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Huffington Post - 29.11.2013

Se la Rai chiude "C'era una volta" e lancia "Mission"
di Salvatore Barbera

 

 

Ci sono due trasmissioni della Rai che hanno scatenato la mobilitazione della rete. Di una è stata annunciata la chiusura, di un'altra è ormai imminente la messa in onda.

 

Da un lato "C'era una volta", la trasmissione ideata da Silvestro Montanaro che per più di dieci anni è stato uno dei pochi programmi di documentari e reportages che ha mantenuto aperta una finestra informativa di qualità sulle pagine più oscure dei processi di globalizzazione, sullo stato dei diritti umani nel mondo, su tante crisi e conflitti volutamente ignorati.

 

Dall'altro "Mission", il reality umanitario, l'esperimento di 'social tv', come l'ha definito il Direttore di Rai1, prodotto dalla Rai in collaborazione con l'organizzazione non governativa Intersos e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per far raccontare il dramma dei rifugiati da una serie di VIP che hanno visitato alcuni campi profughi. In questo giorni già circola un breve video di Paola Barale ed Emanuele Filiberto in visita in Congo è che ha suscitato numerose polemiche tra cui quella che non sia stato girato in un vero campo rifugiati.

 

Entrambe le trasmissioni sono state oggetto di due petizioni lanciate su Change.org, #NoMission e #Ceraunavolta, che insieme hanno mobilitato oltre 133.000 persone.

 

Andrea Casale, il promotore di #NoMission, è uno studente di Farmacia che, appena venuto a conoscenza del progetto, ha lanciato una petizione per chiedere alla Rai di annullare il programma e una serie di domande tra cui se per i VIP partecipanti era previsto un gettone di presenza (in alcune interviste ad Al Bano apparse ad Agosto, il cantante parlava di un cachet di 500.000 euro. A settembre, in un'intervista su Prima Comunicazione, il Direttore di Rai1, Giovanni Leone, affermava che il cachet previsto per i VIP era una diaria di 700 euro al giorno); quanto avrebbe speso la Rai per realizzare questo reality e quali accordi i VIP avevano preso per 'vendere' servizi sulla loro esperienza 'umanitaria' a qualche settimanale o altra trasmissione televisiva. Se il Direttore Generale della Rai, Gubitosi, si è rifiutato di incontrare Casale prima della messa in onda di "Mission", il Presidente della Commissione di Vigilanza della Rai lo ha ricevuto per farsi consegnare le oltre 98.000 firme.

 

"Quasi 100 mila persone hanno detto chiaramente di non volere questo tipo di trasmissioni, dato il ruolo importante di agenzia culturale che la Rai ricopre e che i cittadini reclamano a gran voce. Queste firme ora diventano patrimonio della Commissione di Vigilanza Rai", ha dichiarato Roberto Fico, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai.

 

L'appello per salvare "C'era una volta" è stato lanciato da diverse personalità del mondo della cultura e della società civile. Da Don Luigi Ciotti a Stefano Rodotà, da Cecilia Strada a Fiorella Mannoia, da Michele Placido a Lucio Caracciolo, alla sorella di Thomas Sankara a Lina Sastri si sono mobilitati per chiedere che la Rai non chiuda una di quelle trasmissioni che ha dato voce agli ultimi e che ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali.

 

"'C'era una volta' non deve morire. Sono infatti convinto che l'eccellenza nella informazione sia un patrimonio indispensabile per la cultura in una società civile e solidale", afferma Gino Strada, fondatore di Emergency.

 

E anche Silvestro Mondantaro ha potuto consegnare le oltre 32.000 firme al Presdiente della Commissione di Vigilanza della Rai.

 

Peccato che a oggi, la Rai, la nostra televisioni pubblica, non si sia mai degnata di ascoltare e rispondere a oltre 133.000 persone che hanno a cuore una televisione di qualità e che sia veramente al servizio di tutti.

 

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