03.12.14
IN BRASILE "FERGUSON" È TUTTI I GIORNI
Negli ultimi 5 anni la polizia brasiliana ha ucciso più di quella degli Stati Uniti nelle ultime tre decadi
di Vinicius Gomes Revista Fórum
traduzione di Carlinho Utopia
Sulla scia dello scagionamento di Darren Wilson, il poliziotto bianco che ha ucciso Michael Brown, un giovane nero di Ferguson, Missouri, Mac Margolis, collaboratore del portale statunitense Bloomberg View e residente in Brasile, ha detto che un suo amico brasiliano, nel corso di una conversazione sulle proteste e le manifestazioni che hanno coinvolto più di 170 città degli Stati Uniti, ha mostrato poco interesse per la morte con sei colpi del giovane disarmato.
Margolis si è subito giustificato: "Razzismo, poliziotti fuorilegge ed una giustizia cieca sono tanto familiari [per i brasiliani] quanto le infradito Hawaianas e le foglie di palma."
Molti brasiliani non hanno nozione di molti dei dati che il giornalista statunitense allega al suo articolo: la polizia brasiliana ha ucciso (ufficialmente) 2.212 persone nel 2013, secondo uno studio pubblicato all'inizio di novembre di quest'anno. Un altro numero scioccante è che la violenza della polizia brasiliana ha tolto la vita ad oltre 11.200 persone negli ultimi cinque anni, vale a dire più di tutte le forze di polizia degli Stati Uniti negli ultimi 30 anni: 11.090 persone uccise.
Altre ricerche che sono ugualmente inquietanti, servono a smentire coloro che rifiutano il fatto che una persona dalla pelle nera è molto più soggetta alla violenza della polizia che una persona dalla pelle bianca. Secondo lo studio dell'economista Daniel Cerqueira, del 2009, il numero delle vittime nere della violenza della polizia è più del doppio di quello dei bianchi e un altro studio realizzato dalla Universidade de São Carlos ha dimostrato che, malgrado i neri corrispondano al 34% della popolazione di San Paolo, essi costituiscono il 58% dei morti da parte della polizia. Come ha affermato il sociologo Ignacio Cano, specialista in crimine e violenza della polizia: "Le nostre forze di polizia uccidono a centinaia. Abbiamo una 'Ferguson' ogni giorno."
Uno studio del 2005 condotto dalla Florida State University già mostrava che i poliziotti bianchi erano più propensi a sparare ad una persona nera disarmata che ad una persona bianca armata. Fu anche creato un elenco di 10 uomini bianchi che effettivamente affrontarono armati la polizia e, anche così, non furono uccisi.
Il Brasile è anche un paese più violento, e, dopo tutto, in un luogo in cui 22 persone vengono uccise ogni 100 mila abitanti - tasso quattro volte superiore a quello degli Stati Uniti - non desta troppa sorpresa che gran parte della popolazione ancora creda nel detto (ndt. tipicamente fascista e caro alla polizia): "Bandito buono è il bandito morto."
30.08.14
DA FERGUSON A RIO:
due ragazzi neri uccisi dalla polizia, due reazioni molto diverse
La morte di Michael Brown a Ferguson, Missouri, ha innescato notti di violente proteste, critiche sulle azioni della polizia e sollevazioni razziali. Ma a Rio, la più grande città del Brasile, la morte del quindicenne Lucas Lima è stata solo un altro dato statistico.
articolo di Jonathan Watts, pubblicato il 29/08/14 sul sito The Guardian
traduzione: Carlinho Utopia
Un adolescente nero ucciso dalla polizia. Una famiglia in lutto. Una comunità furiosa. E poi, dopo un paio di giorni di lacrime e rabbia, una storia che svanisce alla vista, lasciando solo la disperazione privata di una madre dal cuore spezzato e un fratello afflitto alla ricerca di giustizia.
L'uccisione del quindicenne Lucas Lima a Rio de Janeiro reca molte similitudini con quella di Michael Brown a Ferguson, Missouri. Ma la risposta dell'opinione pubblica e delle autorità non avrebbe potuto essere più diversa.
Mentre la morte di Brown per mano della polizia negli Stati Uniti ha scatenato violente proteste, la condanna internazionale e un dibattito a livello nazionale sul razzismo e la violenza, poche persone al di fuori della favela di Alemão a Rio de Janeiro avranno sentito parlare di Lucas.
L'uccisione del quindicenne non ha minimamente intaccato la coscienza pubblica del Brasile, forse perché fin troppo comune. Anche se il Brasile ha una popolazione che è di un terzo inferiore a quella degli Stati Uniti, conta un numero di omicidi da parte della polizia quasi cinque volte maggiore. Ed il fatto che la stragrande maggioranza delle vittime siano neri o meticci, non è sufficiente ad accendere un reale dibattito su un evidente problema razziale.
Lucas è stato ucciso il 22 giugno mentre tornava a casa, dopo una partita di calcio con i suoi amici, per guardare alla TV con la sua famiglia la Coppa del Mondo. Era pieno giorno, ma il suo è un quartiere estremamente violento. Decine di residenti e cinque agenti di polizia sono stati uccisi all'Alemão - un bastione dell'organizzazione del narcotraffico Comando Vermelho - e nella vicina Favela da Penha nei primi sette mesi dell'anno. Uno di questi agenti era stato colpito ore prima, rendendo la polizia più nervosa e dal grilletto più facile del solito.
Secondo suo fratello Tiago, Lucas stava scendendo una delle molte stradine ripide della favela, quando ha incontrato dei poliziotti che stavano inseguendo un gruppo di giovani locali. Pochi secondi dopo, era disteso senza vita sulla strada, insieme ad un altra giovane vittima. La polizia ha riferito di aver trovato una pistola tra loro ma senza chiarire a chi appartenesse. Tiago ritiene che sia stata messa lì dalla polizia per coprire il loro "errore".
"Questo accade continuamente. Ci sono sparatorie e uccisioni da parte della polizia ogni giorno", ha detto Tiago. "Quasi tutti coloro che vengono uccisi sono giovani delle favelas, neri o meticci. La polizia è mal preparata. Loro non vengono mai qui pensando che ci sono tante brave persone e non solo criminali. Vogliono solo fare il loro lavoro e, scusate il mio linguaggio, affanculo tutti gli altri!"
La comunità locale ha protestato, ma rispetto a Ferguson, la reazione è stata messa sotto silenzio. Mentre la morte di Brown negli Stati Uniti ha acceso critiche sul razzismo della polizia e sulla militarizzazione delle forze dell'ordine che hanno ucciso più americani nel decennio passato che la guerra in Iraq, la morte di Lucas è stata appena accennata dai media brasiliani. Anche nel suo quartiere, in molti si sono sentiti impotenti a fare qualsiasi cosa.
"Ci sono molte ingiustizie, ma anche troppa paura nel denunciare gli abusi della polizia. Ecco perché non cambia nulla. Anche se ti lamenti, nessuno ti ascolta. È troppo comune. La gente pensa: 'Oh, un'altra morte...'", ha detto Tiago . "Mio fratello è solo una statistica."
Sulla base dei dati ufficiali, accademici e delle organizzazioni non governative si stima che in Brasile ogni anno circa 2.000 persone muoiano per mano - o fucili - di agenti delle forze dell'ordine. Il dato comparativo negli Stati Uniti è di circa 400. Nel Regno Unito e in Giappone, nel 2013, questo numero era pari a zero.
"Ferguson è un evento quotidiano in Brasile", ha osservato Ignacio Cano, dell'Università Statale di Rio de Janeiro, i cui studi hanno dimostrato che i neri a Rio hanno tre volte più probabilità di essere feriti o uccisi dalla polizia di quanto ci si aspetterebbe relativamente alla loro presenza percentuale nel totale della popolazione. E si tratta di una stima prudente. Cano ha detto che il problema è gravemente sottostimato dalle autorità. "Lo stato brasiliano non prende sul serio questi massacri. Se così fosse, i dati sarebbero altri."
Fransérgio Goulart, un attivista nero che ha recentemente prodotto una mappa degli omicidi a Rio, dice che la sua ricerca ha dimostrato che gli omicidi tra i bianchi sono diminuiti negli ultimi 10 anni, mentre il tasso è aumentato spaventosamente nella popolazione nera e meticcia.
"Abbiamo numeri che si equiparano ad una guerra", dice Goulart. "La questione centrale in questi omicidi è il razzismo istituzionale", ha detto. "La guerra alla droga è, in realtà, una guerra contro i poveri e i neri ... Lo Stato sta uccidendo i giovani maschi neri."
Goulart ha contribuito a organizzare una recente manifestazione "contro il genocidio del popolo nero" - che non ha attratto partecipanti e attenzione dei media come le proteste di Ferguson. Venerdì scorso, manifestazioni hanno avuto luogo in 18 città, ma le più grandi, a Rio de Janeiro e a San Paolo non hanno richiamato che poche migliaia di partecipanti.
Portavoce della polizia dicono che il numero elevato di uccisioni da parte della polizia riflette la violenza di una società in cui si uccide più che in qualsiasi altro paese al mondo e dove gli anche i poliziotti spesso muoiono nell'adempimento del loro dovere. E rilevano inoltre notevoli miglioramenti in alcune città. A Rio, che ha il maggior numero di uccisioni da parte di poliziotti, si registrano circa un terzo dei casi rispetto ad un decennio fa.
A Rio, che ha il maggior numero di uccisioni da parte di poliziotti, si registrano circa un terzo dei casi rispetto ad un decennio fa. La maggior parte delle morti vengono classificate come "conseguenza di resistenza agli arresti". Prove video spesso smentiscono questa versione. (ndt. Gli "autos de resistência" , atti di resistenza, detti anche "atti di resistenza seguiti da morte", sono un artificio legale della polizia, utilizzato abitualmente per archiviare senza indagini l'omicidio di "soggetti che hanno opposto resistenza all'arresto". Questo strumento, una sorta di vera e propria "licenza d'uccidere impunemente" è stato creato durante la dittatura militare per legittimare la repressione poliziesca dei movimenti che lottavano per riportare la democrazia nel paese.)
Nel mese di giugno un videocamera interna su una macchina della polizia militare ha mostrato agenti che commentavano tra loro la possibilità di riuscire a "raggiungere l'obbiettivo", dopo aver fermato e successivamente "giustiziato" due adolescenti. "Due di meno", dicevano. "Facendo così ogni settimana potremmo iniziare a ridurre..."
(ndt. Il riferimento è ovviamente al centrare l'obiettivo, fissato dalla Segreteria Statale di Sicurezza, di ridurre i dati della criminalità, con il conseguente raggiungimento, da parte degli agenti, del "bonus" in denaro. Vale la pena ricordare che quest'anno il "bonus" in questione, destinato agli agenti, è stato aumentato del 50%.)
Nel mese di marzo dei passanti hanno filmato una macchina della polizia che trascinava una donna lungo la strada dopo che gli agenti l'avevano ferita in una sparatoria e gettata nel bagagliaio. Madre di quattro figli, Claudia da Silva Ferreira è morta poco dopo in ospedale.
Le proteste sono di solito localizzate, hanno breve durata e scarso impatto. Nel mese di maggio i residenti della favela Manguinhos sono scesi in piazza dopo che il diciannovenne Jonathan de Oliveira Lima è stato colpito alla schiena dalla polizia.
Nel mese di aprile, a Copacabana, manifestanti eressero barricate e vi diedero fuoco dopo che il corpo del ballerino Rafael da Silva Pereira venne ritrovato senza vita in una scuola durante un'operazione di polizia nella favela Pavão-Pavãozinho.
Mentre gli omicidi superano di gran lunga quelli negli Stati Uniti la reazione di un sistema mediatico dominato dai bianchi è stata - in gran parte - più rassegnata che arrabbiata.
"Se ogni morte di un giovane nero da parte della polizia in Brasile spingesse fasce della popolazione a riempire le strade come a Ferguson, vivremmo in uno stato di convulsione quotidiana" ha scritto l'editorialista Luiz Fernando Vianna in un articolo del Folha do São Paulo intitolato "Ferguson è qui."
SULLO STESSO ARGOMENTO:
-612! Lo sterminio dei giovani neri e poveri delle periferie
Un articolo sul "genocidio brasiliano" di Guilherme Boulos, coordinatore del MTST (Movimento dei Lavoratori Senza Tetto).
il Brasile è uno stato genocida? Tutti i dati e le analisi sui 56.000 assassinati ogni anno, sui "desaparecidos", sulla pratica abituale della tortura e sulla brutalità della polizia sembrano indicare chiaramente di si. Il profilo delle vittime è sempre lo stesso, dal 1822, data di nascita dello stato brasiliano, ad oggi: sono giovani, neri o meticci, poveri ed abitanti delle favelas e delle periferie.
In studio, nella trasmissione Brasilianas.Org, condotta da Luis Nassif, ne hanno discusso Flávio Gomes, giurista e Deborah Maria da Silva, fondatrice e coordinatrice del Movimento Mães de Maio (Madri di Maggio).