13.12.13
Pinocchio in mission
di Silvestro Montanaro
Disperante, triste, squallido, falso. Sono le prime parole che mi vengono in testa dopo aver assistito alla seconda puntata di Mission, la farsa pseudo umanitaria messa in piedi da Rai 1, Intersos e Unhcr.
Un’offesa all’intelligenza di tutti noi e ai problemi del mondo che ha raccolto un sonoro secondo flop. Ascolti sotto le due cifre, dati che in passato avrebbero costretto a più di una riflessione e forse portato a oneste dimissioni.
Oggi, invece, abbiamo assistito ad una difesa ad oltranza, senza diritto di parola a chi la pensa diversamente, di un programma inguardabile da ogni punto di vista, all’attacco cialtrone ai giornalisti che lo hanno criticato, alla difesa stolta di chi giustifica un flop accusando l’insensibilità del pubblico a fronte della generosità informativa della rete ammiraglia del servizio pubblico.
Ecco, se una cosa è definitivamente certa, questa è il rifiuto del telespettatore italiano a robaccia del genere. Definitivamente. E non per propria insensibilità, ma per insensibilità e falsità del prodotto che al telespettatore italiano è stato proposto. Boccia senza appello Mission la sua idea fondante, assolutamente criticabile preventivamente. Quella strana idea che per approcciare temi difficili la televisione abbia bisogno di mettere in campo la sua “argenteria”, i suoi vip. Non ce ne era e non ce ne è bisogno.
Dei problemi bisogna aver rispetto, specie quando attengono alla parte più dolente dell’umanità. Ed i problemi hanno in se grandi protagonisti capaci di narrarli meglio di qualsiasi finzione. È finzione costruir capanne e mura a favor di telecamera. È finzione, bugia, da indagare persino, definire “rimborsi spese “i compensi da 700 euro al giorno dei vostri vip. Se realmente hanno dormito nei posti che ci avete mostrato e mangiato le cose che ci avete fatto vedere, ma che accidenti di spese hanno mai avuto? Erano compensi, ditelo una buona volta e raccontateci il resto.
Si, perché non credo che l’edizione, la narrazione posteriore alle riprese, del programma li abbia visti ospiti non pagati. È finzione poi metter in onda lacrime che posso pur comprendere, ma penose, impudiche, rispetto all’oceano di dolore dei mille mondi dei profughi. Le proprie lacrime, in certi luoghi, bisognerebbe tenerle dentro per rispetto a se stessi e a chi soffre veramente. È finzione tener in scena tutto il tempo un pugno di vip e sullo sfondo i problemi ed i loro protagonisti.
Ed è bugiardo spiegare grandi tragedie evocando mostri. La guerra, la guerriglia, un pazzo sanguinario, omettendo i veri responsabili di certe tragedie. Non ho simpatia per le Farc colombiane, la guerriglia che con ogni mezzo, compreso il traffico di droga, da anni si oppone ai potentati che costringono quel bel paese al sottosviluppo e ne svendono le risorse. Ma so per certo, perché i colombiani me lo hanno raccontato e per averlo visto durante i miei viaggi, che la gran parte dei "desplazados" è stata causata dalla violenza dell’esercito e dai paramilitari assassini al servizio delle classi dirigenti di quel paese. Classi dirigenti spesso ai vertici del narcotraffico. Classi dirigenti interessate a debellare la guerriglia soprattutto perché le aree da questa controllata sono quelle di immensi giacimenti petroliferi. Ricchezze che si vorrebbe sfruttare in combutta con i veri padroni della Colombia, che risiedono negli Stati Uniti.
È un’operazione di disinformazione, violenta e bugiarda, raccontare la guerra infinita congolese, non parlando, non facendo nomi e cognomi, delle responsabilità americane, belghe, francesi e per ultimo cinesi in questo orrore costato ad oggi più di dieci milioni di vite. Se non lo fai, se taci, se evochi solo il mostro, colludi e sei servo. Se invochi la necessità di versare uno o più euro per salvare quella gente, poi, oltre a mentire, sei un buffone interessato. Si, interessato. A mantenere il tuo status (che non è certo quello del volontario) il tuo stipendio ed i tuoi privilegi, sulla pelle della povera gente. Una quantità di denaro immensa, altro che il 5% di cui straparlava una funzionaria dell’Unhcr. La letteratura sul carrozzone elefantiaco e costosissimo dell’umanitario è amplissima, si informi. O semplicemente guardi al suo stipendio, a quello di dirigenti Onu che guadagnano anche 250.000 euro l’anno, per giunta esentasse. A quello che avete combinato ad Haiti, e non solo.
Non serve insegnare a lavarsi le mani, costruir capanne o altre sciocchezze del genere, a quei costi. Grida anzi vendetta. E se pur servisse, ed in parte è vero, è assolutamente inutile se non si accompagna alla denuncia forte, vibrante, quotidiana delle ragioni vere della tragedia in cui vivono milioni di esseri umani. E ne avete avuto la possibilità anche in queste due serate, ma non l’avete colta, non l’avete voluta cogliere.
Se non si fanno i nomi ed i cognomi, se non si punta l’indice, come voi ben sapete, le vostre capanne, le vostre scuolette, i vostri pozzi, già avvelenati dagli sprechi e dal vostro colonialismo culturale, verranno spazzati via nuovamente da quei meccanismi che neanche provate a scalfire. Quei meccanismi producono la guerra. La guerra si rimangerà mille volte la vita se quei meccanismi non vengono sconfitti.
Il mondo non si cambia con un euro. Non si cambia con questo arrogante affermare che ci penserete voi a farlo. Il mondo cambia se lo sfondo intravisto nella vostra sceneggiata diventa protagonista. Se incontra in prima persona altri mondi ed insieme costruisce, alla pari, il cambiamento. Il mondo non si cambia con la pietà pelosa, ma con la giustizia. E soprattutto, con il suo alimento più vero, la verità ed il coraggio. Quello che ci avete ancora una volta negato.