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Il negazionista "sincero" può portarci all'estinzione

Updated: Nov 14, 2021

Non basta ammettere l'ovvietà dell'emergenza climatica, bisogna vivere secondo l'emergenza climatica

di Eliane Brum*, El País 10.11.2021 (traduzione di Carlinho Utopia)


Manifestanti protestano contro l'uso di combustíbili fossili durante la COP26 a Glasgow
Manifestanti protestano contro l'uso di combustíbili fossili durante la COP26 a Glasgow | foto:Yves Herman (Reuters)

Il negazionismo, una parola che fino a pochi anni fa era estranea alla maggioranza della popolazione, è diventata comune. Circola nelle bocche come una gomma da masticare e non si attacca più alla lingua di nessuno. Opera di Jair Bolsonaro, in Brasile, di Donald Trump, negli Stati Uniti, i cui seguaci sono capaci di negare anche la forma della Terra, conosciuta fin dall'antichità classica. Il negazionismo è proprio negare una realtà verificabile e provata perché è sconveniente o scomoda. Nel XX secolo, il grande esempio fu la negazione dell'Olocausto degli ebrei. Oggi, il terrapiattismo, il movimento anti vaccino e soprattutto la negazione dell'emergenza climatica sono i principali esempi di negazionismo. Il problema è che chi nega è sempre l'altro. E questo è un grosso problema, soprattutto per quanto riguarda il collasso climatico, perché ci impedisce di reagire con la velocità necessaria alla più grande sfida della traiettoria della nostra specie nell'unica casa che abbiamo.


Il negazionismo promosso dal fenomeno dei dittatori eletti a cavallo tra la seconda e la terza decade, come Trump, Bolsonaro, ecc. è un negazionismo strategico e pianificato. Rappresentano le grandi multinazionali che hanno causato e continuano a causare il riscaldamento globale, comprese le compagnie di combustibili fossili, che hanno pochi anni per continuare a fare profitti. Rappresentano anche, nel caso di Bolsonaro, l'interesse dell'agribusiness predatorio, al quale invece basteranno pochi anni per abbattere le barriere che ancora impediscono il trasferimento delle terre pubbliche protette (attualmente concentrate in territori indigeni e unità di conservazione) allo stock di terre commerciabili, accessibili a mani private e allo sfruttamento predatorio.


L'assedio alla deforestazione e alla distruzione di enclave naturali come l'Amazzonia è in aumento. Il Brasile e altri paesi distruttori affronteranno sempre più resistenza sul mercato internazionale ai loro prodotti originati dalla deforestazione. Questa è la ragione principale per cui Bolsonaro non è stato messo sotto impeachment, nonostante sia stato dimostrato che è responsabile degli oltre 600.000 morti di covid-19, nonostante gli oltre 20 milioni di persone che soffrono la fame, nonostante gli oltre 14 milioni di brasiliani disoccupati, nonostante il deterioramento dell'immagine e della posizione del Brasile sulla scena mondiale. Bolsonaro non ha ancora terminato il lavoro che svolge per questa entità chiamata "Mercato", a cui appartiene un gruppo di miliardari e supermilionari, così come manager e lobbisti delle loro corporation e politici che li servono, persone come io e te, della stessa specie, almeno, ma che hanno moltiplicato i loro profitti durante la pandemia mentre la maggioranza della popolazione impoveriva o moriva.


Il negazionismo di questi governanti al servizio delle grandi corporazioni è quindi un trucco. Quando li accusiamo di negazionismo, non facciamo che aumentare il loro valore e la loro capacità di ricevere sostegno e finanziamenti per le loro campagne. Sovente una parte del mercato finge di scandalizzarsi per le pirotecnie perverse di Bolsonaro e altri, o anche per i loro frequenti crimini, e finge di reagire, come nel copione di uno spettacolo. L'opposizione simulata è uno dei segni principali dei governi di questo fenomeno che in Brasile va sotto il nome di bolsonarismo e in altri paesi ha il nome dei suoi esponenti nazionali - un fenomeno che precede e andrà ben oltre le figure che lo incarnano e lo nominano.


Quello che dobbiamo percepire con l'urgenza che la gravità del momento esige è il negazionismo che abita in noi. Chiamare l'altro negazionista e pensare che siamo persone illuminate perché riconosciamo l'ovvietà della crisi climatica (così come l'ovvietà dell'efficacia dei vaccini, l'ovvietà che la Terra è rotonda, l'ovvietà che i nazisti hanno sterminato 6 milioni di ebrei, oltre che rom, omosessuali e persone con disabilità) non è sufficiente. Questa è la parte facile. Chiunque non sia impegnato a creare una realtà parallela per farla propria, sa tutto questo. Il punto è vivere in base a ciò che si conosce. La questione, nel caso dell'emergenza climatica, è vivere secondo l'urgenza del momento, combattere secondo l'urgenza del momento. Questa è la parte difficile. Ed è qui che la maggior parte delle persone stanno fallendo.


Se la maggioranza è sicura di non essere negazionista, i fatti indicano che la maggioranza si comporta come negazionista. Questo è quello che possiamo chiamare "negazionismo sincero". Il negazionista sincero è uno che non sa di esserlo. Non è un negazionista per astuzia o per calcolo, per i suoi interessi immediati, come nella cerchia di Bolsonaro, ma perché non si rende conto che si sta comportando da negazionista. Alcuni potrebbero essere più duri, chiamandoli negazionisti pigri o negazionisti alienati, ma a me sembra che la maggior parte delle persone siano paralizzate dalla paura e usino la negazione come forma di protezione. Non si giustifica, poiché si tratta della peggior forma di protezione, quella che non protegge e aggrava il problema. Non si giustifica, ma almeno lo spiega. Sarò meno dura degli adolescenti che gridano: "Voglio il tuo panico perché la casa è in fiamme".


Se la tua casa è in fiamme, non ti alzi, ti muovi e fai tutto il possibile per spegnere il fuoco? Non fai di tutto, anche l'impossibile? Se la casa è in fiamme, tutti gli scienziati non dovrebbero dedicarsi a questo problema, indipendentemente dal loro campo? Se la casa è in fiamme, tutta la stampa non dovrebbe occuparsi di Amazzonia e di altre enclave della natura con la stessa intensità o più di quanto si occupi di politica interna? Il negazionismo è radicato in tutti gli ambiti, anche dove meno ce lo si aspetta.


Sia l'emergenza climatica che la sesta estinzione di massa delle specie sono state causate dall'azione umana. Ma non da tutti gli esseri umani, va sottolineato. Bensì da una minoranza dominante che ci ha portato all'abisso del collasso climatico e che oggi costruisce muri per impedire l'ingresso dei rifugiati climatici, quelli che con sempre maggiore frequenza migrano attraverso il pianeta perché le loro regioni sono state devastate dal riscaldamento globale, e con la devastazione sono arrivate fame, malattie e violenza.


Oltre ai muri, questa minoranza è anche impegnata nella costruzione di bunker di lusso in Nuova Zelanda per proteggersi dagli effetti del collasso climatico, così come rischia qualche viaggio nello spazio per vedere se riesce a trovare un altro pianeta da distruggere. Sono già in corso progetti per popolare Marte, come riportato qui in EL PAÍS, perché una minoranza di esseri umani crede che basti avere la tecnologia per disporre di altri pianeti, così come dispose delle terre dei popoli originari al tempo delle cosiddette "grandi navigazioni". Il pianeta gira, nonostante quello che dicono i terrapiattisti, ma la mentalità colonizzatrice rimane la stessa, producendo e riproducendo crimini ovunque può.


Una recente ricerca dell'organizzazione non governativa Oxfam ha dimostrato che l'1% più ricco del mondo, una popolazione inferiore a quella della Germania, si comporta come se avesse il diritto di distruggere il pianeta. Questo 1% più ricco, se continuerà ad agire come oggi, supererà di 30 volte il limite necessario di emissioni di carbonio per impedire l'aumento della temperatura globale di 1,5 gradi Celsius entro il 2030, rilasciando 70 tonnellate di CO₂ per persona all'anno. Allo stesso tempo, il 50% più povero del mondo manterrà le sue emissioni ben al di sotto del limite, rilasciando una media di 1 tonnellata di carbonio all'anno. Quindi, una differenza di 70 a 1. Se anche la questione del carbonio non fosse ancora chiara a chi sta leggendo, è facile capire che 70 a 1 è una differenza abissale, garantita dalla disuguaglianza che struttura il sistema capitalista. Questa differenza segna il destino della maggioranza degli esseri umani sul pianeta, precisamente la maggioranza che ha contribuito meno al collasso del clima.


La minoranza che ha portato il pianeta al collasso climatico e alla sesta estinzione di massa delle specie continua a comportarsi come se fosse padrona del mondo, di tutti i mondi, anche di quelli delle persone non umane, e sta minacciando di estinzione la propria specie. Perché, come ci dimostra l'esperienza, non si considerano della stessa specie. Hanno sempre considerato che ci sono quelli che possono morire, la cui vita può essere prosciugata dal plusvalore del capitalismo, quelli che possono continuare a rimanere nelle strade contaminate dal covid-19 per mantenere una parte minoritaria rifornita di merce, come ha dimostrato la pandemia.


Quindi dobbiamo mettere in chiaro ciò che è ovvio: non sarà questa minoranza a cercare una soluzione e ad affrontare l'emergenza climatica. Questa minoranza è convinta che si salverà la pelle, anche se in palazzi sotterranei o su un altro pianeta. Si illude, perché non potrà scappare. Potranno fuggire solo per un po' di tempo. La distruzione arriverà per tutti se non ci muoviamo. Questa minoranza, tuttavia, se ne renderà conto solo quando sarà troppo tardi, perché non ha l'esperienza di sentirsi minacciata e non è in grado di decodificare i segnali. Al momento, "siamo noi per noi", come le periferie hanno scoperto da sempre. Siamo a rischio di estinzione. Se non la completa estinzione di quella che chiamiamo specie umana, il rischio sempre più probabile di vivere su un pianeta molto più ostile alla nostra specie. In un pianeta peggiore ci stiamo già vivendo, immagino che, a parte i soliti sospetti, nessuno dubiterà di questa ovvietà.


Siamo a rischio di estinzione e la gente non vive come se fosse a rischio di estinzione, da qui la disperazione dei giovani, giovanissimi attivisti, guidati da Greta Thunberg. Ecco perché l'adolescente si è seduta da sola davanti al parlamento svedese nel 2018 e ha annunciato uno sciopero della scuola per il clima, perché non avrebbe senso andare a scuola se non ci fosse un futuro per la sua generazione. Lei, che ha guidato il più grande movimento per il clima della storia, ha denunciato l'inversione: di fronte agli adulti negazionisti, spesso i loro stessi genitori, i bambini avevano bisogno di conquistare il mondo. E stanno prendendo il sopravvento, nonostante le immense barriere che incontrano. Greta, per esempio, ha appena denunciato il bla bla del vertice sul clima di Glasgow, che si avvia verso molte promesse e poca azione immediata. Noi brasiliani sappiamo bene cosa fa Bolsonaro con le promesse che non vuole mantenere.


La realtà dell'Amazzonia in Brasile mostra record di deforestazione e incendi, indebolimento dei controlli ambientali, militarizzazione degli organismi di protezione, stimolo all'invasione delle terre indigene e delle unità di protezione da parte di garimpeiros¹, madeireiros² e grileiros³, e un ampio attacco attraverso disegni di legge al Congresso, sia da parte dell'esecutivo, Bolsonaro, che dalla bancada ruralista⁴, che rappresenta l'agribusiness più predatorio. Al Congresso si sta legalizzando un crimine. Nella pratica, sul terreno, il crimine è già stato legalizzato. Quando i difensori della foresta hanno bisogno di rifugiarsi per non essere uccisi, questo è ciò che significa. Sono loro che devono fuggire, spesso dalle stesse forze di sicurezza dello Stato, che sono in un processo accelerato di milizianizzazione. I criminali non hanno bisogno di fuggire, al contrario. Sono sostenuti dal governo. L'inversione è già avvenuta sul suolo della foresta amazzonica, come in altri biomi, come il Cerrado. [¹garimpeiros: minatori illegali, cercatori d'oro e minerali; ²madeireiros: taglialegna illegali, trafficanti di legname; ³grileiros: "land grabbers", accaparratori di terre; ⁴bancada ruralista: è un raggruppamento parlamentare trasversale ai partiti che mette insieme i deputati vicini agli interessi dei grandi latifondisti e dell'agribusiness, una potente lobby da oltre 200 deputati]


Se il negazionismo sincero continuerà a dettare il comportamento della maggioranza della popolazione, l'Amazzonia non diventerà una savana, come è stato annunciato. A proposito, anche la nostra ricchissima savana, il Cerrado, culla delle acque, viene distrutta ad un ritmo devastante. E parte di questa distruzione è giustificata con la menzogna che il Cerrado è un bioma povero e tutte le devastazioni sarebbero quindi accettabili. Quello che l'Amazzonia davvero diventerà è un gigantesco allevamento di bestiame, una gigantesca piantagione di soia, giganteschi crateri minerari come la compagnia canadese Belo Sun vuole realizzare in questo momento nella Grande Ansa dello Xingu, in gigantesche fonti di distrazione di denaro come per la centrale idroelettrica di Belo Monte e come forse sarà per la ferrovia Ferrogrão, se non sarà fermata. L'Amazzonia si trasformerà in rovine, così come la nostra vita su questo pianeta-casa.


Questa è la dinamica della guerra che stiamo vivendo, una guerra tra una minoranza dominante e una maggioranza depredata. E, come sappiamo, stiamo perdendo questa guerra. Questa guerra non è nemmeno guerra, a causa della sproporzione di forze tra le due parti. È un massacro. E sul suolo della foresta, questo massacro è sanguinoso.


L'immagine reale e terribile che letteralizza ciò che stiamo vivendo in Amazzonia è l'immagine della draga mineraria, una delle tante dei circa 20.000 garimpeiros che hanno invaso la terra degli indigeni Yanomami. L'immagine della draga mineraria che ingoia due bambini e poi li sputa fuori. La macchina del capitalismo più predatorio che sputa i corpi dei bambini indigeni. E, siccome questo è un governo perverso comandato da un uomo perverso, questo crimine è avvenuto il 12 ottobre, data in cui il Brasile celebra la Giornata dei Bambini. Come è ormai chiaro, la celebrazione è limitata ai bambini bianchi.

Una macchina che sputa fuori bambini morti è l'immagine dell'Amazzonia in Brasile. Lo era prima di Bolsonaro, ha aumentato velocità e proporzione con lui e probabilmente continuerà anche senza di lui.


Per questo è importante dare un nome e concettualizzare il negazionismo sincero. Perché il negazionismo sincero fa sì che le persone non reagiscano più secondo i loro istinti, in base al più elementare buon senso. La nostra casa è in fiamme, come dice Greta Thunberg. E il fatto che i bambini e gli adolescenti siano le persone più responsabili del pianeta in questo momento la dice lunga sulle generazioni di adulti oggi in attività. E dunque. La nostra casa è in fiamme. Cosa fai quando la tua casa va a fuoco? Ti siedi e aspetti che il fuoco bruci te e la tua casa? Commenti con il familiare o l'amico della porta accanto su come Bolsonaro sia un negazionista mentre cerchi di identificare se l'odore di bruciato viene dal tostapane del vicino? Aspetti di sentirti motivato dalla speranza o da qualche altro nobile sentimento per alzarti dalla poltrona e agire? Chi lo fa?


Noi, noi lo stiamo facendo. Lo stanno facendo i negazionisti schietti. La maggioranza della popolazione, in tutti i settori lo sta facendo. E così il pianeta-casa continua a bruciare. I più deboli moriranno per primi, sta già accadendo, ma gli impatti raggiungeranno tutti. Ognuno di voi che in questo momento sta leggendo queste righe, può non essere ancora in grado di dargli un nome, ma quella sensazione di angoscia che state sentendo nella vostra vita, di terreno che scompare sotto i vostri piedi, il malessere che si insinua nella vostra insonnia, tutto questo ha un nome. Non c'è una pillola per liberarsene, l'unica possibilità è agire. Dopo tutto, cosa fai quando la casa va in fiamme? E, credimi, la casa è in fiamme. La pandemia, frutto in gran parte della distruzione sistematica della natura, è un esempio della sfida che stiamo affrontando.


Ad oggi, il pianeta si è già riscaldato di 1,1 gradi Celsius, a livello globale, dalla rivoluzione industriale. Non è più necessario leggere rapporti scientifici per notarne gli effetti. Basta guardare fuori dalla finestra o leggere i titoli dei giornali su temperature record, incendi e inondazioni. In Cina, la nuova grande potenza mondiale, passeggeri sono annegati nella metropolitana. Evitare il surriscaldamento di 1,5 gradi Celsius è stato l'obiettivo di ogni vertice sul clima. Lo è anche ora, a Glasgow. Ma, senza negare l'immensa importanza delle COP, i fatti dimostrano che si fanno pochi progressi al di là di promesse e ancora promesse. Conosceremo presto i risultati concreti di quello attuale.


Se il surriscaldamento raggiunge i 2 gradi, i modelli informatici scientifici mostrano che 420 milioni di persone in più sarebbero esposte a ondate di calore estremo e il numero di morti legate al calore raddoppierebbe. Mezzo grado in più significa meno acqua, più fame e più povertà. A 2 gradi, il 18% delle specie di insetti, il 16% delle piante e l'8% dei vertebrati perderanno i loro habitat, il che significherebbe una maggiore pressione sulla produzione alimentare, l'impollinazione e la qualità dell'acqua. L'Amazzonia e altre foreste tropicali avrebbero meno possibilità di sopravvivenza. Gli oceani diventerebbero più acidi, ci sarebbe un impoverimento di ossigeno e più zone morte, aumentando la pressione sulla pesca e portando i coralli all'estinzione. Ci sarebbero anche dieci volte più possibilità di estati artiche senza ghiaccio e 2,5 milioni di chilometri quadrati di permafrost potrebbero sciogliersi. Entro la fine del secolo, il livello del mare si alzerebbe di almeno dieci centimetri in più rispetto a quanto accadrebbe se il riscaldamento si fermasse a 1,5 gradi, lasciando più di 10 milioni di persone esposte alle inondazioni.


Terribile, vero? Sì. E far finta che non stia succedendo renderà tutto molto più terribile, perché la verità è che con gli attuali governanti, al servizio delle grandi multinazionali, con gli attuali governanti al servizio della minoranza globale dominante e della minoranza dominante di ogni paese, sarà molto difficile fermarsi a 2 gradi. A meno che i negazionisti sinceri non smettano di essere sinceri e comincino a combattere su tutti i fronti.


L'ONU ha già calcolato che, al momento, il pianeta si avvia a diventare 2,7 gradi più caldo. Con questo livello di riscaldamento, la durata media delle siccità passerà da due mesi, nel caso stazioni a 1,5 gradi, a dieci mesi. Il numero di giorni caldi raddoppierà e le temperature massime si manterranno sui 40 gradi. Un altro mezzo grado di riscaldamento globale e non ci saranno più estati con ghiaccio nell'Artico. Il rischio di ondate di calore marine, che possono devastare popolazioni di pesci e crostacei, sarà 41 volte superiore a quello della fase pre-industriale. Ad ogni aumento di 1 grado di riscaldamento, il nostro pianeta diventerà sempre più irriconoscibile e la nostra vita su di esso sempre più ostile. Ci sono modelli che prevedono cosa succederà fino a 6 gradi di riscaldamento, ma mi fermo qui.


Di nuovo. Se la tua casa sta bruciando, cosa fai, anche se lo fai in nome dei tuoi figli e nipoti, che sono già nati su un pianeta peggiore e saranno adulti su un pianeta molto peggiore? Agisci. Non da solo, perché nessuno fa niente da solo. Da soli contiamo solo uno, e l'uno non conta. Questo è esattamente ciò che il capitalismo ha fatto di noi nell'esaltare l'individuo al di sopra del collettivo. È il momento di creare comunità con chi ci sta vicino, di cercare altri alleati, di scoprire cosa si può fare a partire dal proprio mestiere nella vita, di parlare con tutti quelli che si può, di chiamarli all'azione. E chi dovremmo ascoltare, a parte gli scienziati veramente impegnati?


Seguite il vostro istinto. Ci hanno fatto sopravvivere come specie quando era molto difficile sopravvivere. Se la tua casa è in fiamme, a chi ti rivolgerai per un aiuto, con chi combatterai fianco a fianco per spegnere l'incendio? Chiameri i piromani, quelli che hanno dato fuoco alla casa? Certamente no. Ma è da loro che i sinceri negazionisti si aspettano un'azione, per quanto incredibile possa sembrare. Aspettarsi una soluzione da chi ha dato fuoco alla casa-pianeta significa negare i più elementari istinti di sopravvivenza. Come mai la maggior parte arriva al punto di farlo è qualcosa che dovremo capire molto meglio. Tu, naturalmente, ascolterai, cercherai una guida e ti alleerai con coloro che hanno costruito parte della casa e hanno vissuto su questo pianeta-casa per millenni senza distruggerlo. In Brasile, i popoli originari, i cosiddetti indigeni, e le comunità tradizionali dell'Amazzonia, del Cerrado, del Pantanal e di altri biomi.


Non affronteremo la minaccia dell'autoestinzione senza abitare un'altro linguaggio. La soluzione non verrà da coloro che trattano il fiume, la foresta, la montagna come risorse, ma da coloro che trattano il fiume come loro nonno, gli alberi come loro sorelle, la montagna come loro madre. Non perché sono naïf o "primitivi", ma perché sanno che la vita sul pianeta è uno scambio costante e non gerarchico tra esseri umani e non umani, visibili e invisibili.


C'è però un problema più immediato. Sono le persone che convivono con la natura senza distruggerla, perché sono anch'esse natura, ad essere assassinate in prima linea. Il loro sterminio è stato decretato proprio perché sono la barriera fisica, corporale, all'avanzata della distruzione sul suolo della foresta e degli altri biomi dai ruralisti e dalla base che sostiene Bolsonaro: grileiros, madeireiros, padroni di miniere, compagnie minerarie transnazionali, appaltatori di grandi opere. Li stanno assassinando o costringendo a cercare rifugio insieme alle loro famiglie, adesso, in questo esatto momento. Hanno bisogno di tutto il nostro sostegno.


L'impeachment di Bolsonaro, per una serie di ragioni già analizzate in articoli precedenti, è sempre più lontano. La minoranza che ci controlla, in diversi settori, crede di poter ancora fare profitti con Bolsonaro. E, come è stato più che provato, pensano anche che gli altri -noi- possiamo morire. Le nostre vite valgono poco per questa gente. Le vite dei bianchi della classe media un po' di più, quelle dei neri e degli indigeni niente. Sconfiggere Bolsonaro nel 2022, cosa che potrebbe accadere ma che è lontana dall'essere una certezza, non è sufficiente. I ruralisti e altri predatori erano al governo prima di Bolsonaro e seguiranno dopo di lui nell'attuale menu di opzioni. Ricardo Salles, il ministro anti-ambiente, è stato sostituito da un altro che esegue la stessa politica, solo con meno pirotecnia, per soddisfare le esigenze del momento. È tutto un trucco. Tereza Cristina, la “musa del veleno”, è ancora saldamente al Ministero dell'Agricoltura a fare la politica ruralista, la politica delle grandi multinazionali, che è la politica di base. Altre Tereze Cristine arriveranno, statene certi, indipendentemente da chi subentrerà nel 2023.


Dobbiamo abbandonare subito il negazionismo sincero. Perché, in larga misura, siamo soli ad affrontare la minaccia dell'estinzione. Non c'è tempo. La lotta per la sopravvivenza è ora. Ailton Krenak, uno dei principali intellettuali indigeni del nostro tempo, parla di rinviare la fine del mondo. Non so se c'è tempo per rimandare la fine del mondo. Quello che so è che non possiamo aspettare di saperlo prima di combattere. Dobbiamo lottare ora, anche senza speranza, anche senza garanzie. È ora di lottare per la vita. Se aspettiamo quelli che ci controllano, più che governarci, la casa intera diventerà cenere. Dobbiamo lottare ora, almeno per non essere costretti a chinare la testa davanti alle generazioni future, alle quali lasceremo in eredità un pianeta in rovina.


*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.

Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.

Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).


Email: elianebrum.coluna@gmail.com

Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui

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