa, Eduardo, di darti queste notizie prima ancora che tu sia capace di ascoltarle. Ma non sono scuse sincere. Non hai scelta e nemmeno io, nessuno di noi ha tempo per i fronzoli. Dovrai essere forte se vorrai vivere. Dobbiamo crescere bambini forti, capaci di affrontare ciò che verrà, adattandosi a un pianeta ostile e creando il possibile nell'impossibile. Non è cosa da poco, ma è quello che abbiamo per il momento. E tu, Eduardo, sei forte.


Ancor prima di nascere, stavi già lottando per non morire nel grembo di tua madre, che fuggiva dai "grileiros" (ndt. "land grabbers", accaparratori di terre; si appropriano illegalmente e quasi sempre con violenza di terre publiche.) che distruggono la foresta e usano le loro milizie armate per uccidere coloro che la proteggono, o, in alcuni casi, come accade in tutto il Brasile dominato da Bolsonaro, la stessa polizia militare e quella civile agiscono come milizie private. Mentre la tua famiglia era nascosta, nella tua comunità sono state bruciate le case, un mulino, piantagioni e attrezzature. Appartenevano alla gente di cui tuo padre è il leader, i contadini agroecologici dell'Amazzonia. Ad alcune famiglie sono rimasti solo i pochi vestiti che avevano indosso.


Farai i tuoi primi passi, Eduardo, su un terreno minacciato da questi ladri di terre pubbliche dell'Amazzonia, che ora fanno parte della base di appoggio dell'antipresidente del paese in cui sei nato in esilio. Ed è per questo che commettono crimini senza essere disturbati nemmeno da una parvenza di giustizia. E ci sono persone, Eduardo, che dicono che in Brasile c'è ancora democrazia. Tu nasci in esilio, la tua gente vede bruciare le proprie case, quando non cade sotto le pallottole, nessuno viene punito per i suoi crimini e chiamano questa democrazia e Bolsonaro presidente.


Prima di parlare di questi uomini, perché la maggior parte di loro sono uomini bianchi, voglio parlarti di tuo padre, Erasmo Alves Theofilo. Tuo padre è nato ad Altamira da una coppia di migranti, lei di Bahia e lui del Paraná. Tua madre, Natalha, è figlia di quilombolas (vedi nota*). È da questo mondo che vieni, Eduardo, il mondo di chi ha resistito per secoli contro ogni forma di morte, prima fra tutte la schiavitù. Essendo un figlio di questo mondo, tuo padre non ha fatto la vaccinazione antipolio durante l'infanzia, e per questo oggi non può muovere le gambe e lo vedrai sempre su una carrozzina. Ma se le gambe di tuo padre sono paralizzate, la verità è che poche persone in Brasile si muovono — e muovono — tanto quanto tuo padre.


(*) Quilombolas: sono gli integranti di comunità chiamate Quilombos, formate da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile all'epoca della schiavitù. Attualmente si contano oltre 1500 comunità quilombolas presenti in varie aree del paese.


Dalla sua carrozzina, guida e resiste a proiettili e tentativi di corruzione, l'ultimo dei quali è stato un'offerta di 300.000 reais perché lasciasse la comunità, si comprasse una casa ovunque si trovasse e si facesse gli affari suoi. Poiché tuo padre si è rifiutato, gli hanno offerto 500.000 reais. In un Paese dove un ex ministro generale dell'esercito, militari e civili del governo e persino l'antipresidente sono sospettati di aver ritardato le vaccinazioni contro il covid-19 per ottenere tangenti nell'acquisto di vaccini, provocando decine di migliaia di morti evitabili, tuo padre ha rifiutato. Oggi il nome Erasmus Theofilo è conosciuto in tutto il mondo come difensore della foresta, ma questo riconoscimento non basta a garantirgli la vita e, per questo, tu sei nato in esilio.


Se è triste dover lasciare il proprio Paese per rifugiarsi in una terra lontana, è più triste dover andare in esilio nel proprio Paese perché le istituzioni e la legge non tutelano i tuoi diritti garantiti dalla Costituzione. Questo, Eduardo, si chiama dittatura, e quella di Bolsonaro corrode il Brasile dall'interno, travestita da democrazia. Quella di Bolsonaro è iniziata ancor prima che andasse al potere attraverso il voto, quando in parlamento, indisturbato, ha fatto apologia della tortura, un reato previsto dal codice penale.


L'impunità è la regola in Brasile. Impunità per i grandi criminali, ben inteso. Per la tua gente, Eduardo, per il furto di uno shampoo e di un balsamo, una madre di famiglia è stata imprigionata, torturata all'interno del carcere e ha perso la vista dall'occhio destro. Ti racconto solo uno tra le migliaia di casi simili o anche peggiori, Eduardo, così non ti farai illusioni su dove vivi. Tra la tua gente, migliaia di persone soffrono anni in prigione prima ancora di essere processate. E molti muoiono prima di avere la possibilità di difendersi, a volte bruciati e decapitati in tumulti provocati da liti tra fazioni criminali o motivati ​​dalle condizioni spaventose a cui sono sottoposti in penitenziari sovraffollati che un ministro della giustizia aveva paragonato a "carceri medievali".


Bolsonaro è figlio dell'impunità, la stessa impunità che permette a torturatori e assassini della precedente dittatura di circolare liberamente. Sai come Bolsonaro ha iniziato la sua carriera politica? Era un capitano dell'esercito e fu colto in flagrante mentre progettava un piano terroristico per far esplodere bombe nelle caserme. Fu assolto dalla giustizia militare e così, benedetto dall'impunità della corporazione, iniziò una prospera carriera di sette mandati in parlamento. Ha passato 27 anni ricevendo denaro pubblico per prestare un servizio pubblico, e cosa ha fatto? Tre progetti di legge approvati, uno per decennio. Dei tre, solo uno è diventato legge, gli altri due hanno ricevuto il veto dalla Presidenza della Repubblica. Come presidente, Bolsonaro guida l'assalto alla foresta amazzonica e a tutti i supporti naturali della vita nel territorio brasiliano.


Se l'incompetenza di Bolsonaro come parlamentare è lampante, la competenza di Bolsonaro nel fare il lavoro sporco di difesa della dittatura militare, della liberalizzazione delle armi e della violenza esplicita, così come la lotta contro l'uguaglianza razziale e di genere, è stata riconosciuta e premiata con il più alto incarico nel paese. Bolsonaro è stato eletto e rieletto sei volte in parlamento, molto più per bloccare progetti piuttosto che per crearne di nuovi per il Paese, e lo ha fatto con competenza. Era la bestia che distoglieva l'attenzione dalle carte sul tavolo dove si giocava. Un gioco, Eduardo, dove le carte sono segnate con il sangue della tua gente.


Bolsonaro, tuttavia, non era solo una sorta di fenomeno da baraccone. Faceva ciclicamente dichiarazioni per fare rumore, da un lato, e dicendo dall'altro quello che nessun altro avrebbe mai osato per tanto orrendo che era. Come nell'affermare, ad esempio, che non avrebbe violentato una collega deputata "solo perché era molto brutta”. Ogni volta che Bolsonaro difendeva lo sterminio degli oppositori, aggrediva gay e donne, neri e indigeni, o rendeva pubblicamente onore a un torturatore e non gli succedeva nulla, era una vittoria della barbarie, perché quel linguaggio veniva sdoganato così come il livello di accettazione della violenza. Allo stesso tempo, è stata messa alla prova la capacità (o la volontà) delle istituzioni di rispondere alle violazioni dei diritti. L'impatto sulle strade è stato diretto e così il paese si stava preparando per un altro tipo di golpe e di dittatura. Un golpe nel golpe, perché questo golpe era in gestazione da molto prima. E andrà avanti anche senza Bolsonaro.


La tua gente, Eduardo, non ha votato per Bolsonaro. La tua gente sa che il sangue versato dalle armi che Bolsonaro così tanto difende è il loro. La tua gente seppelliva vittime da molto prima che Bolsonaro usasse il covid-19 come arma biologica per "ripulire" l'Amazzonia da quelli che la proteggono. La tua comunità appartiene a una delle più grandi zone di conflitto nella foresta. Il nome di Anapu è diventato noto in tutto il mondo quando, nel 2005, la missionaria americana Dorothy Stang è stata uccisa con sei colpi di arma da fuoco per aver difeso comunità come la tua e denunciato le atrocità commesse dai grileiros nella regione. Tra il 2006 e il 2014, Eduardo, non è stato ucciso nessuno. Dal 2015 al 2020, in cinque anni, nella tua sola città sono stati giustiziati 19 tra leader contadini e persone associate a movimenti per la riforma agraria.


Se assomigli a tuo padre e tua madre, sarai una persona molto intelligente, Eduardo, e mi chiederai cosa è successo nel 2015. Ti spiegherò allora che, nel 2015, i ruralisti (vedi nota*), che alcuni chiamano rappresentanti del settore "agroalimentare", una parola pulita che non rappresenta nemmeno lontanamente la distruzione che essi promuovono sul campo, avevano già preso le redini del governo di Dilma Rousseff (PT - Partito dei Lavoratori). Da molti anni, i governi del PT avevano già fatto molte concessioni al loro progetto politico originale, adducendo la necessità di mantenere la governabilità. La Funai (vedi nota**) era stata già pesantemente smantellata, la riforma agraria non aveva mai compiuto progressi significativi e le ispezioni ed i controlli ambientali avevano ricevuto molto meno sostegno di quanto avrebbero dovuto.


(*) Ruralisti: Quella ruralista (Bancada Ruralista) è una potente lobby di potere all'interno del Congresso Nazionale brasiliano, trasversale ai partiti, legata agli interessi dei grandi latifondisti e all'agribusiness.


(**) FUNAI: Fondazione Nazionale dell’Indio. L’organo del governo brasiliano preposto all’elaborazione e all’implementazione delle politiche riguardanti i popoli indigeni. La FUNAI è anche responsabile della mappatura e della protezione delle terre tradizionalmente abitate e utilizzate dalle comunità ed ha il compito di prevenire l’invasione dei territori indigeni da parte degli esterni.


Tuo padre, che alleva polli per l'alimentazione della famiglia, sa che non si può tenere sotto controllo la volpe se lasci aperta la porta del pollaio. Ma c'è chi pensa di essere più volpe della volpe. Così, nel 2016, nonostante le concessioni su concessioni, al punto da far sentire gli elettori del PT derubati del loro voto nel vedersi imporre un progetto politico ben diverso da quello per cui avevano votato, la prima donna presidente è stata rovesciata da un assurdo impeachment, la conclusione del golpe che già avanzava dall'interno. Impara subito, Eduardo, una lezione importante, per non farti ingannare. Le vittime del golpe non sono né i governanti né il partito cui è tolto il potere né tutto il suo entourage. Vittime, Eduardo, sono quelli che sanguinano anche quando tutti quelli sopra menzionati chiamano l'anormale normale. Basta vedere chi sanguina in Brasile e troverai le vere vittime del golpe.


E poi è subentrato Michel Temer, il vice-presidente golpista e la tua gente ha continuato a essere uccisa. Poi è arrivato Bolsonaro e tuo padre ha dovuto lasciare per la prima volta la sua comunità. Eravamo vicini al Natale del 2019, il primo anno del governo di estrema destra, e i grileiros si sentivano così tanto a loro agio da parlare apertamente di un elenco di persone destinate a morire nella regione di Anapu. Fin dall'anno prima, anno delle elezioni, le persone andavano dal capo delle milizie armate locali per controllare se erano nella lista o meno. "Non sono sulla lista, mamma", disse il contadino Leoci Resplandes a sua madre. Ma lo era. Ed è caduto sotto i (molti) colpi —“23 cartucce calibro 12, secondo sua madre”— in casa, la terza persona della stessa famiglia ad essere uccisa perché lottava per la realizzazione della riforma agraria. Tua madre oggi scappa. Tutta la famiglia scappa.


Nel 2019, Eduardo, dopo un attentato alla sua vita, tuo padre è dovuto sparire. Accade ogni Natale negli ultimi anni. Le istituzioni che rappresentano ancora un qualche tipo di protezione sospendono temporaneamente le attività per il fine anno e le organizzazioni socio-ambientali e per i diritti umani prendono le ferie collettive. Le persone in prima linea nella lotta per la salvaguardia della foresta, come tuo padre e molti altri e altre, sono allora costrette a scomparire e a tornare solo quando sospensioni e vacanze collettive sono finite. Sono stata testimone della sofferenza di tuo padre e di tua madre, confinati in un piccolo spazio, in un'altra città, soli e minacciati mentre la maggior parte delle persone viaggiava per incontrare la propria famiglia per celebrare le feste. Sono tornati ad Anapu poco prima del 15° anniversario dell'esecuzione di Dorothy Stang, il 12 febbraio 2020. Tuo padre guardava la croce dove erano incisi i nomi degli uccisi, senza sapere se l'anno successivo sarebbe stato lì a leggere i nuovi nomi sulla croce o se il suo nome vi sarebbe stato inciso.


Quando arrivò l'anno successivo, la situazione era talmente peggiorata che tuo padre non poté tornare per il sedicesimo anniversario del martirio della missionaria. Erasmo e Natalha erano stati ancora una volta costretti a lasciare Anapu, questa volta anche per proteggere te, Eduardo. Tuo padre era già sfuggito a ben tre attentati, non sarebbe stato saggio confidare che anche il quarto potesse fallire. Ancora una volta, sono partiti prima di Natale. Se diventerai cristiano, Eduardo, troverai somiglianze tra la narrazione biblica della nascita di Gesù e la tua storia personale. Con la differenza che tu sei stato molto più minacciato. Molte delle persone che celebrano il Natale amano le narrazioni, ma hanno difficoltà ad occuparsi della vita che si svolge proprio lì intorno a loro e che richiederebbe impegno.


Mentre tua madre lottava per tenerti in vita, prima dentro al suo utero, poi fuori, un giudice si è pronunciato a favore del grileiro. La comunità guidata da tuo padre occupa il lotto 96 della cosiddetta Gleba Bacajá, suolo pubblico destinato alla riforma agraria. Ma, nel contenzioso legale tra il grileiro e le 54 famiglie che stanno cercando di realizzare un progetto agro-ecologico, il giudice è stato favorevole al grileiro. È con questo tipo di “giustizia” che la gente di tuo padre deve fare i conti, una giustizia che molto spesso è solo altra violenza.


Ma la tua gente, Eduardo, resiste. Tu rappresenti la più nuova generazione in un monumentale processo di resistenza che dura da secoli. Bolsonaro è l'ultimo flagello e forse il peggiore di tutti. Ma non illuderti nemmeno per un secondo: quelli che sostengono Bolsonaro erano già al potere prima di lui. Hanno usato Bolsonaro sia per fermare i progressi che il tuo popolo ha conquistato con molta lotta, sia per avanzare essi stessi ai danni della natura, privatizzando con la forza le terre pubbliche, per vantaggio individuale a scapito della collettività. Bolsonaro e la sua banda faranno il lavoro più sporco fin quando sarà possibile. Ad un certo punto, che molto probabilmente sta già arrivando, verrà rimesso in gioco, in modo che il progetto più ampio possa continuare. Ti ricordo questo punto, Eduardo, perché sappia che la tua battaglia non finirà quando Bolsonaro lascerà il potere.


In questo momento, Eduardo, il collasso climatico nell'emisfero settentrionale mostra un esempio eloquente di ciò che deve ancora venire. A Lytton, in Canada, i termometri hanno segnato 49,6 gradi Celsius. Questa temperatura, Eduardo, parla da sé. Ma ancora più importante è il fatto che 49,6 gradi Celsius significano cinque gradi al di sopra del precedente record del paese. Non è solo un aumento, è un salto, un sobbalzo. Ciò ha reso il Canada, un luogo generalmente fresco e piacevole nell'estremo nord del globo, più caldo del deserto del Sahara. Così caldo che le foreste e la città hanno letteralmente preso fuoco.


Mercoledì 21 luglio scorso è stato il giorno più caldo della storia della Turchia, governata da un altro despota nocivo quasi quanto Bolsonaro, Recep Erdogan. Negli ultimi giorni sono stati battuti record di temperatura anche in molte parti degli Stati Uniti. Il mese di giugno ha stabilito record di temperatura in Russia, Finlandia, Estonia e Siberia. I sette anni dal 2014 ad oggi sono stati i più caldi della storia umana da quando si sono cominciate ad effettuare le misurazioni. In Brasile, l'Amazzonia ha bruciato più che in qualsiasi altro momento degli ultimi dieci anni, parte del Pantanal si è trasformata in fuoco, fumo e cenere, con scene da apocalisse. La ricca Germania si è trovata sott'acqua in questi ultimi giorni. E sott'acqua è finita anche la Polonia, anch'essa governata dalla destra predatoria. Parti della Cina, la più grande potenza emergente, che si disputa l'egemonia mondiale direttamente con gli Stati Uniti, sono sott'acqua.


Lo so, Eduardo, lo so. Non è giusto quello che la tua generazione dovrà affrontare, ma è così. E la tua scelta è lottare o morire. Allora lotta, Eduardo. Impara a lottare con tuo padre, un guerriero con un bersaglio sulla testa, e insegna agli altri a lottare. Dalla sopravvivenza dell'Amazzonia dipende il futuro degli umani sul pianeta e anche della maggior parte delle altre specie, tanto importanti quanto gli umani e che non hanno fatto nulla per distruggere il pianeta su cui vivono. Anche se la maggior parte delle persone non è ancora in grado di capire, perché questo non viene insegnato nelle scuole, l'Amazzonia è il centro del mondo, l'Amazzonia è uno dei centri del mondo.


La foresta, Eduardo, non è il polmone del pianeta, come si usa dire. È il suo cuore, che pompa umidità attraverso un ampio sistema circolatorio sopra le nostre teste, costituito dai cosiddetti “fiumi volanti”, che solcano i cieli alimentati dalla traspirazione degli alberi. Sulla terraferma, i fiumi dell'Amazzonia rappresentano il 20% del flusso fluviale globale verso gli oceani. Questo significa, Eduardo, che se la foresta non continua ad essere foresta, il pianeta collassa.


Anche se molta gente non è ancora in grado o non vuole unire i puntini, sei tu e le comunità come la tua, insieme ai popoli nativi e alle popolazioni tradizionali dell'Amazzonia, ad essere al centro del futuro del presente. Quando tuo padre muove la sua carrozzina attraverso la foresta e affronta i grileiros, sta lottando per tutti noi, umani e non umani. Abbiamo un impagabile debito di gratitudine con lui e con tutte e tutti i difensori della foresta, eppure tuo padre è nel mirino di chi sta condannando la vita sul pianeta.


In questo momento, Eduardo, hai lasciato il nascondiglio e sei tornato nella tua comunità. Tua nonna, una donna tanto forte, può cullarti per la prima volta. Questa lettera è per te, Eduardo, ed è anche per dire al Brasile e al mondo, in diverse lingue, che uno dei difensori della foresta minacciati di morte è tornato ad Anapu, con suo figlio in braccio. Torna a lottare per una foresta che si avvicina rapidamente al punto di non ritorno. È dovere dello Stato brasiliano proteggerlo, è dovere delle istituzioni che ancora meritano questo nome costringere lo Stato a proteggerlo, è dovere della magistratura fare giustizia - ed è dovere della comunità globale, se esiste, averne a cuore la sicurezza.


Proteggere la vita della tua comunità, proteggere la vita di tua madre e dei tuoi fratelli, proteggere la vita di tuo padre, il leader contadino amazzonico Erasmo Theofilo, e proteggere la tua vita, Eduardo Theofilo, è responsabilità di ogni brasiliano e di ogni brasiliana, di ogni cittadino e di ogni cittadina di questo pianeta. Tu e tuo padre non potete avere lo stesso destino di Dorothy Stang e tanti altri. Siamo tutte e tutti responsabili della vita di tuo padre e della tua. E stiamo attenti.


*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista si occupa in particolare di Amazzonia e di periferie urbane. Collabora con El País e The Guardian e i suoi articoli appaiono anche sulla rivista Internazionale. Ha pubblicato un romanzo, Uma Duas (2011), e varie raccolte di interviste e reportage, tra cui “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro” (Arquipélago). In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo. “Le vite che nessuno vede” è stato selezionato per il National Book Award 2019 ed è stata tradotta in numerosi paesi.

Email: elianebrum.coluna@gmail.com

Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui

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