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Italo Ferreira de Jesus Siqueira, 10 anni compiuti da pochi mesi, è stato ucciso nella serata di giovedì scorso (02/06) da un colpo di pistola calibro 40 sparato da un poliziotto militare che lo ha raggiunto nella regione oculare destra. Italo si trovava in compagnia di un amico di 11 anni ed entrambi, dopo aver scavalcato un alto cancello di un edificio di lusso nell'esclusivo quartiere Morumbi di San Paolo, si erano diretti verso il garage e rubato una vettura tipo SUV, trovata aperta e con le chiavi nel cruscotto.

 

Secondo le testimonianze di alcuni presenti, i due bambini, prima di rubare la vettura, hanno gironzolato per un po' di tempo all'interno dell'area del condominio, arrivando anche a scambiare alcune parole con una signora che vi abita e senza mai mostrare di avere con loro un'arma.

 

Appena usciti in auto dall'edificio, è stato subito dato l'allarme e due moto della polizia ed altre due vetture che si trovavano nella zona si sono lanciate all'inseguimento. Alla guida dell'auto rubata, che durante la fuga è quasi subito andata a urtare la parte posteriore di un bus, c'era Italo. Subito dopo è stata la volta di un camion, anche questo tamponato posteriormente e con violenza dall'auto con i due bambini a bordo. A questo punto l'auto si è fermata e una nuvola di fumo è fuoriuscita dal motore. Gli agenti che seguivano l'auto l'hanno circondata, uno di loro si è avvicinato ed ha colpito Italo a morte.

Secondo la versione data dalla polizia militare, Italo era in possesso di un revolver calibro 38 e durante l'inseguimento, alla guida della Daihatsu scura, avrebbe sparato dietro di lui, in direzione degli agenti, per tre volte: due tra il tamponamento al bus e quello al camion ed una dopo aver urtato il camion.

 

Impugnando il volante con una mano e con l'altra il revolver, Italo, 10 anni, sarebbe quindi riuscito a tirare giù il finestrino e sparare agli agenti che lo inseguivano per tre volte e, sempre per tre volte, ha poi ritirato su il finestrino, di tipo oscurato, motivo per cui gli agenti dichiarano di non essersi resi conto che alla guida si trovava un bambino.

 

L'altro bambino è stato arrestato e portato al posto di polizia, e nella sua prima deposizione ha confermato la versione della polizia, possesso di arma e spari verso gli agenti compresi. I poliziotti militari che lo hanno interrogato hanno anche realizzato una video-confessione del bambino della durata di circa tre minuti, senza la presenza di un avvocato e forzandolo abbastanza chiaramente a confermare i fatti secondo la loro versione.

 

Successivamente, alla presenza della madre e di una psicologa, il bambino ha detto di aver confermato la versione della polizia per paura e che né lui, né Italo erano armati ed hanno mai sparato contro gli agenti. Quest'ultima versione rafforza enormemente il sospetto dell'esecuzione sommaria di Italo da parte del poliziotto che gli ha sparato.

07.06.16

Italo, il bambino di 10 anni colpito a morte da un poliziotto militare con uno sparo alla testa, voleva diventare un cantante

di Mauro Donato, pubblicato su Diario do Centro do Mundo il 4.06.16
traduzione di Laura Recanatini per il Resto del Carlinho Utopia

Italo Ferreira, 10 anni

È diventato virale sui social network, negli ultimi giorni, un biglietto che un padre ha scritto per sua figlia: “Catarina, cucciolotta, a partire da oggi, tutti i giorni cambierò la password del wi-fi di casa. Per ottenerla dovrai sistemare la tua cameretta e lavare i piatti. Papá, che ti adora.” Il fatto di essere diventato virale é la controprova che migliaia di persone della stessa estrazione sociale del padre di Catarina si sono identificati nella stessa incapacità di controllare i loro piccoli ribelli e viziati.

 

Quasi contemporaneamente, due bambini, uno di 10 e l'altro di 11 anni, hanno rubato una macchina nel quartiere Morumbi (San Paolo) e durante la fuga, Italo (10 anni) è stato ucciso dalla polizia con uno sparo alla testa. Sarebbe stato lui alla guida del veicolo ed anche l'autore di spari contro la polizia.

 

Di fronte alla ripetuta divulgazione della notizia e dell'elenco delle persone coinvolte (il padre detenuto e la madre ex-detenuta), ho visto reazioni di questo tipo da parte dell'opinione pubblica: "che bella famiglia eh", "é logico, ce l'ha nel sangue", "guarda un po' che santarello", e così via. C’é bisogno di dire che questi commenti provengono dagli stessi tipi di persone che hanno trovato provvidenziale il biglietto indirizzato a Catarina? Genitori che non riescono neanche a far lavare dei piatti ai loro figli ricchi, pigri e annoiati, non hanno esitato un minuto a giudicare e condannare la famiglia del ragazzino assassinato.

 

Italo, nella sua lunga traiettoria di un decennio di vita nella giungla di San Paolo, non ha mai vissuto in una "casa". Con i genitori dietro le sbarre, il bambino dormiva sulla strada, nelle case dei parenti, nelle case di accoglienza. Addirittura, per un periodo, ha vissuto dentro una macchina abbandonata. Qual è stata l'attenzione che ha ricevuto? Quale aiuto gli é stato offerto? Chi gli ha offerto un rifugio? Nessuno.

 

Italo ha imparato ad arrangiarsi. Dopo tutto, é necessario mangiare per sopravvivere. Assaltava supermercati spesso (non la cassa, ma il reparto del cibo). Giovedì é finito dentro un’altra macchina, ma questa, purtroppo, non era abbandonata. Era di qualcuno e la polizia ancora una volta ha agito in conformità a quella filosofia grottesca della difesa del patrimonio.

 

L'intera storia è piena di incongruenze fin dai suoi primi racconti. Com'è possibile che due bambini riescano a saltare un cancello di un lussuoso edificio nel Morumbi, attraversino il garage alla ricerca di una vettura aperta e con le chiavi nel cruscotto (!!) e nessuno li veda? Non ci sono telecamere in un palazzo del genere? Le prime testimonianze dei poliziotti dicono che non é stato possibile rendersi conto che si trattava di  bambini, perché i finestrini dell'auto erano scuri.

Il corpo di Italo riverso sui sedili dell'auto rubata

Hanno anche detto che il bambino ha sparato almeno tre volte contro di loro. Ricapitolando: un bambino di 10 anni guida un’auto ad alta velocità e allo stesso tempo apre il finestrino, spara (di dietro!) poi  chiude di nuovo il finestrino (se non si poteva vedere attraverso il finestrino è perché era chiuso, giusto?). Lo ha fatto per tre volte, così naturalmente, come chi apre e chiude un finestrino per gettare la cenere di una sigaretta? Il Brasile ha perso un eccellente attore di Hollywood.

 

Scherzi a parte, il mondo di Italo si materializza nel mondo di Catarina (non lei specificatamente, ma tutte le “Catarine” che vivono in case con WiFi) solo quando accadono tragedie come queste. Prima di allora, la gente ignora solennemente le persone che si trovano in condizioni d'indigenza.

 

La riduzione di questa disuguaglianza richiede uno sforzo congiunto di vari segmenti della società. Se la si lascia risolvere solo alla polizia, questa decide a suo modo. Il bambino non poteva contare su nessun tipo di protezione sociale, quella che avrebbe potuto evitare che accadesse tutto ciò.


Italo era solo un bambino. Abbandonato, ha causato danni agli altri e ha avuto una tragica fine. Solo ora sappiamo che sognava di diventare un cantante. E il suo compagno, J. (11 anni), che è ancora vivo? Avrà un futuro diverso?

Il corpo di Italo riverso sui sedili dell'auto rubata

Il bambino di 11 anni che era insieme ad Italo accompagnato da un poliziotto

Aggiornamento, 10.06.16
Anche le perizie smentiscono la versione della polizia militare: Italo, 10 anni, non era armato. sempre più evidente che si è trattato di una esecuzione.

"Italo era un piccolo uragano che sembrava chiedere aiuto", dice la psicologa.

La psicologa Maria Cristina de Ciccio, 59 anni, ha incontrato Italo quando aveva 8 anni, nel 2014, quando è stato portato in una casa-protetta del litorale di San Paolo.

 

di Claudia Colucci, pubblicato su Folha de S. Paulo il 6.06.16

traduzione di Laura Recanatini per il Resto del Carlinho Utopia

 

A otto anni, aveva segni di sigarette su tutto il corpo ed era stato lasciato solo in casa. Giocava con gli aquiloni e chiedeva cibo ai vicini. Commossi, chiamarono l'ente per la protezione dei bambini. Il bambino è morto nella notte dello scorso giovedì 2 giugno, dopo un conflitto con la polizia militare. Era in una macchina rubata insieme ad un altro minorenne.

 

Ho conosciuto Italo alla fine del 2014, quando è stato portato nella casa-protetta dove lavoro come psicologa, sul litorale paulista. Dopo aver fatto delle ricerche, abbiamo scoperto che era arrivato in città da poco tempo, con sua madre e il suo compagno ed era a casa da solo. Sua madre era entrata in travaglio di parto ed era stata trasportata d’urgenza all'ospedale. Il suo "patrigno" era sparito. Lui stava per strada giocando con gli aquiloni e chiedendo cibo. Questo provocò la commozione dei vicini che subito azionarono l’intervento degli assistenti sociali.

 

Arrivò alla casa-protetta con un fare guardingo, facendo la faccia da “duro”, sulla difensiva. Aveva segni di bruciature di sigaretta sulle gambe e alcune sulle braccia, sembravano vecchie bruciature. Lui diceva che si trattava di una malattia. Quasi subito iniziò ad interagire con gli altri bambini della sua età che, a quel tempo, erano pochi.

Quando ho avuto modo di parlare con lui, era accovacciato sul pavimento. Mi sono seduta accanto a lui e ho cominciato a parlargli. Lui, con la testa bassa, mi disse: “ non parlo agli sconosciuti”. Prontamente mi scusai e mi presentai: “piacere, il mio nome è Cris, non siamo più estranei”. Mi strinse la mano e disse:”Adesso sì."

 

Era un bambino che mostrava chiaramente la sua mancanza di affetto e ci metteva alla prova tutto il tempo. Se veniva trattato bene, era gentile, se eravamo più duri con lui, lui ricambiava. Ma l'affetto é sempre prevalso. Era anche molto spiritoso, insegnava agli altri ballare (e ballava bene) e a costruire gli aquiloni. Andava orgoglioso che per questo motivo venisse continuamente cercato dagli altri. Ero sicura che dietro a quel bambino, c‘erano innumerevoli storie. Il suo linguaggio e la sua intelligenza non erano proprie di un bambino di otto anni (in quel momento), ma intromettersi in quelle sue storie sarebbe stato come penetrare in un mondo che lui, in quel momento, sembrava voler lasciare tranquillo.

 

Attraverso una ricerca, scoprimmo che era stato ospitato in un'altra casa - famiglia a San Paolo. Visse con una zia e con la nonna e veniva curato  per l'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività). Siccome la sua famiglia viveva a San Paolo, dovemmo mandarlo nella capitale, perché il bambino deve essere accolto  nella città in cui abita la famiglia in modo da poter lavorare sul legame familiare. Italo rimase con noi per circa tre mesi. È stato un piccolo uragano che é passato in mezzo a noi,  ma un uragano che sembrava chiedere aiuto tutto il tempo.

 

Oggi mi chiedo in quale momento la società  ha perso il controllo? Che bambini stiamo lasciando al mondo? Le figlie del funk? I figli  del crack? I figli carenti?  Bambini che chiedono aiuto e le istituzioni che non ascoltano? Italo era solo un bambino di dieci anni che portava addosso quello che io chiamo “animaletto della sopravvivenza”, di una società che pensiamo di conoscere, ma della quale nemmeno lontanamente abbiamo conoscenza.

So che la sua storia si ripeterà e che l'impotenza di fronte a tutto ciò ci lascia il cuore inquieto. E intanto se n'è andato via un altro bambino!

E GLI ABITANTI DEL RICCO QUARTIERE DI MORUMBI ORGANIZZANO UNA MANIFESTAZIONE DI SOSTEGNO ALL'AZIONE DEI POLIZIOTTI

Gli abitanti del quartiere dove l'auto è stata rubata (gli esclusivi Morumbi e Vila Andrade) stanno programmando per sabato (11.06) una manifestazione in favore dei poliziotti autori dell'inseguimento e della morte del piccolo Italo che si terrà di fronte al palazzo del governo di San Paolo. Chiedono che i poliziotti non vengano allontanati dal servizio in strada. "Stavano lavorando. Non si è trattato di un'esecuzione", ha detto Regina Azzulini, ideatrice della manifestazione.Gli organizzatori intendono mobilitarsi per pagare gli avvocati che difenderanno gli agenti.

 

L'intellettuale paulista Eduardo Sterzi così commenta sulla sua pagina Facebook:

"Leggo con orrore che gli abitanti di Morumbi starebbero programmando una manifestazione in sostegno dei poliziotti militari che hanno assassinato un bambino di dieci anni (10 anni! 10 anni! 10 anni! - è forse necessario ripeterlo e ripeterlo fino a quando tutti si saranno resi conto di quello che è successo). Leggo anche che questi abitanti desiderano che questi stessi poliziotti tornino a pattugliare il quartiere e, suppongo, che probabilmente desiderino anche che tornino ad assassinare bambini di dieci anni (quanti ancora dovranno essere assassinati perché questa gente si senta "in pace"? 10? 10 mila? 10 milioni?). Questi abitanti del Morumbi - questi orrendi abitanti del Morumbi - sono peggiori, molto peggiori dei poliziotti assassini. In verità, sono loro stessi la giustificazione finale, la ragione segreta, il motore odioso che fa si che i poliziotti siano degli assassini. Questi abitanti di Morumbi incarnano come pochi altri il progetto genocida che da secoli garantisce alla elite brasiliana di continuare ad essere ciò che è, la classe sociale più barbara del pianeta. Questi abitanti del Morumbi si meritano tutto il terrore che, si suppone, vivono e che vogliono imporre alle loro vittime - che tentano di rappresentare come loro carnefici. Carnefici di 10 anni! 10 anni! 10 anni!

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