Dominata dalla base violenta e criminale che sostiene Bolsonaro, l'Amazzonia mostra i forti legami tra autoritarismo e distruzione ambientale di Eliane Brum*, El País 19.08.2021
(traduzione di Carlinho Utopia)
[Nota: All’articolo che segue, abbiamo aggiunto alcuni passi estrapolati da un post di Eliane Brum sulla stessa materia, pubblicato su Facebook il 17.08.2021]
Altamira, la città amazzonica epicentro della deforestazione, ha visto, mercoledì scorso, il passato materializzarsi nel presente. Il generale delle forze armate José Hamilton Mourão, vicepresidente del Brasile, ha sorvolato la regione e ha tenuto una conferenza stampa presso il Battaglione di Fanteria della Selva, trasmessa in diretta da TV Brasil. L'obiettivo era creare l'immagine da mostrare al mondo, di un governo che adotta misure per combattere la distruzione dell'Amazzonia, che è aumentata vertiginosamente proprio con Jair Bolsonaro. Ma ai buoni intenditori, questa immagine evoca l'incubo autoritario della dittatura civile-militare (1964-85), che inaugurò la distruzione della foresta su larga scala. Funge anche da ponte con il momento attuale, nel quale Bolsonaro convoca i suoi sostenitori per realizzare un "auto-golpe" il prossimo 7 settembre.
Mourão presiede il Consiglio nazionale dell'Amazzonia legale (ndr. il settore di bacino amazzonico appartenente al Brasile). Il comando delle operazioni nella foresta è passato dai civili ai militari, una politica antidemocratica che si è rivelata inefficace. Applicano la logica della guerra, che ha distrutto la foresta durante la dittatura del passato. Ma guerra contro chi? I distruttori dell'Amazzonia – grileiros*, madeireiros* e garimpeiros* - sono la base di appoggio del governo Bolsonaro e agiscono con la sua benedizione.
(*ndt. “Grileiros”: "land grabbers", accaparratori di terre; si appropriano illegalmente e quasi sempre con violenza di terre publiche. “Madeireiros”: taglialegna illegali, trafficanti di legname. “Garimpeiros”: cercatori d'oro e minerali.)
Non c'è sicurezza per chi protegge l'Amazzonia. Mentre il Generale reinaugura la dittatura civile-militare, in tutta la regione i grileiros, mantenendo il loro modus operandi, continuano a dare fuoco alle case di contadini, indigeni, popolazioni fluviali e quilombolas*. Le case in fiamme sono un avvertimento, il prossimo atto sarà il loro sterminio. I leaders di queste comunità sono minacciati di morte, spesso uccisi. I garimpeiros, guidati dalla criminalità organizzata, invadono terre indigene come quella degli Yanomami. Compagnie minerarie transnazionali simulano di operare nella legalità mentre distruggono l’Amazzonia. Il corrotto Arthur Lira, presidente della Camera dei Deputati, impedisce l'apertura di un processo di impeachment contro il presidente e ordina l'approvazione dei disegni di legge che decretano la fine della foresta.
(*ndt. Quilombolas: sono gli integranti di comunità chiamate Quilombos, formate da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile all'epoca della schiavitù. Attualmente si contano oltre 1500 comunità quilombolas presenti in varie aree del paese.)
La scena di un generale vicepresidente al comando delle operazioni in Amazzonia sarebbe stata impensabile qualche anno fa. Ecco perché il lato marcio delle Forze Armate è così grato a Bolsonaro. Mourão ha tenuto la conferenza stampa sull'autostrada Presidente Médici. Non è una coincidenza. Medici fu il generale che presiedeva il paese quando il sequestro, la tortura e l'esecuzione degli oppositori erano politiche di Stato. Il periodo in cui l'eroe di Bolsonaro, il colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra, ha torturato, sequestrato e ucciso uomini e donne adulti e torturato anche bambini. Fu anche il periodo in cui migliaia di indigeni vennero giustiziati per "liberare" la foresta per lo sfruttamento predatorio. Per completare i simbolismi, Medici inaugurò la Transamazzonica proprio lì, ad Altamira.
Rendere comuni immagini fino a poco tempo fa inaccettabili è strategico affinché la vita d'eccezione si insinui come normalità nella mente di un popolo spaventato, aggredito dall'inflazione e dalla disoccupazione e minacciato dalla fame come non accadeva da decenni. E così si prosegue sempre più velocemente verso il baratro. Mentre loro distruggono il Brasile, quasi 600 mila brasiliani sono finiti sotto terra, morti per il coronavirus, comprovatamente disseminato da Bolsonaro e i suoi ministri per raggiungere l’"immunità di gregge"
Bolsonaro e Mourão apparentemente non vanno molto d'accordo, ma la verità è che l'uno è funzionale all'altro per mantenere lo stesso governo autoritario. Mentre Mourão marciava alla volta di Altamira circondato dai militari, a Manaus, città che ha visto scene di orrore durante la pandemia, Bolsonaro inaugurava un complesso residenziale. Senza mascherina, baciando di tanto in tanto un bambino accanto a lui, l'antipresidente ha sfoderato la sua spavalderia: "Il 7 settembre sarò dove sta il popolo".
È tempo che ciascuno, in silenzio, guardi dentro di sé e decida chi è e vuole essere in un momento di tale gravità da determinare il presente e il futuro delle nuove generazioni di cui tutti siamo responsabili. Possiamo contare solo su noi stesse e noi stessi e su ciò che resta delle istituzioni che non hanno ancora tradito la Costituzione.
Resistere, nei modi in cui ognuno può, unirsi agli altri per fare rete e comunità, è l'unico atteggiamento etico possibile per chi vuole continuare a guardarsi allo specchio senza vergognarsi di ciò che vede.
*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista si occupa in particolare di Amazzonia e di periferie urbane. Collabora con El País e The Guardian e i suoi articoli appaiono anche sulla rivista Internazionale. Ha pubblicato un romanzo, Uma Duas (2011), e varie raccolte di interviste e reportage, tra cui “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro” (Arquipélago). In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo. “Le vite che nessuno vede” è stato selezionato per il National Book Award 2019 ed è stata tradotta in numerosi paesi.
Site: elianebrum.com
Email: elianebrum.coluna@gmail.com
Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum
Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui
Kommentare