top of page

28.11.2013

I "MISSIONARI"
di Silvestro Montanaro

Gentile signora Iucci,

 

leggo che lei si sente allucinata e sconcertata per le tante critiche preventive a Mission, il programma sui profughi cui lei e la sua organizzazione, L’Uchnur, avete tanto contribuito.

 

Sono assolutamente d’accordo con lei. La critica preventiva è attività spesso preoccupante e violenta, puzza addirittura di censura. Ma non è il caso vostro.

Non è il caso del vostro Mission.

​

Michele Cucuzza

Centomila italiani (in realtà un’area molto più larga), tantissime organizzazioni e operatori dell’informazione hanno avuto infatti ragioni a bizzeffe, fatti concretissimi, su cui preoccuparsi e criticare. È sconcertante che lei faccia finta di non ricordarli. A fornire elementi di giusta preoccupazione è stata da subito la vostra allegra comitiva di aspiranti missionari.

 

“Abbiamo rischiato la vita in Africa” raccontavano ad un settimanale di gossip due dei vostri eroi un anno e mezzo fa spiegando di esser andati ad aiutare i poveri. In giro c’era un focolaio di Ebola. Che paura! Ora, a parte che Ebola era ben lontana e non minacciava nessuno dei protagonisti di questa triste vicenda, non le sembra che ci fosse più di un motivo per preoccuparsi? La televisione, alcune sue “star” celebravano il proprio eroismo e le proprie gesta approfittando per qualche giorno del terribile e tragico teatro degli orrori della guerra e delle sue vittime. Ricorda le foto dei nostri “eroi”?  Il racconto di se stessi., della propria bontà d’animo nei confronti dei disgraziati, muti, a far da sfondo.

 

Il vostro primo venir in pubblico puzzava lontano un miglio di idee vecchie, di un uso a dir poco spudorato dell’altrui dolore. Puzzava di colonialismo culturale e peggio ancora. Allarmava e giustamente.

 

E poi le tante zone d’ombra sui cachet agli “angeli” del teleschermo, sui costi veri dell’operazione, sull’essersi affidati ad una società esterna quando la Rai ha tante risorse interne per raccontare, bene e seriamente, certi temi. Lei sa bene come stavano le cose all’inizio. E sa bene che anche la soluzione dei rimborsi spesa giornalieri da 7-800 euro suona menzogna ed offesa. Fanno più di diecimila euro a vip, in luoghi in cui di spese ce ne è zero (anche perché non c’e’ niente per cui spendere) e con quella cifra si vive non una, ma più vite.

Paola Barale e Laura Lucci

Avrà, poi, mai il coraggio e l’onestà di raccontare perché quella prima puntata non andrà mai in onda? Non venga a dirmi che era solo un “pilota”, un verificare, sperimentare. Anche la Rai, in questi tempi di crisi, non può permettersi di sprecar risorse. La puntata di “abbiamo rischiato la vita” non va in onda perché quelle critiche preventive che la inorridiscono tanto vi hanno costretto a modificar tante cose. Quella roba era intrasmettibile. Vi siete però ostinati a mantenere in vita la vostra operazione pubblicitaria e di raccolta fondi. Avete scelto di raccontare i profughi attraverso dei mediatori. Niente di più sbagliato. Quel mondo degli ultimi ha dentro di se infinita capacità di racconto, straordinari eroi di ogni giorno, capaci di farlo meglio di qualsiasi vip.

Si ricorda Iqbal? Ha parlato al mondo. Un bambino come tanti, un niente che resta nei cuori di ogni colore e lingua. A New York zittì i potenti del mondo nell’assemblea delle Nazioni Unite, l’organizzazione per cui lei lavora. Erano suoi colleghi che scelsero di raccontare la schiavitù del lavoro minorile attraverso l’unico mediatore possibile, uno di loro. Non so, e non se ne dolga, se loro la riterrebbero una collega viste le scelte da lei operate. Loro credevano nelle persone di cui si occupavano. Lei, evidentemente, no. Solo numeri. Quindi troppo freddi. Riscaldiamoli con qualche mediatore esterno di qualità. Si può far anche questo, per carità, ma si crea una distanza. Si parlerà inevitabilmente più del mediatore che non degli altri. Ma almeno la qualità andava salvaguardata. Le sembra qualità la mediazione di principi e ballerine? A me, sinceramente, sembra un’offesa, e grave, all’intelligenza dei telespettatori, al dolore di chi vive la condizione di profugo.

 

Lei, ora, gentile signora vorrebbe rassicurarci. I set sono veri, sono insediamenti post emergenza non campi profughi, mostreremo il nostro lavoro di aiuto, ci saranno le schede paese… Che tristezza! Che impoverimento della realtà. Immagino non abbiate voluto turbare lo sciocco telespettatore italiano con la durezza che quelle realtà esprimono. Sangue, fango, dolore, paura, degrado. E tutto per parlar di voi… Del vostro operare tra i profughi… E non c’è da sperare che, almeno questo, lo facciate sul serio.

 

Farlo, cara signora, sarebbe impossibile per voi e non farebbe far cassa. Dovreste raccontare quanto costate all’umanità di cui dite di occuparvi. Raccontare stipendi e benefit, apparati elefantiaci e burocratici costosissimi, riunioni fiume con l’aria condizionata a palla, macchine da centomila euro l’una, le migliori abitazioni, il mercato del lavoro e degli affitti che impazzisce grazie alla vostra capacità di spesa.

 

E soprattutto i fallimenti che di anno in anno si fanno sempre più numerosi e cocenti. Haiti, cara signora, Haiti. Una macchia che nessuno vi toglierà mai dalla coscienza. Miliardi spesi e la gente ancora sotto le tende ridotte a stracci.

 

E la Repubblica Democratica del Congo sulla quale non siete stati capaci di affermare la sola verità possibile. Un genocidio che va avanti da quasi 20 anni. Milioni di morti pur di depredare le infinite ricchezze di quel luogo. Avreste potuto e dovuto fermare il mondo davanti a quest’orrore. Ne avevate tutto il potere ed i mezzi. Dovevate pretendere giustizia per quella gente che dite di voler aiutare e che farebbe ben volentieri a meno del vostro aiuto. Siete voi infatti ad aver bisogno di loro, non il contrario.

 

Avete scelto infatti di continuare in eterno a metter cerotti, di riparare ciò che sapete benissimo che domani verrà nuovamente distrutto. In eterno, finché non ci sarà giustizia. Quell’eterno permetterà a lei e a altri di pagarsi lauti stipendi, di aver una ragione di vita, di sentirsi buoni. “Avrete rischiato la vita in Africa”. Ecco, questo si che è veramente allucinante.

bottom of page