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Writer's pictureEliane Brum

Gli indigeni combattono (quasi) da soli per te

Updated: Sep 7, 2021

Molte delle decisioni importanti per il futuro della specie umana vengono prese in paesi come il Brasile, con presidenti autoritari, parlamenti corrotti e un'élite economica predatoria. di Eliane Brum *, El Pais (Es) 01.09.21

(traduzione di Carlinho Utopia)

Popoli indigeni manifestano a Brasilia | Foto: @cicerone.bezerra
Popoli indigeni manifestano a Brasilia | Foto: @cicerone.bezerra

Le popolazioni indigene hanno allestito a Brasilia quello che è considerato il più grande accampamento nella storia del movimento: 6.000 persone di 117 diverse etnie. Le popolazioni indigene sono venute a seguire il giudizio del cosiddetto “Marco Temporal”, che potrebbe stabilire che solo i popoli che si trovavano nel loro territorio al momento della promulgazione della Costituzione brasiliana hanno il diritto di demarcare le loro terre. Questa è la decisione più importante del Supremo Tribunale Federale per il futuro dell'Amazzonia e di altri ecosistemi vitali. Il suo risultato avrà un impatto diretto sul modo di affrontare l'emergenza climatica e la sesta estinzione di massa. E arriva nel momento più pericoloso del governo autoritario di Jair Bolsonaro.

Gli eventi in Brasile illustrano il dramma di chi vive sul pianeta in una crisi climatica. Non basta seguire i vertici mondiali, come quello di Glasgow a novembre. Il destino della specie umana si decide in gran parte in paesi come il Brasile, con presidenti autoritari, parlamenti corrotti e un'élite economica predatoria. Se Bolsonaro straccia ogni giorno la Costituzione del proprio Paese, adempirebbe a un accordo sul clima? È una sfida non solo per gli organizzatori mondiali e la stampa che si dice globale, ma anche per ogni cittadino di questo pianeta. Ed è di questo che tratta il processo in corso a Brasilia. Secondo il “Marco Temporal”, solo i popoli che si trovavano nel loro territorio il 5 ottobre 1988 avrebbero diritto alle loro terre ancestrali. Questa tesi è forse la più perversa di una storia segnata dalla perversione. Se i popoli indigeni non si trovavano nelle loro terre in quella data, è perché avevano dovuto abbandonarle per non essere uccise da grileiros, garimpeiros, madeireiros o dalle compagnie transnazionali. Ma secondo i legislatori avrebbero perso il diritto alla loro dimora perché non c'erano. (ndt. “Grileiros”: land grabbers, accaparratori di terre; si appropriano illegalmente e quasi sempre con la violenza di terre publiche. “Madeireiros”: taglialegna illegali, trafficanti di legname. “Garimpeiros”: cercatori d'oro e minerali).


È assurdo, ma viene giudicato. Se il Supremo Tribunale Federale approverà il "Marco Temporal", la distruzione dell'Amazzonia e di altri biomi accelererà a un livello senza precedenti. Fino ad oggi, la presenza delle popolazioni indigene è stata la principale garanzia di una natura viva: meno del 2% di tutta la deforestazione avvenuta tra il 1985 e il 2020 è avvenuta su terre indigene. Per contro, le aree di proprietà privata hanno concentrato quasi il 70% della perdita di vegetazione autoctona, soprattutto a causa dell'agribusiness, che difende il principio del "Marco Temporal" attraverso rappresentanti e lobbisti che dominano il Congresso brasiliano. Con un altro impeto golpista, Bolsonaro ha già minacciato che, se il Supremo Tribunale Federale respingesse il "Marco Temporal", disobbedirà alla decisione. Ancora una volta, solo il corpo degli indigeni si interpone alla distruzione della foresta, strategica per la vita umana sul pianeta. Non è sufficiente.


*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista si occupa in particolare di Amazzonia e di periferie urbane. Collabora con El País e The Guardian e i suoi articoli appaiono anche sulla rivista Internazionale. Ha pubblicato un romanzo, Uma Duas (2011), e varie raccolte di interviste e reportage, tra cui “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro” (Arquipélago). In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo. “Le vite che nessuno vede” è stato selezionato per il National Book Award 2019 ed è stata tradotta in numerosi paesi.


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui


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