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20.11.2013
Ne faccio volentieri a meno
di Silvestro Montanaro

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Silvestro Montanaro

Pochi giorni e sarà un mese. Un mese che son fuori dalla Rai. È una sensazione forte, avendo passato lì un pezzo grande della mia vita. E devo dirlo onestamente, qualche nostalgia la provo.  

 

Mi manca della Rai quella pancia silenziosa e fattiva fatta di tante professionalità e umanità che ogni giorno, nonostante tutto, nonostante le invasioni e devastazioni barbariche della "politica", permette il miracolo della messa in onda dei programmi. Montatori, operatori, cronisti e redattori, non tutti per carità, senza i quali il monoscopio sarebbe buio pesto. Quelli cui tocca tirar la carretta, ma non faranno mai carriera. Quella è per altri..  

 

Ecco, di questi altri non sento e non sentirò mai la mancanza. Non mi mancheranno i dirigenti pavidi che non volevano mandare in onda alcuni miei lavori "perché quella è una società che ci da tanta pubblicità" o che mi invitavano a levar l'immagine di importanti multinazionali e sempre per lo stesso motivo.

 

Non mi mancheranno quelli che in anteprima vedevano un mio lavoro, sbiancavano ad udire certi nomi e dicevano convinti  "un'inchiesta straordinaria.. adatta ad un pubblico di mezzanotte".

 

Non sentirò la mancanza di chi mi chiedeva conto delle rimostranze di grandi multinazionali e ignorava volutamente che ai cancelli di alcune di quelle aziende, in paesi lontani, si fosse provato ad assassinarmi. Di chi riteneva scandaloso il mio insistere su turismo sessuale e pedofilia "perché di certe schifezze, meno si parla e meglio è. La famiglia italiana non va turbata".  

 

E neanche di chi sapendo me e la mia troupe massacrati di botte da un'organizzazione pedofila, mi chiedeva urgentemente un certificato medico che attestasse che stavamo bene. "In caso contrario, tornate a casa". Neanche una parola di solidarietà.  

 

Non mi mancherà "l'intelligenza e la cultura" di quell'altro dirigente che mentre gli raccontavo di una straordinaria intervista a una delle più belle anime in Africa, mi diceva che "ma si.. gli africani basta saperli prendere..". Mica gli avevo regalato specchietti e perline. Porca miseria, era uno degli statisti e degli intellettuali africani più importanti.

 

Non mi mancheranno quelli che rincorrevo, alla vigilia del G8 di Genova tentando di spiegare che bisogna prepararsi, accendere i riflettori e che mi risposero che sbagliavo, "a chi vuoi che importi quella roba?".  

O quelli che quando chiedevo migliori condizioni nell'orario di messa in onda, rispondevano "..ma dai.. a chi vuoi che interessino i tuoi negretti".

 

E ne potrei raccontare ancora tante e tante..

Di tutti loro, di certi che un'ora prima bussavano alla mia porta per chiedere che gli spiegassi come si fa il mio lavoro ed un'ora dopo erano nominati dirigenti, nell'eterno gioco di lottizzazione che infesta il nostro paese, e non solo la Rai, non sentirò la mancanza.  

 

Di loro faccio a meno. Come sempre. Mai stati utili a metter su qualcosa. E di loro spero faccia a meno, e presto, la brava gente che lavora in Rai e la gente del mio paese.

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