Jair Bolsonaro è il mostruoso prodotto del silenzio della democrazia brasiliana sui crimini commessi durante la dittatura.
di Eliane Brum*, The Guardian 06.10.2018 (traduzione di Carlinho Utopia)
Molte persone in Brasile si rifiutano di pronunciare il nome dell'estremista di destra che dovrebbe vincere il primo turno delle elezioni presidenziali di domenica. Sulle reti sociali, l'ex ufficiale Dell'Esercito Jair Bolsonaro è spesso indicato semplicemente come "il coso". Per capire perché Bolsonaro evoca un tale terrore, basta considerare alcune delle cose che ha detto negli ultimi anni: ▪️"Ho avuto quattro figli maschi, ma poi ho avuto un momento di debolezza, e la quinta è stata una femmina." ▪️"Non ti stupro perché sei molto brutta"- riferito a una deputata al Congresso. ▪️"Preferei che mio figlio morisse in un incidente d'auto piuttosto che vederlo uscire con un ragazzo." ▪️ "Sono a favore della tortura e anche la gente lo è." ▪️ "Sono dei fannulloni. Credo che non siano più capaci nemmeno a riprodursi"- riferendosi ai quilombolas, i discendenti neri degli schiavi africani ribelli.
(*ndt. Quilombolas: sono gli integranti di comunità chiamate Quilombos, formate da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile all'epoca della schiavitù. Attualmente si contano oltre 1500 comunità quilombolas presenti in varie aree del paese.) ▪️ "Potete essere sicuri che se ci arrivo [alla presidenza], non ci saranno più soldi per le ONG. Se dipenderà da me, ogni cittadino avrà una pistola a casa. Non un centimetro di terra sarà delimitato per le riserve indigene o quilombolas." ▪️ "Non si cambierà nulla in questo paese attraverso il voto, niente, assolutamente nulla. Sfortunatamente, le cose cambieranno solo con una guerra civile e facendo il lavoro che la dittatura militare non ha fatto. Ucciderne 30.000, cominciando da FHC [l'ex Presidente Fernando Henrique Cardoso]. Uccidere. E se anche qualche persona innocente morisse, va bene lo stesso. Bolsonaro ha anche detto che non accetterà il risultato delle elezioni a meno che non sia lui il vincitore.
Quando la presidente Dilma Rousseff del Partito dei Lavoratori (PT) è stata costretta ad abbandonare l'incarico nel 2016 attraverso un processo di impeachment di dubbio valore legale, Bolsonaro ha brutalmente dedicato il suo voto "alla memoria del colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra". Ustra fu uno dei più sadici torturatori e assassini della dittatura militare che soffocò il Brasile tra il 1964 e il 1985. Morì senza rispondere dei suoi crimini.
Per queste elezioni, i figli e i sostenitori di Bolsonaro hanno stampato il volto del torturatore sulle loro magliette, con la frase "Ustra vive!".
Celebrando Ustra, Bolsonaro ha riacceso l'orrore di quel periodo. E può farlo solo perché il Brasile non ha mai punito chi è stato torturato, rapito e ucciso in nome dello stato. Bolsonaro è il mostruoso prodotto del silenzio della democrazia brasiliana sui crimini commessi durante la dittatura.
Lo scorso agosto, Ludimilla Teixeira, una anarchica nera nata in una delle favelas più povere di Salvador, Bahia, ha creato una pagina Facebook: Donne Unite Contro Bolsonaro. La pagina, che accetta solo follower donne, ne conta ora quasi 4 milioni.
Da questo gruppo è nato un movimento che la scorsa settimana ha spinto centinaia di migliaia di donne - e uomini - a scendere nelle piazze del Brasile e di tutto il mondo. Molti hanno mostrato cartelli con lo slogan e l'hashtag: #EleNão - #LuiNo. È stata la più grande manifestazione organizzata dalle donne nella storia del Brasile.
Donne brasiliane famose hanno registrato video spiegando perché #LuiNo. Considerando tutto ciò che il candidato di estrema destra ha detto in pubblico, tale spiegazione potrebbe sembrare inutile, ma questa è una caratteristica del Brasile di oggi - e del mondo di oggi.
Spiegare non ha avuto alcun effetto. Bolsonaro è più un fenomeno di quella che io definisco auto-verità che non un fenomeno post-verità. Il contenuto di ciò che dice non ha importanza: ciò che conta è l'atto di dirlo. L'estetica ha sostituito l'etica. Dicendo tutto e niente, non importa con quanta violenza, è etichettato dai suoi elettori come veritiero o sincero, in un momento in cui i politici sono considerati alla stregua di truffatori e bugiardi. Allo stesso tempo, la "verità" è diventata una scelta assoluta e personale. L'individuo è stato portato a un estremo radicale.
Bolsonaro, "il coso", è un capitano dell'esercito in pensione. Viene venduto come nuovo agli elettori, ma è tutt'altro. Nei suoi 26 anni come legislatore federale, è riuscito a far passare solo due delle sue proposte di legge.
Nel frattempo, il suo compagno di scuderia, il generale in pensione Hamilton Mourão, ha dichiarato pubblicamente che, se eletto, il presidente potrebbe lanciare un auto-golpe appoggiato dai militari.
Bolsonaro incarna le forze più oscure del vecchio e del nuovo Brasile. La maggior parte dei grileiros (ndt. "land grabbers", accaparratori di terre; si appropriano illegalmente e quasi sempre con violenza di terre publiche) e i grandi latifondisti lo sostengono in Amazzonia - una delle regioni che sarà maggiormente colpita se verrà eletto. Il Brasile è il paese più letale per gli attivisti ambientalisti, e se vincerà Bolsonaro, c'è la grave possibilità che la violenza esploda, insieme a una maggiore deforestazione.
Nelle città, ha il sostegno dei leader degli imperi religiosi evangelici, che difendono il concetto che il matrimonio è possibile solo tra un uomo e una donna. Il candidato di estrema destra conduce anche tra gli uomini più ricchi e più istruiti, riflettendo il calibro delle élite brasiliane.
Oltre ai suoi strenui sostenitori, attira una fetta della popolazione che è semplicemente anti-PT (Partito dei Lavoratori). Queste persone odiano il PT per molte ragioni. Alcuni perché con i governi degli ex presidenti Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff, il partito ha ridotto la povertà, allargato l'accesso universitario agli studenti neri e rafforzato i diritti per le lavoratrici domestiche - per lungo tempo, una forma di schiavitù moderna in Brasile. Altri perché non possono perdonare al partito di essere salito al potere promettendo un cambiamento, solo per diventare corrotto e distaccato. Povere, per la maggior parte nere, le donne sono più rumorosamente contro Bolsonaro.
Durante il primo decennio di questo secolo, il Brasile sembrava essere un paese che stava finalmente raggiungendo il futuro. Ora sembra impantanato nel passato. La violenza di queste elezioni ha fatto precipitare i brasiliani in una sorta di convulsione collettiva. Non si parla d'altro; le persone cominciano a sentirsi male per la paura. A sinistra, la realtà che un difensore della dittatura sia diventata la scelta del 39% degli elettori, secondo i sondaggi recenti, è più spaventosa di qualsiasi narrativa distopica.
Il 28 ottobre è previsto che si andrà al voto per il secondo turno e i più si aspettano un ballottaggio tra Bolsonaro e il candidato del PT sponsorizzato da Lula, Fernando Haddad. Questa elezione promette di essere più un anti-voto - anti-PT o anti-Bolsonaro - che un voto per un progetto o per delle idee per il paese, cosa di cui il Brasile ha disperatamente bisogno.
Con la crescita nei sondaggi del candidato di estrema destra, i suoi sostenitori iniziano ad aspettarsi la vittoria nella votazione del primo turno di domenica. I mercati sembrano estasiati dalla possibilità dell'elezione di un presidente razzista, misogino e omofobo: valuta e indici azionari crescono con l'aumento delle percentuali dei sondaggi di Bolsonaro.
Qualunque sarà il risultato, Bolsonaro ha già vinto: il paese è precipitato in una complessa crisi, con 13 milioni di persone senza lavoro e con la povertà e la mortalità infantile che stanno nuovamente aumentando, e i brasiliani si recano alle urne senza un dibattito adeguato e divisi dall'odio. Un ambiente perfetto per "il coso", per crescere, moltiplicarsi e prendere il controllo.
*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista si occupa in particolare di Amazzonia e di periferie urbane. Collabora con El País e The Guardian e i suoi articoli appaiono anche sulla rivista Internazionale. Ha pubblicato un romanzo, Uma Duas (2011), e varie raccolte di interviste e reportage, tra cui “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro” (Arquipélago). In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo. “Le vite che nessuno vede” è stato selezionato per il National Book Award 2019 ed è stata tradotta in numerosi paesi.
Site: elianebrum.com
Email: elianebrum.coluna@gmail.com
Twitter, Instagram e Facebook: @brumelianebrum
Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui
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