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Writer's pictureEliane Brum

Impunità in Amazzonia

Finché Bolsonaro è al potere, le possibilità dell'umanità di controllare il riscaldamento globale diminuiscono di minuto in minuto

di Eliane Brum*, El País 20.04.2022


Juma Xipaya nel novembre del 2020 a Altamira (Brasile) | foto Lilo Clareto
Juma Xipaya nel novembre del 2020 a Altamira (Brasile) | foto Lilo Clareto

Una draga mineraria di tre piani e 30 metri di lunghezza, dal costo stimato di 2 milioni di reais, che naviga attraverso l'Amazzonia, è la più recente immagine della distruzione della foresta sostenuta dal governo di Jair Bolsonaro.


Il 14 aprile, sette garimpeiros (minatori illegali, ndt.) - cinque adulti e due adolescenti - hanno raggiunto la terra del popolo Xipaya e hanno minacciato il padre di Juma, la prima leader donna del suo popolo e una tra i protagonisti del vertice sul clima di Glasgow.


Il mostruoso vascello ha poi navigato attraverso due unità di conservazione: le riserve estrattive del fiume Iriri e il Riozinho do Anfrísio.


Agenti della Forza Nazionale e dell'ICMBio, l'organismo responsabile della conservazione della biodiversità, hanno sequestrato la draga e arrestato i criminali in flagrante.


Sembrava una rara vittoria in una delle prime linee della guerra del clima. Ma finché Bolsonaro è al potere, le possibilità dell'umanità di controllare il riscaldamento globale diminuiscono di minuto in minuto.


Il giorno dopo, la Polizia Federale ha rilasciato i criminali. La scusa: non avrebbero potuto portarli in una stazione di polizia entro le 24 ore previste dalla legge perché la regione era "di difficile accesso".


Una delle principali strategie del governo di ultradestra del Brasile è quella di divorare le istituzioni dall'interno. Non è necessario chiuderle, come è successo nei regimi autoritari del XX secolo: esistono ancora, ma non lavorano contro il presidente, la sua famiglia, i suoi amici e la sua base di appoggio.


Fino all'entrata in carica di Bolsonaro, la Polizia Federale era una delle poche forze di sicurezza che godeva del rispetto della popolazione. Le altre erano segnate sia dalla corruzione che dalla pratica quotidiana delle esecuzioni sommarie. Bolsonaro sta riuscendo a distruggere l'immagine dell'unica forza di polizia che sembrava funzionare in Brasile.


Dopo essere stati rilasciati, i garimpeiros hanno deriso le popolazioni della foresta che li hanno denunciati, mostrando da che parte sta il potere nel paese. Adulti e bambini ora dormono e si svegliano nel terrore, nel mirino dei criminali che invadono i loro territori con la certezza di avere dalla loro parte il governo e le forze di sicurezza controllate da Bolsonaro.


All'inizio del millennio, la regione amazzonica chiamata Terra di Mezzo, un'enclave naturale di milioni di ettari, era una delle ultime in cui la foresta ancora respirava. Mantenerla in vita era strategico per qualsiasi scenario in cui si volesse preservare la vita umana.


Sono stata la prima giornalista a raggiungere la regione in compagnia del fotografo Lilo Clareto, nel 2004. Siamo arrivati a Riozinho do Anfrísio, la comunità più minacciata, dopo quattro giorni di fiume. Abbiamo navigato a fianco del principale leader della resistenza, Herculano Porto, la cui testa era il bersaglio dei proiettili dei madeireiros (taglialegna illegali, trafficanti di legname, ndt.) e dei grileiros ("land grabbers", accaparratori di terre, ndt.).


La settimana scorsa, 18 anni dopo, mentre la mostruosa zattera profanava la Terra di Mezzo, ho sparso con la famiglia e gli amici le ceneri di Lilo, ucciso dal covid-19. Secondo i sui desideri, Lilo si è fuso con la foresta e i suoi esseri nel punto esatto in cui il Riozinho bacia l'Iriri.


Il giorno seguente, il 14 aprile, la storia di Herculano Porto è stata ricordata in un omaggio che mirava a mostrare il passato di lotta alla nuova generazione, che oggi si è corrotta alleandosi con i distruttori della foresta.


E poi è arrivata la draga mineraria, i criminali sono stati arrestati e poi rilasciati. Ancora una volta, la certezza è che resistere è rischiare di essere uccisi. È meglio allora allearsi con chi comanda il paese.


Non mi stancherò di ripeterlo: la società globale deve capire che il futuro dell'umanità dipende dalla lotta che si conduce nel presente contro un governo che usa la macchina statale per distruggere l'Amazzonia. Troppo soli, perdiamo quasi sempre.



*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.

Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.

Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).


Email: elianebrum.coluna@gmail.com

Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui

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