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  • Writer's pictureEliane Brum

L’anno D per l'Amazzonia

Nel 2022, l'ultimo anno del governo di Bolsonaro, la portata della distruzione della foresta amazzonica dipenderà in gran parte dagli europei e dall'Europa

di Eliane Brum*, El Pais (Spagna), 22.12.2021

Una immagine aerea mostra un albero solitario in una zona deforestata nella zona di Porto Velho, Rondonia, nell'agosto dello scorso anno | foto: Ueslei Marcelino (Reuters)
Una immagine aerea mostra un albero solitario in una zona deforestata nella zona di Porto Velho, Rondonia, nell'agosto dello scorso anno | foto: Ueslei Marcelino (Reuters)

Dopo due anni di pandemia e con una nuova variante del coronavirus che attraversa il pianeta, mi piacerebbe scrivere che i segnali indicano un nuovo anno migliore. Ma tutti i dati indicano che il 2022 potrebbe essere il peggior anno della storia recente per la foresta amazzonica. E l'anno peggiore per l'Amazzonia è un anno peggiore per il mondo. Non è una questione di pessimismo o di ottimismo, queste due chiavi oggi girano a vuoto. Con l'emergenza climatica e la sesta estinzione di massa delle specie in corso, siamo in un altro tipo di guerra mondiale, e per questa non sarà possibile alcuna ricostruzione, come dopo il 1945. I supporti vitali della Terra, come le foreste tropicali, non possono risollevarsi da un determinato punto di distruzione. Il 2022 potrebbe essere l'anno D per l'Amazzonia. E il risultato dipenderà in gran parte da quanta pressione gli europei faranno sui loro parlamenti e sull'Unione europea.


I sondaggi più recenti mostrano che, alle elezioni presidenziali brasiliane del 2022, Lula da Silva batterebbe Jair Bolsonaro in qualsiasi scenario. È chiaro però che la strada è ancora lunga e che la sconfitta dell'estremista di destra in cerca di rielezione non è garantita. È altrettanto ovvio che cercherà di ampliare il golpe nel suo ultimo anno di mandato, ma ha sempre meno sostegno. L'unica certezza per la sua base d'appoggio - i grileiros ("land grabbers", accaparratori di terre pubbliche), i madereiros (taglialegna illegali, trafficanti di legname) e i garimpeiros (minatori illegali) - è che il 2022 è l'ultimo anno in cui è assicurato loro il saccheggio libero dell'Amazzonia.


Sono appena rientrata da una spedizione nella foresta profonda e la devastazione è terrificante. In alcuni casi, poiché Bolsonaro ha indebolito i controlli e incoraggiato i distruttori, i popoli della foresta sono finiti a lavorare per i loro nemici, corrompendosi. Le comunità e i leader che resistono sono minacciati di morte. Le imprese transnazionali stanno aumentando la pressione per insediarsi, approfittando del campo libero. L'anno finirà con il tracollo della foresta.


Una delle poche possibilità per fermare o almeno limitare la distruzione è fare pressione sui padroni del denaro. La pressione deve essere senza precedenti: molto maggiore e più forte di quanto non sia stata finora. Qualsiasi negoziazione con il Brasile e con le imprese brasiliane o che operano in Brasile deve essere direttamente condizionata alla comprovata conservazione della foresta. È inaccettabile che l'accordo commerciale tra Unione Europea e Mercosur sia firmato mentre Bolsonaro è presidente. Qualsiasi passo in questa direzione sarà un colpo fatale per la foresta amazzonica e i suoi popoli. La pressione di ogni cittadino conta. Brindiamo a Capodanno per l'essere ancora vivi nonostante tutto e, il giorno dopo, solleviamoci tutti per la lotta più grande: fare in modo che i nostri figli abbiano un pianeta-casa in cui vivere.


*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.

Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.

Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).


Email: elianebrum.coluna@gmail.com

Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui


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