Favorito in un'elezione il cui obiettivo principale è quello di estromettere Jair Bolsonaro dal potere, l'ex presidente deve convincere di essere in grado di ricostruire un Brasile in rovina
di Eliane Brum*, El País 02.02.2022
(traduzione di Carlinho Utopia)
Salvo inaspettati colpi di scena, Luiz Inácio Lula da Silva sarà il prossimo presidente del Brasile. Tuttavia, lo scenario delle elezioni brasiliane del prossimo ottobre è privo dell'entusiasmo, dell'energia e della speranza che hanno caratterizzato, per esempio, le recenti elezioni in Cile. Gabriel Boric è un leader giovane che rappresenta le forze emergenti del paese e incarna gli aneliti di un Cile più inclusivo e cosciente delle sfide della crisi climatica.
In Brasile invece, l'obiettivo principale sembra essere quello di sconfiggere il progetto che sta divorando il paese dall'interno più ancora che andare al governo con un nuovo progetto di paese.
Per una parte della società brasiliana, votare per Lula non costituisce tanto una scommessa su un Brasile creatore e creativo quanto una (significativa) riduzione del danno per un popolo disperato.
È una scelta facile per chiunque abbia anche un minimo apprezzamento per la democrazia. Da un lato c'è Bolsonaro, un uomo perverso che ha deliberatamente contribuito alla morte per covid-19 di oltre 600.000 brasiliani, portato l'Amazzonia molto vicino al punto di non ritorno e distrutto parte dell'impianto dei diritti. Dall'altro c'è Lula, che ha lasciato il potere con quasi il 90% dei consensi, l'ascesa sociale di 29 milioni di persone e politiche pubbliche decisive per l'inclusione ed i diritti di cittadinanza dei neri. L'ovvietà della scelta, tuttavia, non elimina il carattere malinconico di elezioni in cui l'obiettivo principale è rimuovere qualcuno dal potere.
Nel 2002, quando è stato eletto per la prima volta, Lula rappresentava la migliore possibilità che il Brasile aveva per smettere di essere l'eterno paese del futuro e diventare il paese del presente. Lula era il nuovo. Oggi, a 76 anni, due mandati presidenziali dopo (e un periodo in prigione per corruzione dopo un processo giudiziario discutibile), Lula non può più incarnare ciò che ha incarnato in passato. I molti successi di Lula al potere lo rendono il favorito, ma questo non significa dimenticare la corruzione del suo partito al governo e gli orrori prodotti contro l'Amazzonia ed i suoi popoli nella costruzione di grandi dighe idroelettriche.
Lula ormai non rappresenta più un'utopia, ma ciò che è possibile. In un paese governato oggi da una canaglia, il possibile è qualcosa a cui aspirare. Tuttavia, per ricostruire un paese in rovina, è necessario molto di più. Lula ha otto mesi per convincere la parte della società brasiliana che anela a un vero cambiamento che ha imparato dai suoi errori, ha fatto almeno un corso intensivo sulla crisi climatica e sarà in grado di creare ministeri con più donne, neri e persone LGBTQIA+ di quelli precedenti. Un buon inizio di questo dialogo sarebbe garantire, per esempio, che non si costruiscano più dighe idroelettriche in Amazzonia. Lula ha abbastanza esperienza per sapere che è possibile essere eletti per sconfiggere un progetto. Per governare, però, è necessario far sognare il popolo.
*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.
Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.
Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).
Site: elianebrum.com
Email: elianebrum.coluna@gmail.com
Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum
Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui
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