Diffondendo il covid-19 e distruggendo l'Amazzonia, il presidente brasiliano punta contro il pianeta un'arma biologica di Eliane Brum*, El Pais 17.03.21 (traduzione di Carlinho Utopia)
Il Brasile conta già le sue morti di 100.000 in 100.000 (2841 nelle ultime 24 ore). Quando ha raggiunto i 100.000, la popolazione sapeva che avrebbe raggiunto i 200.000. Quando ha raggiunto i 200.000, era sicura che avrebbe raggiunto i 300.000. Con una media giornaliera di quasi 1.900 morti, questo numero di vittime verrà raggiunto entro la fine di marzo. E poi i brasiliani aspetteranno i 400.000. È come se ci fosse un tabellone i cui numeri non smettono di aumentare davanti agli occhi di un popolo paralizzato: la maggioranza per impotenza, una minoranza per fanatismo. Jair Bolsonaro controlla quel tabellone. Ha rifiutato i vaccini quando gli sono stati offerti e continua a condannare l'uso di mascherine e ad ordinare alla popolazione di andare a lavorare. Uno dei suoi figli, deputato federale, ha recentemente affermato che le persone "si mettano la mascherina su per il culo". Il Brasile è diventato un produttore di immagini dell'orrore. Dopo le decine di fosse aperte, sono arrivate le scene di pazienti morenti asfissiati per mancanza di ossigeno. Poi quelle delle persone legate al letto d'ospedale perché intubate, ma non c'erano sedativi. La più recente mostra file di persone in coda per registrare i propri famigliari morti di covid-19.
Il mondo può restarsene a guardare la tragedia del Brasile, come ha fatto prima e come fa con tanti altri. La differenza è che, se si limita a guardare, rischia di trasformarsi in Brasile. Quando un paese di quasi 213 milioni di persone minaccia di diventare una serra per nuovi ceppi di coronavirus, nessuno è al sicuro, non importa quanto lontano. Con il potenziale per distruggere gli sforzi di vaccinazione in altri paesi, il Brasile si profila come la più grande minaccia al controllo globale della pandemia. Il rischio è ancora più alto. Bolsonaro sta distruggendo l'Amazzonia a gran velocità. Una recente ricerca, supportata dalla National Geographic Society, ha analizzato l'impatto cumulativo di vari processi di degrado. La conclusione di oltre 30 scienziati suggerisce che la foresta, già gravemente danneggiata, potrebbe contribuire al surriscaldamento globale. In altre parole: l'Amazzonia è così compromessa che sta iniziando a smettere di essere parte della soluzione per essere parte del problema. L'unica via d'uscita è fermare immediatamente la deforestazione, non costruire più centrali idroelettriche e riforestare l'Amazzonia. Bolsonaro incoraggia a fare e fa l'esatto contrario. Poiché la foresta è anche uno dei più grandi serbatoi di virus al mondo, la sua distruzione potrebbe portare a nuove pandemie. Bolsonaro non solo minaccia il controllo dell'attuale crisi sanitaria globale, ma contribuisce attivamente a generare quella successiva. Grande sostenitore dell'armamento della popolazione, il presidente del Brasile è diventato un'arma biologica puntata sul mondo.
*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista si occupa in particolare di Amazzonia e di periferie urbane. Collabora con El País e The Guardian e i suoi articoli appaiono anche sulla rivista Internazionale. Ha pubblicato un romanzo, Uma Duas (2011), e varie raccolte di interviste e reportage, tra cui “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro” (Arquipélago). In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo. “Le vite che nessuno vede” è stato selezionato per il National Book Award 2019 ed è stata tradotta in numerosi paesi.
Site: elianebrum.com
Email: elianebrum.coluna@gmail.com
Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum
Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui
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