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  • Writer's pictureEliane Brum

Mario, quelle che tu chiami "pagliacciate" noi lo chiamiamo sangue

Le recenti dichiarazioni del Premio Nobel per la Letteratura a favore di Bolsonaro sono indicative della crisi delle democrazie di Eliane Brum*, El País, 18.05.22


Il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa | foto: Luis Robayo (AFP)
Il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa | foto: Luis Robayo (AFP)

Durante una conferenza a Montevideo, il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa si è espresso sulle elezioni brasiliane del prossimo ottobre. Lo scrittore peruviano ha dichiarato: "Le pagliacciate di Bolsonaro sono molto difficili da ammettere per un liberale. Tuttavia, tra Bolsonaro e Lula, preferisco Bolsonaro".


Non è la prima volta che il noto scrittore fa dichiarazioni politiche controverse, per usare un eufemismo. Ma difendere Jair Messias Bolsonaro contro Luiz Inácio Lula da Silva, significa andare di gran lunga oltre gli stessi standard di Vargas Llosa.


Mai come oggi è stato tanto importante poter distinguere un liberale da un estremista di destra e dichiarazioni come queste offuscano questo confine e contribuiscono al processo di corrosione della democrazia.


Vediamo che cosa il presunto liberale Mario Vargas Llosa, un personaggio che ha frequentato per decenni raffinati circoli intellettuali in Europa, considera "le pagliacciate di Bolsonaro":

il persistente attacco alle urne elettroniche e al processo elettorale, per giustificare un colpo di stato nel caso in cui non venisse rieletto; la ricorrente aggressione alle istituzioni che non è riuscito a controllare, come il Superiore Tribunale Elettorale e la Corte Suprema; i quasi 700.000 decessi per il covid-19, risultato della comprovata esecuzione di un piano di diffusione del virus per ottenere la cosiddetta “immunità di gregge", con un attacco sistematico all'uso di dispositivi di protezione come le mascherine e contro i vaccini; sostegno ai garimpeiros (minatori illegali), ai madereiros (taglialegna illegali, trafficanti di legname) e ai grileiros ("land grabbers", accaparratori di terre) responsabili della contaminazione da mercurio dei fiumi, della deforestazione record e dell'uso della violenza contro i difensori delle foreste, nonché dello stupro delle donne indigene, nel caso dei garimpeiros; lo smantellamento della legislazione ambientale costruita in decenni, lo svuotamento degli organismi di protezione e l'allentamento delle pene per chi distrugge la natura; i continui attacchi alle donne, ai popoli nativi e ai neri; i rapporti sempre più evidenti con le milizie paramilitari che controllano il crimine organizzato e la difesa e l’incentivo all'armamento della popolazione civile.


L'elenco delle "pagliacciate" non entra nello spazio di questa rubrica, ci vorrebbe un'intera edizione domenicale de El País, allegati compresi.


Ma il presunto liberale Mario Vargas Llosa preferisce Bolsonaro a Lula perché l'ex presidente, favorito nei sondaggi, "è stato in prigione" e i giudici lo hanno condannato "come un ladro".


Vargas Llosa non deve essere informato che Lula ha trascorso si 580 giorni in carcere, ma che la Corte Suprema ha successivamente annullato le condanne e ordinato di ricominciare il procedimento dall'inizio a causa di errori procedurali, il che lo rende innocente fino a prova contraria. Se le condanne fossero state confermate, Lula non avrebbe potuto essere candidato.


La posta in gioco nelle elezioni brasiliane di ottobre è la democrazia stessa. Per quante critiche si possano fare a Lula e ai suoi governi - e ce ne sono molte - egli è un democratico. Bolsonaro, sul quale pesano diverse denunce per genocidio presso la Corte penale internazionale, è un sostenitore della dittatura militare, ha come eroe dichiarato il principale torturatore del regime e ha fatto del Brasile un Paese in stato di golpe.


Per un vero liberale, le azioni di Bolsonaro non dovrebbero essere "difficili da ammettere", ma piuttosto impossibili da accettare. Ammetterle come male minore significa mancare di rispetto alla vita dei più fragili e alla stessa democrazia.


Che tra la civiltà e la barbarie, una persona con la risonanza pubblica di Vargas Llosa si schieri pubblicamente a favore della barbarie, riducendo a "pagliacciate" atti che hanno tolto la vita a tante persone e portato al punto di non ritorno la più grande foresta tropicale del mondo, è molto esplicativo riguardo al perché le democrazie sono in crisi e lascia intravedere l'istinto autoritario e razzista di una parte significativa delle élite intellettuali dell'America Latina.


A Vargas Llosa dobbiamo dire: quelle che lei chiama "pagliacciate" noi, che subiamo la violenza quotidiana imposta da Bolsonaro, la chiamiamo sangue.



*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.


Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.


Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).


Email: elianebrum.coluna@gmail.com

Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui

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