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Bolsonaro: la guerra in Ucraina è una "opportunità" per avanzare sull'Amazzonia

Gli effetti negativi sulla crisi climatica del conflitto ingaggiato da Putin si stanno già facendo sentire e i suoi colleghi del pianeta si stanno muovendo per fare profitti sul sangue.

di Eliane Brum*, El País 16.03.2022


Il presidente Jair Bolsonaro, nella Base Aerea di Brasilia, lo scorso 10 marzo | foto: Adriano Machado (Reuters)
Il presidente Jair Bolsonaro, nella Base Aerea di Brasilia, lo scorso 10 marzo | foto: Adriano Machado (Reuters)

"Con la crisi tra l'Ucraina e la Russia si è venuta a creare una buona opportunità per noi", ha annunciato Jair Bolsonaro. La "buona opportunità" è data dall'estrazione di potassio che garantisca al Brasile la produzione di fertilizzanti nel momento in cui ne sono state bloccate le importazioni dalla Russia.


Ma c'è un trucco: Bolsonaro sostiene che è urgente autorizzare l'estrazione mineraria nelle terre indigene. Si tratta di una bugia, dato che solo un decimo delle riserve di potassio conosciute si trovano nei territori dei popoli indigeni, una verità irrilevante per i neofascisti come lui. Siccome il Congresso è dominato dai cosiddetti "deputados de aluguel” (letteralmente “parlamentari in affitto”, che si vendono al miglior offerente, ndt.) il disegno di legge, noto come PL 191, sta compiendo velocemente l'iter parlamentare, e sarà votato probabilmente già in aprile. Se sarà approvato, la foresta amazzonica sarà sull'orlo del punto di non ritorno.


Con poche chances di venire rieletto, visto che tutti i sondaggi lo danno perdente nel confronto con l'ex presidente Lula da Silva, Bolsonaro si deve giocare il tutto per tutto. Dal primo minuto del suo governo, il suo progetto principale è stato quello di permettere lo sfruttamento predatorio (legname, bestiame, soia e minerali) delle aree ancora protette della foresta amazzonica, al fine di garantire la privatizzazione del patrimonio pubblico.


In quest'ultimo anno, Bolsonaro sente che il tempo sta scadendo. Dare il via libera all'estrazione mineraria nelle terre indigene è la sua più grande aspirazione non realizzata e anche una delle sue carte vincenti per aumentare le sue possibilità di rielezione. Se lo farà approvare, il colpo sarà di tale portata che la Coalición Brasil Clima, Selvas y Agricultura (Coalizione Brasile Clima, Foreste e Agricoltura), che riunisce 324 banche e grandi imprese, molte delle quali con un passato e un presente con non poche ombre in materia di ambiente e diritti umani, si è già espressa con forza contro il progetto.


Guidati dal musicista e attivista Caetano Veloso, artisti e leader dei popoli indigeni hanno realizzato un Atto per la Terra a Brasilia con migliaia di persone, e hanno manifestato al Congresso contro una serie di leggi in corso di approvazione ribattezzate "Pacchetto distruzione".

"Chiediamo di non morire", ha detto la poetessa Elisa Lucinda.


Tuttavia, Bolsonaro e i suoi “parlamentari in affitto” rispondono solo agli interessi immediati. Il loro istinto è predatorio. Sono interessati a vincere oggi, anche a costo di giocarsi il loro stesso futuro. La guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina avrà un enorme impatto negativo sulla crisi climatica. Ed è già iniziato. Non solo per l'aumento dei prezzi del petrolio, che ne incoraggia solo l'aumento di produzione, ma anche perché distoglie l'attenzione dalle guerre non dichiarate che vengono condotte contro risorse vitali come la foresta amazzonica.


Se avessero una coscienza climatica, tutti i popoli del pianeta dovrebbero manifestare contro il PL 191. Ma come possono farlo mentre l'Ucraina e il suo popolo vengono fatti a pezzi? Dovremo imparare, perché, come dice il pensatore indigeno Ailton Krenak: "il futuro è adesso e potrebbe non esserci un domani".



*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista, vive ad Altamira, città amazzonica nella quale si è stabilmente trasferita nel 2017. Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo ed è la reporter brasiliana più premiata della storia.


Nel 2021 è stata tra le vincitrici dell'antico e prestigioso Premio Cabot di giornalismo della Columbia University. In Brasile, nel 2019, con il suo libro “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro”, ha vinto il Premio Vladimir Herzog de Anistia e Direitos Humanos, che riconosce il lavoro di giornalisti, reporter fotografici e disegnatori che attraverso il loro lavoro quotidiano difendono la democrazia, la cittadinanza ed i diritti umani.


Collabora con El País e The Guardian. Ha pubblicato un romanzo, "Uma Duas" (2011), ed altri sette libri. Ad ottobre del 2021 ha pubblicato la sua ultima opera "Banzeiro òkòtó: Uma viagem à Amazônia Centro do Mundo". I suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere" (Feltrinelli 2011).


Email: elianebrum.coluna@gmail.com

Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum


Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui

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