22.03.15
Lo sterminio dei giovani neri brasiliani denunciato il 20 marzo a Washington in un'udienza della Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS)
Lo sterminio dei giovani neri in Brasile è stato denunciato lo scorso 20 marzo, in un'audizione alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) a Washington. All'udienza hanno partecipato le organizzazioni Anced/Seção DCI (Associação Nacional dos Centros de Defesa dos Direitos da Criança e Adolescente), Justiça Global e Campanha Reaja ou Será Morta/ Quilombo X e, in rappresentanza del governo brasiliano, il Segretario per le politiche di promozione dell'uguaglianza razziale, Ronaldo Crispim Sena Barros.
Hamilton Borges Onirê, della Campanha Reaja e del movimento Quilombo Xis, ha presentato dati che dimostrano che il genocidio del popolo nero è una realtà nel paese.
Ogni giorno in Brasile, secondo Amnesty International, 82 giovani neri vengono assassinati, in media sette ogni 2 ore. Nel 2012, dei 56.000 morti assassinati, 30.000 (77%) erano neri.
Per affrontare il tema delle esecuzioni sommarie di persone da parte delle forze di polizia brasiliane, Hamilton ha ricordato il recente massacro di Vila Moisés, nel quartiere periferico di Cabula, a Salvador da Bahia, il 6 febbraio scorso, quando la Polizia Militare ha giustiziato 13 giovani, ricevendo per questo anche l'elogio del governatore di Bahia, Rui Costa.
Nella sua lunga replica, il rappresentante del governo brasiliano, ha ammesso la disuguaglianza razziale e che, anche con l'attuazione di politiche pubbliche per affrontare il problema, gli omicidi di giovani neri continuano ad aumentare in modo significativo. "Il governo federale stima che parte dell'elevato numero di omicidi di giovani neri deve attribuirsi al razzismo" ha detto Ronaldo Crispim Sena Barros.
Malgrado l'ammissione dell'esistenza dello sterminio di giovani neri, il rappresentante del governo è rimasto in silenzio quando sono state presentate gravi denunce di violazioni dei diritti umani relazionate al sistema socio-educativo.
Il sistema socio-educativo (carceri minorili) brasiliano conta su 15.414 posti per 18.378 minorenni detenuti. La maggior parte di questi giovani sono neri e poveri, detenuti in maggioranza per reati di carattere nonviolento come il furto. In 16 Stati, le strutture sono sovraffollate. Nello Stato del Maranhão, per esempio, sono detenuti 335 minori a fronte di 73 posti disponibili. La situazione di questi siti sono contrassegnate da sovraffollamento, torture, abusi sessuali, assenza di accesso alla salute, all'istruzione e all'assistenza legale.
La ricerca “Pelo Direito de Viver com Dignidade – Homicídios de adolescentes em cumprimento de Medida Socioeducativa de Internação” (Per il diritto di vivere con dignità - omicidi di adolescenti che scontano misure Socio-educative di internamento) della ANCED, in 11 stati brasiliani, ha individuato 73 morti nel solo periodo tra il 2006 e il 2010. Un altro studio che evidenzia violazioni agli adolescenti nel sistema socio-educativo è stato condotto dal Consiglio Nazionale di giustizia (CNJ), ed indica che in 34 aree indagate almeno un adolescente è stato sessualmente abusato negli ultimi 12 mesi, ed in 19 strutture si registrano morti di adolescenti che scontavano misure educative.
Altro punto affrontato nell'udienza è stato quello relativo al progetto di legge PEC 171/93, che prevede la riduzione dell'età per la responsabilità penale a 16 anni, progetto che sarà nuovamente presentato al Congresso e che contrasta chiaramente con i diritti umani dei bambini e degli adolescenti. La relatrice dell'OEA sui diritti dei bambini e degli adolescenti, Rosa María Ortiz, ha evidenziato la necessità che il governo brasiliano adotti misure effettive per evitare questo grave passo indietro. "Invece di tornare indietro, è necessario progredire circa la protezione dei diritti, soprattutto dei giovani neri", ha affermato.
Per cercare di sfuggire a un nuovo richiamo, dopo che già, nel 2014, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (ONU) aveva chiesto al Brasile di far rispettare la normativa per combattere l'attività degli squadroni della morte e l'estinzione della Polizia Militare, individuata come causa di numerose esecuzioni extragiudiziali, il rappresentante del governo ha detto che sono previste azioni interministeriali per monitorare l'attività di polizia e che nel 2015 sarà votato il progetto 4471/12, che prevede la fine degli "autos de resistencia".
Gli "autos de resistência" (atti di resistenza, detti anche "atti di resistenza seguiti da morte") sono un artificio legale della polizia per archiviare senza indagini l'omicidio di "soggetti che hanno opposto resistenza all'arresto". Si tratta di una pratica abituale e quotidiana praticata dalla polizia brasiliana.
Questo strumento, una sorta di vera e propria "licenza d'uccidere impunemente" è stato creato durante la dittatura militare per legittimare la repressione poliziesca dei movimenti che lottavano per riportare la democrazia nel paese.
Una ricerca condotta su 12.000 "autos de resistência" registrati a Rio de Janeiro negli ultimi anni, ha dimostrato che nel 60% dei casi si è trattato di pure e semplici "esecuzioni", molte delle quali con spari alla nuca e alle mani delle vittime, che si trovavano chiaramente in posizione di difesa e non di attacco. Viene da domandarsi: come il governo può prevedere la votazione di questo progetto, quando lo stesso era già pronto per essere votato l'anno scorso e non lo è stato, in un congresso che attualmente si presenta fortemente conservatore (per non parlare della grave crisi politica)?
I consiglieri della CIDH, dopo aver ascoltato l'esposizione di Hamilton e degli altri firmatari, e del governo brasiliano, hanno rincarato la dose: Qual è stata la percentuale di uccisioni da parte della polizia in questo vasto universo di morti? Cosa il Brasile ha effettivamente fatto per rispettare l'accordo con le Nazioni Unite di smilitarizzare o estinguere la Polizia Militare e di combattere i gruppi di sterminio? Perché, di fronte al fallimento delle politiche pubbliche, non si decidesse a prendere misure oggettive per il controllo della polizia? Il presidente della CIDH, Rose-Marie Antoine, ha citato il caso del Canada, che ha messo le telecamere sulle uniformi per monitorare le azioni di polizia.
Il rappresentante del governo ha tergiversato, non ha risposto circa la percentuale di omicidi da parte della polizia e ha parlato di misure come quella del progetto "Joventude viva" (gioventù viva). La rappresentante di Justiça Global, l'avvocato Natalia Damazio, ha detto che almeno il 60% degli omicidi sono commessi dalla polizia e che i dati sono sottostimati. Ha ricordato che i poliziotti integrano anche le cosiddette "milizie" ed i gruppi di sterminio (gli squadroni della morte), responsabili di un elevato numero di omicidi.
Secondo il rapporto dell'organizzazione Human Rights Watch (HRW), solo a San Paolo, il numero di morti registrato come "Auto de Resistencia" è passato da 369 nel 2013 a 728 nel 2014. Un aumento di quasi il 100%. La letalità della Polizia Militare di São Paulo è alta, e i dati mostrano che le principali vittime della violenza della polizia sono i giovani. A São Paulo, il 78% delle persone uccise dalla polizia tra il 2009 e il 2011 avevano tra i 15 ed i 29 anni.
Natalia Damazio ha ricordato che "la gran parte dei casi di "Auto de Resistencia" hanno le caratteristiche dell'esecuzione, con spari alla nuca, alla testa o alla schiena a distanza ravvicinata, la maggior parte dei casi finisce per essere archiviato, per questo è fondamentale ed urgente che venga approvato il disegno di legge 4471, che estingue l'Auto de Resistencia e crea le regole per appurare le cause delle morti e delle lesioni corporali derivanti dall'azione di agenti dello stato."
Hamilton Borges ha contrastato il governo sottolineando che il progetto "Joventude viva", nonostante le buone intenzioni, è patrocinato da una segreteria ministeriale (la Segreteria per la Gioventù) con poca forza politica, nessun bilancio e che, pur essendo un programma per affrontare lo sterminio dei giovani neri in Brasile è guidato da un bianco.
La CIDH attenderà i rapporti ed i chiarimenti del governo brasiliano circa le questioni poste e l'aggiornamento del rapporto inviato dalle organizzazioni che hanno denunciato il genocidio del popolo nero in Brasile.
La certezza è che il governo è uscito sconfitto dall'incontro, senza aver convinto né i consiglieri né il presidente della commissione Rose-Marie Antoine. La Polizia Militare e il razzismo istituzionale e strutturale in Brasile sono sul banco degli imputati!
Madri in prima linea: dal lutto alla lotta!
Questo breve video con le testimonianze di madri i cui figli sono stati assassinati dalla polizia, è stato presentato all'udienza dell' Organizzazione degli Stati Americani (OEA), alla Corte Interamericana per i Diritti Umani (CIDH), il 20 marzo scorso, a Washington. Nell'udienza è stato denunciato lo sterminio del giovani neri brasiliani. Con le testimonianze di:Monica Cunha Cunha, Ana Paula Oliveira,Maria Dalva Correia da Silva, Fatima Pinho e Fatinha Silva