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  • Writer's pictureEliane Brum

Il congresso brasiliano decide di estinguere l'Amazzonia

Updated: Sep 16, 2021

Nel giorno in cui l'antiministro dell'Ambiente Ricardo Salles ha lasciato il governo, Bolsonaro sferra l'attacco finale alla foresta ed ai popoli indigeni di 𝗘𝗹𝗶𝗮𝗻𝗲 𝗕𝗿𝘂𝗺*, El País* 24 giugno 2021 (traduzione di Carlinho Utopia)


Indios Guarani bloccano autostrada nei pressi di San Paolo per protestare contro il PL490
Indios Guarani bloccano autostrada nei pressi di San Paolo per protestare contro il PL490

Non è solo uno dei tanti attacchi degli ultimi anni. È l'attacco fatale. Mentre sulla stampa e sui social si dava grande eco alla notizia dell'uscita del ministro "contro" l'ambiente, Ricardo Salles, la Commissione Costituzione, Giustizia e Cittadinanza della Camera, la più importante del Congresso, ha approvato con 40 voti favorevoli contro 21, il Progetto di Legge 490/2007.


Il Progetto, così come è stato presentato, è il più grande attacco alla foresta amazzonica e ai popoli indigeni sferrato dal governo di Jair Bolsonaro e dai parlamentari legati al bolsonarismo o articolati con esso, come nel caso dei deputati del Centrão (ndr. “Grande Centro”, una coalizione di partiti senza programma o ideologia che sostiene il presidente in cambio di incarichi e voci di bilancio. Sono soprannominati “deputados de aluguel”, letteralmente “parlamentari in affitto”, che si vendono al miglior offerente). Se il disegno di legge verrà approvato dal Congresso e diventerà legge, la foresta raggiungerà il punto di non ritorno che, come suggerisce il nome, è irreversibile.


L'uscita di Salles è una vittoria per chi vuole che la foresta rimanga in piedi, ma Salles era solo un corriere di lusso per Bolsonaro e l'uomo che faceva il lavoro sporco per la ministra dell'Agricoltura Tereza Cristina, così da permetterle di atteggiarsi a sostenitrice di un agribusiness "moderno". Una versione del cliché "poliziotto buono/poliziotto cattivo" dei film di Hollywood. Salles se ne va, ma la “musa del veleno” resta lì, inamovibile (ndr. Tereza Cristina da Costa – potente leader della cosiddetta "bancada ruralista" nota anche con il soprannome di musa del veleno” per via del suo appassionato sostegno alla liberalizzazione e all’utilizzo di svariati tipi di pesticidi vietati in moltissimi paesi). Lei e tutto ciò che rappresenta stanno danneggiando l'ambiente da molto prima del governo Bolsonaro e probabilmente continueranno a farlo anche dopo.


L'attacco all'Amazzonia e ai suoi popoli è articolato. Il progetto di legge è stato approvato lo stesso giorno in cui le dimissioni di Salles dal governo sono state formalizzate nella Gazzetta Ufficiale. È la notizia più importante, ma è stata relegata in secondo piano nei telegiornali o non è stata data affatto. Il PL 490 è la più grande offensiva contro l'Amazzonia e i suoi popoli, un'offensiva che non è iniziata con Bolsonaro o con i parlamentari a lui legati, ma che è arrivata a questo punto solo perché al potere c'è Bolsonaro. Poiché la più grande foresta tropicale del mondo è la grande regolatrice del clima, ciò che sta accadendo in questo momento al Congresso brasiliano sta minacciando il pianeta. Nel 2020, l'Amazzonia ha subito la più grande deforestazione degli ultimi 12 anni: 1.085.100 ettari sono scomparsi, secondo i dati dell'Istituto Nazionale per la Ricerche Spaziali. Secondo un sondaggio dell'Instituto Socioambiental, nei primi due anni del governo Bolsonaro la deforestazione nella foresta è aumentata di quasi il 48% nelle aree protette dell'Amazzonia. Scienziati del clima come Carlos Nobre hanno ripetutamente avvertito che l'Amazzonia si sta avvicinando sempre di più al punto di non ritorno. Recenti ricerche internazionali hanno dimostrato che la foresta, il più grande assorbitore di anidride carbonica terrestre, sta già iniziando a emettere più anidride carbonica di quanta ne trattiene. Ciò significa che l'Amazzonia sta iniziando a smettere di essere una soluzione per diventare un problema.


Se l'Amazzonia cesserà di essere quello che è "un grande regolatore climatico", sarà molto difficile, se non impossibile, controllare il surriscaldamento globale, che influirà radicalmente sul futuro della specie umana e della maggior parte delle altre. È solo per questo motivo che gli investimenti internazionali in Brasile stanno precipitando: nemmeno il capitalista più convinto vuole essere associato al collasso della vita sulla Terra.


Oggi, solo persone molto stupide e senza scrupoli attaccano l'Amazzonia. Sfortunatamente per il Brasile ―e anche per il mondo― uno degli esseri umani più brutali e ignoranti del pianeta è presidente del Brasile, nel cui territorio si trova il 60% della più grande foresta tropicale e, disgraziatamente per il Brasile e anche per il mondo, alcune delle persone più stupide e senza scrupoli del pianeta stanno nel Congresso brasiliano. Mancano le parole per definire umani capaci di mettere a rischio la propria specie. Avremo bisogno di crearne di nuove.


Questo è il punto in cui ci troviamo oggi, proprio ora. Il PL 490 è un attacco fatale, scatenato in una regione estremamente indebolita da tutto il "bestiame" che Ricardo Salles ha "fatto passare" su ordine di Bolsonaro. “Far passare tutto il bestiame” è un'espressione che lo stesso ministro ha usato in una riunione dell'Esecutivo con l'intento di abrogare quante più leggi ambientali possibili contemporaneamente. Salles ha indebolito controlli e ispezioni, ha incoraggiato l'invasione delle terre pubbliche - anche quelle formalmente protette dalla legge - e ha incoraggiato i depredatori: “grileiros” (ndt. "land grabbers", accaparratori di terre; si appropriano illegalmente e quasi sempre con violenza di terre publiche. “madeireiros” (ndt. taglialegna illegali, trafficanti di legname.) e “garimpeiros” (ndt. cercatori d'oro e minerali), che costituiscono la base di sostegno a Bolsonaro in Amazzonia.


Per chiudere l'elenco, è fondamentale anche citare l'attacco ai popoli indigeni, il rifiuto di demarcare le loro terre come stabilito dalla Costituzione e, infine, l'aver lasciato aperte le terre indigene per l'ingresso del covid-19, un processo già denunciato come genocidio. Il PL 490, questo nome burocratico, è un progetto di sterminio che colpisce la popolazione planetaria. C'è un consenso solidamente supportato da fatti, ricerche e statistiche su quanto le aree più preservate dell'Amazzonia siano le terre indigene, cosa che sta già iniziando a cambiare in alcune regioni a causa dell'aumento dell'offensiva contro questi popoli. La resistenza dei popoli indigeni contro la propria estinzione ha mantenuto in piedi la foresta fino ad oggi. E la demarcazione delle loro terre ancestrali, determinata dalla Costituzione del 1988, ha costituito la principale garanzia di sopravvivenza della foresta. Nei dintorni delle terre indigene e delle aree protette, il "bestiame è già passato".


Sono queste le ragioni per cui l'agribusiness predatorio, rappresentato nel Congresso dal Fronte Parlamentare Agricolo, popolarmente noto come "Bancada Ruralista" (ndr. raggruppamento parlamentare trasversale ai partiti che mette insieme i deputati vicini agli interessi dei grandi latifondisti e dell'agribusiness, una potente lobby da oltre 200 deputati), da molti anni investe contro i popoli nativi e contro la Costituzione, cercando di "riformarla" in quegli articoli che tutelano la foresta e i suoi popoli. Nel momento in cui il diritto delle popolazioni indigene alle loro terre ancestrali verrà eliminato o gravemente compromesso, come proposto dal disegno di legge, svaniranno le chances di resistenza e il genocidio iniziato 500 anni fa potrà finalmente essere completato. Ne saremo tutti travolti, compresi gli autori del delitto, perché la foresta si trasformerà in qualcos'altro. E la cosa in cui si trasformerà non regolerà il clima.


È difficile, davvero difficile spiegare a persone pagate con soldi pubblici ― e molto ben pagate ― che sarebbe prudente non tentare di sterminare la specie. Ma è in questa situazione che ci troviamo: suggerisco alle Vostre Eccellenze di sospendere per qualche ora il Vostro fanatismo e la Vostra avidità e di studiare almeno un po'. Chiedo gentilmente alle Vostre Eccellentissime che, per favore, non agiate per cancellare gli umani dal pianeta. Il problema è che, poiché l'avidità li incoraggia a mantenere il cervello libero dall'influenza dei neuroni, preferiscono ripetere che il collasso climatico è un "complotto marxista", come faceva l'uomo che ha rovinato la diplomazia brasiliana (ndr. il riferimento è all'ex ministro degli esteri Ernesto Araújo). Signore Bia Kicis (PSL) e Carla Zambelli (PSL) e tutti i signori intorno a voi, rendetevi conto che anche le amebe hanno un istinto di sopravvivenza.


L'autore del PL 490 è un deputato ruralista deceduto e circola al Congresso fin dal 2007. La proposta riunisce almeno altri 13 progetti o meglio, altre13 malvagità contro i popoli originari, modificando lo Statuto dell'Indio e aggiornando il testo della PEC 215 (ndr. Proposta di Emendamento della Costituzione 215, che trasferisce dal governo federale al Congresso il potere di demarcare i territori indigeni, i territori quilombolas e le aree di protezione ambientale), una delle più grandi minacce ai diritti degli indigeni mai prodotte dal Congresso. Tra i punti principali ci sono i seguenti:


1) "Marco Temporal" : questa tesi è il più grande attacco ai popoli indigeni dalla ri-democratizzazione del Brasile. La Costituzione del 1988 prevedeva che tutte le terre ancestrali dei popoli originari fossero demarcate entro un periodo di cinque anni, cosa che, come sappiamo, non è avvenuta. Non si tratta, è importante capirlo bene, di “dare” terre agli indigeni, quanto piuttosto di riconoscere il loro diritto ancestrale di vivere nel territorio a cui appartengono. Non è nulla più che una cosa dovuta.


Il diritto degli indigeni è ovvio e preesistente, la Costituzione stabilisce solo che, poiché è ovvio e preesistente, è obbligo dello Stato fare la demarcazione delle terre. Quindi, tutte le terre che non sono state ancora demarcate indicano una grave mancanza dello Stato nei confronti delle popolazioni indigene. Il cosiddetto “Marco Temporal”, a sua volta, determina che quei popoli che non erano nelle loro terre ancestrali il 5 ottobre 1988, data di promulgazione della Costituzione, perdano il diritto di occuparle. Ma quelli che non c'erano semplicemente non c'erano perché erano stati espulsi o scappati per non essere uccisi.


Funziona più o meno così, per maggior chiarezza: vivi in una casa che prima di essere tua era di tuo padre, di tuo nonno, del tuo bisnonno, del tuo trisnonno, ecc. Poi arriva una banda pesantemente armata che invade la tua casa e devi scappare con la tua famiglia per non morire. Più tardi, mentre combatti per la vita e la giustizia, la Camera dei Deputati decide che, poiché non eri in casa in quell'occasione, hai perso il tuo diritto di proprietà. Così, come se fossi uscito di tua spontanea volontà a prendere un caffè a casa di un vicino. Ci vogliono una cattiveria e una faccia tosta incredibili . Ma è con il Marco Temporal che la banda marcia del Congresso brasiliano vuole sterminare il diritto ancestrale di centinaia di popoli che da millenni vivono nelle loro terre.


2) “Flessibilizzazione” dell'accesso alle terre degli indigeni isolati: circa 100 popolazioni indigene vivono ad oggi in Brasile senza contatti con nessun'altra popolazione o con contatti ristretti ad altre popolazioni indigene. Si tratta di popoli che non vogliono avere contatti con i bianchi e il rispetto per la loro scelta deve essere assoluto. In parole povere, vogliono solo vivere in pace nella loro terra e, per questo, preferiscono stare lontano dai bianchi e spesso anche da altri popoli indigeni.


Il PL 490 ha teso loro una trappola, così formulata: “nel caso di popolazioni indigene isolate, spetta allo Stato e alla società civile rispettare le loro libertà e modi di vita tradizionali, e il contatto dovrebbe essere evitato il più possibile, salvo prestare assistenza medica o mediare atti statali di pubblica utilità”.


La buccia di banana è l'espressione “pubblica utilità”. Spetterà allo Stato, al governo e al governatore di turno stabilire cosa sia la “pubblica utilità”. È facile immaginare che ogni falsa scusa servirà per invadere il territorio degli isolati. E perchè? Perché anche i predatori dell'Amazzonia, base di appoggio di Bolsonaro, vogliono l'accesso a quelle terre.


3) Il disegno di legge elimina anche la consultazione libera, preventiva e informata con le comunità interessate e consente la realizzazione, tra le altre, di centrali idroelettriche, minerarie, strade e ferrovie, a condizione che vi sia un "rilevante interesse pubblico dello Stato centrale".


È facile immaginare che, se approvato, il PL 490 sequestrerà totalmente i diritti dei popoli indigeni e libererà legalmente la foresta amazzonica e altri biomi per lo sfruttamento predatorio. Se oggi, quando i diritti costituzionali dei popoli indigeni sono almeno formalmente rispettati, non essendo consentiti estrazione mineraria e altri sfruttamenti predatori sulle loro terre, l'Amazzonia ha avuto più di un milione di ettari disboscati solo lo scorso anno, immaginate cosa succederebbe in un anno di baldoria totale e pienamente e legalmente autorizzata. Con il divieto vigente di ricerca di oro e minerali, nella sola terra indigena Yanomami ci sono circa 20.000 cercatori che devastano la foresta, parte dei quali controllati dal Primo Comando della Capitale (PCC), una delle più grandi fazioni della criminalità organizzata in Brasile. Per chiunque abbia più di due neuroni e un minimo istinto di conservazione e amore per i propri figli (o nipoti), l'intento del progetto di legge è auto esplicativo e l'entità dell'impatto è ridicolmente ovvia.


Intanto, rischiando di contagiarsi e morire di covid-19, centinaia di indigeni di diversi popoli hanno protestato a Brasilia e sono stati accolti dai lacrimogeni. L'unica deputata indigena del parlamento, Joênia Wapichana (Rede), è stata costantemente interrotta e le è stato impedito di parlare dalla presidente della commissione, la bolsonarista Bia Kicis (PSL). La sessione di voto, (mercoledì 23/06), è stata uno show di orrori, stupidità e razzismo esplicito. Una vergogna senza fine.


Le terre indigene appartengono allo Stato, ma sono di usufrutto permanente ed esclusivo dei popoli indigeni. Quando il Congresso decide di strappare la Costituzione, sta colpendo i diritti di tutte le le brasiliane e i brasiliani. L'obiettivo è prendere queste terre dal pubblico dominio, dal bene comune, e consegnarle nelle mani degli speculatori, per il profitto privato. Questa trama è ben nota. Ma questa volta sarà l'Amazzonia ad essere pesantemente colpita, e questo significa che la lotta al collasso climatico e alla sesta estinzione di massa delle specie sarà compromessa, il che rende il progetto di legge un argomento di interesse per la comunità globale. La catastrofe che disegna è planetaria e non c'è alcuna esagerazione in questa affermazione.


Vedersi obbligato a sbarazzarsi di Ricardo Salles, forse il più amato tra i suoi ministri , fa soffrire Bolsonaro. È una grande sconfitta. Salles lo ha servito fedelmente e ha lasciato una preziosa eredità per Bolsonaro, che venne eletto promettendo di aprire l'Amazzonia all'esplorazione predatoria, mantenendo poi alla lettera la promessa fatta in campagna elettorale. Ecco tabellino dei servizi resi da Salles, elencato dall'Osservatorio sul Clima: “due anni di deforestazione in aumento, due successivi record di incendi in Amazzonia, il 26% del Pantanal carbonizzato, omissione di fronte al più grande sversamento di petrolio nella storia del Brasile, emissioni di carbonio in aumento e immagine internazionale del paese nel fango. Per non dire che ha semplicemente distrutto tutto, Salles ha aggiunto un'espressione al lessico portoghese brasiliano: 'boiada' (ndt. bestiame), come sinonimo di "distruzione ambientale”.


Ricardo Salles è anche l'ultimo a cadere del trio del terrore che Bolsonaro aveva nel cuore, casomai ne avesse uno. Prima Bolsonaro è stato costretto a sbarazzarsi dell'antiministro dell'Istruzione, Abraham Weintraub, poi dell'antidiplomatico Ernesto Araújo e ora dell'antiministro dell'ambiente. Nessun altro ministro ha fatto eco alla furia del capo così perfettamente come loro. Salles è caduto solo per le pressioni internazionali e anche interne: è sotto inchiesta per il coinvolgimento in un traffico illecito internazionale di legname dell'Amazzonia.


Salles è stato formalmente defenestrato solo perché lo stesso Bolsonaro è stato messo molto alle strette dalle prove della sua responsabilità per gli oltre mezzo milione di morti per covid-19. Salles ha lasciato il governo dalla porta di servizio lo stesso giorno in cui le indagini sugli acquisti sospetti del vaccino Covaxin hanno coinvolto in prima persona Bolsonaro alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla Pandemia.


Bolsonaro non è mai stato messo così tanto con le spalle al muro. E lo sente. E quando Bolsonaro lo sente, fa sanguinare gli altri. Ho già avvertito in questo spazio e lo faccio ancora una volta, che ogni giorno in più di Bolsonaro al potere è un giorno in più di orrori, specialmente là dove è più difficile la copertura della stampa, come nella foresta profonda. Così come il Congresso si affretta ad approvare malvagità, la base di Bolsonaro in Amazzonia invade, saccheggia, brucia e uccide. L'impeachment deve avvenire o il Brasile verrà meno nel più tragico dei modi.


*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista si occupa in particolare di Amazzonia e di periferie urbane. Collabora con El País e The Guardian e i suoi articoli appaiono anche sulla rivista Internazionale. Ha pubblicato un romanzo, Uma Duas (2011), e varie raccolte di interviste e reportage, tra cui “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro” (Arquipélago). In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo. “Le vite che nessuno vede” è stato selezionato per il National Book Award 2019 ed è stata tradotta in numerosi paesi.

Email: elianebrum.coluna@gmail.com

Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui

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