Il Brasile di Bolsonaro porta al COP26 il genocidio indigeno in nome dell'oro dell'Amazzonia di Eliane Brum*, El País 22.10.21
(traduzione di Carlinho Utopia)
Come definire un paese che cerca l'oro e sputa corpi di bambini? Come definire un pianeta che cerca l'oro e sputa corpi di bambini? Questo è quello che è successo, secondo i leader del popolo Yanomami, nell'Amazzonia brasiliana. I due piccoli indigeni, di quattro e sette anni, stavano giocando nel fiume quando una draga per l'estrazione illegale dell'oro li ha risucchiati. E poi, come carne senza valore, li sputati nella corrente. Jair Bolsonaro è come la draga delle miniere illegali, una macchina umanamente mostruosa che, alla ricerca dell'oro dell'Amazzonia, sputa fuori bambini morti: i figli di coloro che, nelle sue parole, sono solo "quasi umani". Il Brasile di Bolsonaro arriva alle porte del vertice sul clima di Glasgow sputando bambini indigeni. È un paese che supera le metafore, la cui letteralità è spesso letale. Per gli Yanomami, un popolo che ha subito diversi stermini dal 20° secolo in avanti, lo scavo della terra da parte dei minatori illegali causa la "xawara" - fumo di metallo - che ha creato il coronavirus e altre malattie. I bianchi, che nella loro lingua e in quella di diversi popoli nativi sono sinonimo di nemici, stanno abbattendo il cielo. Il cielo che cade è l'immagine del collasso climatico, della distruzione del pianeta, il tema di questo e di tutti i summit sul clima. Ci sono 20.000 minatori illegali che stanno abbattendo il cielo nella terra degli Yanomami. Bolsonaro sta cercando di far passare un disegno di legge al Congresso per permettere l'estrazione mineraria sulle terre indigene. Spronati dal presidente e dal prezzo dell'oro sul mercato internazionale, i minatori stanno facendo uso della forza per appropriarsi dei territori. Ci sono indizi che il controllo dell'attività mineraria illegale sulla terra degli Yanomami sia in mano a una delle più grandi fazioni criminali del Brasile, il che ha moltiplicato la violenza e introdotto armi da guerra nella foresta. A maggio, mentre fuggivano da una sparatoria, altri due bambini sono annegati. Bolsonaro ha usato il coronavirus come un'arma biologica inaspettata, per minare la resistenza all'invasione predatoria nella foresta. Il primo Yanomami a morire è stato un adolescente di 15 anni. Poi altre madri hanno pianto la morte dei loro bambini, i cui corpi sono stati loro strappati senza spiegazione. E così via. La sequenza dei crimini è raccontata in un articolo dell'antropologa Sílvia Guimarães, che ha lavorato con i Sanoma, un gruppo Yanomami, per 20 anni. I minatori sono vettori di covid-19, malaria, tubercolosi e altre malattie. L'acqua è contaminata da mercurio e altri agenti. Gli adulti si stanno ammalando e così quelli che avevano sovranità alimentare passano ad avere insicurezza alimentare. Mancano i servizi sanitari e persino le medicine di base. Un medico dice che oggi i bambini ricevono le medicine solo quando vomitano letteralmente i vermi. Bolsonaro e alcuni padroni del pianeta non hanno capito che, in un pianeta al collasso climatico, l'oro sono le foreste e i loro popoli. A coloro che negozieranno vite al COP26, un messaggio del poeta Aimé Césaire (1913-2008): la cosificazione degli altri ci trasforma tutti in cadaveri.
*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.
Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.
Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).
Site: elianebrum.com
Email: elianebrum.coluna@gmail.com
Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum
Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui
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