20.11.14
Coscienza Nera: molto oltre il 20 di Novembre
Avanzano le politiche pubbliche, ma lo sterminio della popolazione nera ed i casi di razzismo mostrano che si è ancora ben lontani dalla conquista dell'uguaglianza
di Simone Freire, pubblicato il 19/11/2014 su Brasil de Fato
traduzione di Carlinho Utopia
Politiche pubbliche avanzate soprattutto grazie alle lotte popolari hanno aumentato l'inclusione e la partecipazione delle nere e dei neri nella società brasiliana. Allo stesso tempo, i dati ufficiali sulla disuguaglianza sociale, oltre agli innumerevoli episodi di violenza e razzismo nelle periferie brasiliane, ancora li collocano fra i più poveri del paese e ben lontani dalla conquista dell'uguaglianza.
Non è per caso che il "Dia da Consciência Negra" (Giornata della Coscienza Nera), istituita dalla legge 10.639, nel gennaio del 2003, si sia trasformata in un momento di lotta e resistenza contro l'invisibilità e contro le molte barriere che ancora restano. È inoltre l'occasione per onorare chi ha contribuito e contribuisce alla costruzione della ricchezza afro-brasiliana nel paese. La scelta della data, ad esempio, si è data nello stesso giorno in cui si commemora l'anniversario di Zumbi, leader del Quilombo dos Palmares, rispettato eroe della resistenza anti-schiavista.
"Il 20 novembre è un momento simbolico, perché è l'unico momento dell'anno, o almeno uno dei pochi momenti in cui la società realmente [ci] ascolta", ha detto Douglas Belchior, professore di storia e militante della UNEafro Brasile. Secondo lui, anche se la data è importante, la lotta dei movimenti neri in Brasile va ben oltre.
GENOCIDIO
Il compito dei movimenti è stato, appunto, quello di mantenere continuamente acceso il dibattito sulla questione razziale, anche perché la violenza diretta contro questa parte della popolazione non ha mai riposo. "Le nostre grida di dolore, purtroppo, negli ultimi anni, sono state necessarie nella maniera più permanente. Questo è molto drammatico", ha detto Belchior.
Sono ancora freschi nella memoria, per esempio, casi come quello della sparizione del muratore Amarildo Dias de Souza, nel giugno 2013, nel corso di una operazione di polizia nella favela di Rocinha (Rio de Janeiro); la morte del giovane Douglas Rodrigues, vittima di un colpo sparato da un poliziotto militare a Vila Medeiros, zona nord di São Paulo, la cui ultima frase pronunciata ha dato il nome alla campagna "Perché mi ha sparato, Signore?»; l'assassinio del ballerino DG nella favela Pavão-Pavãozinho (Rio de Janeiro); e ancora la morte di Claudia, la collaboratrice domestica trascinata da una vettura della Polizia Militare, sempre a Rio de Janeiro.
Si unisce a questi il recente caso di Luciano, scomparso al Parque Bristol, zona sud-ovest di San Paolo, ed ancora del giovanissimo David Fiuza, abitante della periferia di Salvador (Bahia), che, secondo la madre, è stato visto per l'ultima volta mentre veniva incappucciato e legato mani e piedi dai poliziotti militari che lo avevano fermato. Entrambi sono neri e sono "desaparecidos" da quasi un mese.
Lungi dall'essere casi isolati, le morti e le sparizioni di tanti altri Douglas, Claudia, DG e Amarildo si moltiplicano e compongono le statistiche della situazione reale dei neri brasiliani all'interno di un paese che, in cinque anni, ha ucciso più persone che la polizia degli Stati Uniti in 30 anni, secondo un recente sondaggio del Forum brasiliano di Pubblica Sicurezza (FBSP) che integra l'Annuario brasiliano della Sicurezza Pubblica. Lo stesso documento rileva che, nel 2013, il 68% delle vittime di assassinio sono stati neri. La maggior parte di loro uomini (93,8%) e di età compresa tra i 15 ei 29 anni (53,3%).
Nera e madre di Edson Rogério da Silva, ucciso a 29 anni, Debora Maria è una delle coordinatrici del Movimento Madri di maggio, composto da madri che hanno perso i loro figli in uno dei peggiori massacri della storia recente di San Paolo, avvenuto tra il 12 e il 20 maggio 2006, che vide l'assassinio di circa 450 giovani nelle periferie delle principali città dello Stato di San Paolo.
Secondo Debora, che mette in guardia sul continuo processo di sterminio di massa e di incarcerazione di massa di neri nel paese, non vi è dubbio che suo figlio sia stato assassinato per il solo fatto di essere nero. "Tra un po' saranno costretti ad importare i neri dall'Africa per poter uccidere", dice con sarcasmo.
"Oltre a doverci organizzare per lottare politicamente per i nostri diritti, dobbiamo organizzarci anche per qualcosa di ancora più fondamentale, che è il rimanere in vita, siamo costretti a chiedere che si uccida meno il nostro popolo", lamenta Belchior.
LA DISUGUAGLIANZA SOCIALE
Il Brasile è stato uno degli ultimi paesi ad abolire definitivamente la schiavitù, ufficializzando l'abolizione solo alla fine del XIX secolo, nel 1888, ma non è stato capace di abolire i processi di sfruttamento dei neri, in quanto non ha garantito alcun tipo di assistenza o progetto che sostenesse politicamente e socialmente gli allora ex-schiavi. Queste politiche, ancora oggi, non sono affrontate seriamente in parlamento, sia dal punto di vista dell'elaborazione che da quello della messa in pratica di quello che è stato conquistato.
Tra di esse vi è la legge n 12.288 sancita nel 2010 dall'allora presidente Luis Inacio Lula da Silva, che, dopo anni di dibattito, ha istituito lo Statuto di Uguaglianza Razziale. L'iniziativa mira a "garantire alla popolazione nera la realizzazione delle pari opportunità" attraverso politiche di istruzione, salute, cultura, sport, tempo libero e lavoro, nonché la protezione delle comunità quilombolas e la protezione delle religioni di origine africana.
Ma i risultati di quattro anni di operatività sono timidi. Lo studio "I neri nel mercato del lavoro", pubblicato lo scorso anno, dal Dipartimento Intersindacale di Statistica e Studi Socioeconomici (Dieese), ha mostrato, ad esempio, che i neri in Brasile subiscono ancora una carenza di pari opportunità nel mercato del lavoro, finendo così ad occupare posizioni meno qualificate e, conseguentemente, ricevendo salari più bassi. L'indagine ha rivelato che un lavoratore nero o meticcio guadagna in media il 36,11% in meno rispetto ad un lavoratore non nero.
Queste opportunità sono direttamente correlate all'inclusione di questa parte della società nel sistema scolastico, in particolare nel campo dell'istruzione superiore. Il numero di persone nere e meticce in questa categoria didattica, sebbene nel 2011 sia aumentato dal 4% (1997) a quasi il 20%, è considerato piccolo, dal momento che i neri ed i meticci rappresentano oltre il 50% della popolazione brasiliana, secondo il censimento 2010 dell'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE).
"Abbiamo solo cambiato i nostri abiti, ma non il contenuto. E viviamo tutto questo oggi, ad oltre trent'anni dalla fine dell'ultima dittatura, in modo molto esplicito, con una democrazia che non è mai stata così selettiva, che garantisce sempre i privilegi di una classe sociale e condanna le altre," critica Belchior.
QUOTE RAZZIALI
Una aumento nella partecipazione delle donne e degli uomini nere/i negli IES (istituti di istruzione superiore) è attribuito a fattori quali la riduzione della popolazione povera negli ultimi anni e alle politiche di induzione della crescita formativa.
È il caso del "Programa Universidade para Todos" (ProUni - Programma Università per Tutti), del "Plano de Reestruturação e Expansão das Universidades Federais" (ReUni - Piano di Riorganizzazione ed espansione delle università federali), del "Financiamento Estudantil" (Fies - aiuto finanziario per gli studenti) e dei programmi di "quote razziali" esistenti in alcune istituzioni.
Il sistema delle quote è indicato dall'economista Marcio Pochman come uno dei punti di forza nella lotta contro la disuguaglianza, sebbene tenga a sottolineare che sono ancora insufficienti per la "costruzione di una élite nera".
Zumbi (1655 – 20 novembre 1695) fu l'ultimo leader del Quilombo dos Palmares, nell'odierno stato dell'Alagoas, in Brasile. I quilombos erano comunità politicamente autonome, fondate da schiavi fuggiti dalle fazendas e dagli altri luoghi di prigionia del Brasile ai tempi della schiavitù. Il 6 febbraio 1694, dopo 67 anni di resistenza contro i coloni portoghesi ed olandesi, il Quilombo dos Palmares venne distrutto dalle truppe di Domingos Jorge Velho. Zumbi sopravvisse all'attacco e si rifugiò nella macchia, dove trascorse i successivi due anni, per poi morire il 20 novembre 1695 in un'imboscata. E proprio il 20 novembre, in onore alla leggendaria figura guerriera di Zumbi, divenuto il simbolo della lotta degli afro brasiliani contro il razzismo e la discriminazione razziale, si celebra in tutto il paese il "DIA DA CONSCIÊNCIA NEGRA" (“Giorno della coscienza negra“).
"Abbiamo ovviamente bisogno di politiche di carattere universale. Non vi è dubbio che questo inizi a partire dalle politiche delle "quote", ma è importante andare oltre, puntando all'accesso universale all'istruzione secondaria e superiore, per esempio, che sono questioni molto importanti in termini di ostacolo ai progressi in termini di uguaglianza razziale", dice Pochman, che è anche ex presidente del "Instituto de Pesquisa Econômica Aplicada" (IPEA - Ist. di Ricerca Economica Applicata) e che ha recentemente pubblicato "Atlante di esclusione sociale in Brasile: dieci anni dopo"
Presente al dibattito sulla violenza nelle periferie, durante l'evento celebrativo dei 13 anni della rivista Forum, venerdì scorso (14), il professore universitario e presidente della "Universidade Mackenzie" e dell'Istituto Luiz Gama, Silvio Almeida, va sulla stessa linea.
Almeida, che è stato anche uno dei redattori del Progetto di Legge di Iniziativa Popolare che stabilisce "quote" nelle università statali di São Paulo - tra cui l'Università di São Paulo (USP) - ha sottolineato che queste politiche non sono il rimedio per risolvere tutti i problemi, ma sono un primo modo per "mettere in gioco spazi storicamente ineguali."
"Serve per dimostrare a coloro che occupano lo spazio che si dice pubblico, che non è pubblico, è statale (che sono cose diverse). E che "loro" non avranno vita facile. Dovranno imparare a convivere con i neri in spazi che pensano essere i loro, ma non lo sono. Per me, il grande senso della lotta per le "quote" è il conflitto, provocare il conflitto e mostrare che non siamo disposti a disoccupare, e che vogliamo togliere spazio pubblico a coloro che pensano che sia uno spazio di privilegio razziale bianco", ha detto.
I frutti di questa occupazione degli istituti di istruzione superiore non sono esclusiva delle istituzioni pubbliche. Quest'anno, la studentessa della ProUni, Tamires Gomes Sampaio, è stata la prima donna nera a diventare Direttrice del Centro Accademico del corso di diritto presso l'Università Mackenzie.
Quelle QUILOMBOLAS sono comunità formate da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile all'epoca della schiavitù. Attualmente si contano oltre 1500 comunità presenti in varie aree del paese.
TRADIZIONE
La cultura e la tutela delle religioni di origine africana sono indicate come pilastri fondamentali nello Statuto di Uguaglianza Razziale, ma, anche se da sempre presenti nel cuore culturale del paese, sono sovente bersaglio di attacchi razzisti.
Secondo il presidente della Fondazione Culturale Palmares, che dipende dal Ministero della Cultura (Minc), Hilton Cobra, è necessario che si metta al centro della discussione il diritto di espressione di qualunque cultura:
QUILOMBOLAS
Coincidenza o no, Lunedi scorso (17/11), una discussione sulla titolazione delle terre quilombolas è stato oggetto di dibattito proposto dallo stesso centro accademico, presso la stessa università.
Quattro giorni prima, la popolazione quilombola ha accolto con gioia la notizia che la legge tanto attesa (la No. 13.043) è stata sancita esonerando le terre dal pagamento dell' ITR (Imposto Territorial Rural) e prescrivendo i debiti fiscali pregressi.
Un successo e un sollievo nella lotta per la titolazione che va avanti da decenni accumulando contenziosi giudiziari. Attualmente sono certificate dalla Palmares Fondazione Culturale 2480 territori quilombolas, ma solo 187 territori hanno ricevuto il titolo collettivo.
"Non mi importa se l'elite brasiliana bianca guarda la cultura afro-brasiliana in maniera pregiudiziale. Vorrei che che fossero altri i dibattiti ad essere messi all'ordine del giorno, come quello sull'inclusione, perché io ho il diritto all' inclusione tanto quanto le altre matrici etnico culturali. Ciò che, in realtà, noi vogliamo è una maggiore attenzione alla nostra cultura, perché se l'avremo il Brasile sarà più ricco. Posso solo dire che questo sarà un paese ricco e potente solo se saprà rispettare tutte le matrici culturali."