Il negazionismo sincero e generalizzato può essere un adattamento all'emergenza climatica di Eliane Brum*
El País (edizione spagnola) 01.12.2021
(traduzione di Carlinho Utopia)
Il negazionismo è una parola che è entrata nel lessico globale, resa popolare dai negazionisti professionisti che sono stati eletti presidenti dei loro paesi. Il problema è che il negazionista è sempre l'altro. Il problema ancora più grande è che la maggioranza della popolazione mondiale è negazionista, anche quella che è sicura di non esserlo. Non basta accettare l'ovvietà dell'emergenza climatica, questo è facile. Se il negazionismo dei neofascisti come Donald Trump e Jair Bolsonaro è calcolato, può essere realizzato solo grazie al negazionismo sincero e di base che affligge la maggioranza della popolazione, inclusi scienziati, giornalisti e pensatori. Dobbiamo considerare il negazionismo come qualcosa di molto più profondo, che può portarci all'estinzione come specie nell'annullare il nostro stesso istinto di sopravvivenza. In questo momento, la terra si è già riscaldata di 1,1 gradi. La COP26 ha dimostrato che, con questi governanti, difficilmente riusciremo a fermare il riscaldamento globale a 1,5 gradi o addirittura a 2 gradi. Ogni mezzo grado in più peggiora le condizioni della nostra vita sul pianeta. Le generazioni di oggi stanno affrontando la più grande sfida della storia umana: una minoranza dominante sta cambiando il clima e la morfologia del pianeta, minacciando tutti gli esseri umani di estinzione. Cosa può esserci di peggiore di questo? Niente. Eppure la maggior parte delle persone vive come se ci fosse un domani. Se il negazionismo non fosse così radicato, nessuno penserebbe a nient'altro da quando si alza a quando va a dormire (quelli che ancora riescono a dormire), eccetto che a fermare i governi, i miliardari e le loro corporations transnazionali dal distruggere ulteriormente il nostro pianeta-casa. Eppure la maggior parte fa dell'emergenza climatica una questione parallela. Da qui la disperazione degli adolescenti, che sono costretti a diventare attivisti climatici per contrastare il negazionismo degli adulti. Gridano che la casa è in fiamme e ricevono in cambio gli sguardi indifferenti di genitori e insegnanti che parlano di cose piacevoli mentre le fiamme stanno già lambendo il divano dove sono seduti. La mia ipotesi è che il negazionismo - quello sincero, non quello calcolato - sia un adattamento all'emergenza climatica. Le persone sentono la corrosione del pianeta nelle ossa, le crisi d'ansia raggiungono il livello di contagio, l'insonnia si diffonde. Incapaci di affrontare ciò che li terrorizza dall'interno, vivono come se la catastrofe in corso non esistesse. Questo espediente garantirebbe loro la sopravvivenza immediata, proteggendo attraverso la negazione corpi incapaci di far fronte alla grandezza della minaccia. Gli istinti di sopravvivenza che dovrebbero generare l'azione vengono annullati per evitare il collasso immediato di questi corpi e, al contrario, garantire la sopravvivenza soggettiva. Allo stesso tempo, sopprimendo gli istinti che porterebbero all'azione, si compromette l'effettiva sopravvivenza non solo dell'individuo, ma della collettività. Scoprire come rompere questo meccanismo che ci porta all'auto-annientamento per inerzia è la nostra più grande urgenza.
*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.
Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.
Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).
Site: elianebrum.com
Email: elianebrum.coluna@gmail.com
Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum
Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui
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