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Il Fatto Quotidiano - 29.11.2013

Tv: chiude ‘C’era una volta’, comincia ‘Mission’. Se questo è servizio pubblico
di Elisa Finocchiaro

 

Mercoledì Silvestro Montanaro ha depositato 33mila firme in Commissione di Vigilanza Rai per dire no alla chiusura di “C’era una volta”. Per più di dieci anni programma di documentari e reportage, “C’era una volta” ha mantenuto aperta una finestra informativa di qualità sulle pagine più oscure dei processi di globalizzazione, sullo stato dei diritti umani nel mondo, su tante crisi e conflitti volutamente ignorati.

 

Ora questo programma viene chiuso e viene dato spazio a programmi come “Mission”, di cui qui trovate una raccapricciante anteprima. A dispetto di ciò che la Rai ha dichiarato di voler fare con “Mission”- e cioè raccontare il dramma dei rifugiati in prima serata – in questo video girato nella Repubblica Democratica del Congo si vedono solo due sedicenti “Vip”: una tenta di cucinare dietro i suoi bizzarri e costosi occhiali tirando su il naso, l’altro si improvvisa impacciato imbianchino a nostre spese (770euro al giorno di diaria).

 

Non una parola sul Coltan, sulle immense risorse minerarie di quel Paese alla base di una guerra che ha causato milioni di morti, né sul dramma di chi è stato costretto ad abbandonare tutto per salvarsi la vita. Del dramma dei rifugiati credete di poter capire qualcosa guardando Paola Barale ed Emanuele Filiberto nella finta cucina di un finto campo rifugiati? Questa sarebbe l’informazione del servizio pubblico per il quale dobbiamo pagare il canone?

 

Centomila persone hanno detto no. E anche le loro 100mila firme sono state depositate in Commissione di Vigilanza Rai e accolte con favore da Roberto Fico il 15 novembre scorso: “Mission è un esempio di tv del dolore che spettacolarizza la sofferenza, inadeguato a mio avviso agli obiettivi che il servizio pubblico deve perseguire nell’intento di formare e sensibilizzare l’opinione pubblica” aveva dichiarato Fico. Ma in Rai tutto tace.

 

Su La7 nel frattempo ogni venerdì sera dallo scorso venerdì va in onda “Guerrieri”, il programma nato e finanziato da Enel. In questo caso non abbiamo a che fare col servizio pubblico ma con un finanziatore (il cui azionista di riferimento al 31% è il Ministero del Tesoro), che preferisce le campagne pubblicitarie ad una minima responsabilità d’impresa.

 

“Guerrieri” vorrebbe raccontare storie di persone che ce l’hanno fatta nonostante tutto. Operazione ineccepibile. Ma 40mila persone capitanate da Giovanni Soldini vorrebbero che si raccontassero le storie di chi lotta contro il carbone nonostante la produzione termoelettrica a carbone di Enel sia causa, in Italia, di una morte prematura al giorno e di danni al Paese stimabili in circa 2 miliardi di euro l’anno. Enel è infatti il maggior emettitore in Italia di CO2: 36,8 milioni di tonnellate emesse nel 2011 (fonte: Greenpeace).

 

E allora vi riporto la storia di un altro tipo di guerriero, un guerriero del carbone:

“Immagina che La Spezia ti abbia dato i natali: hai sempre vissuto qui, sei andato a scuola qui, hai giocato qui, in questo meraviglioso Golfo la cui bellezza ti fa dimenticare che c’è una centrale che brucia carbone a 1 km da casa tua. Poi cresci, voti e pensi che quelli che ti rappresentano siano più attenti di te, che prendano le scelte giuste, che tutelino il tuo ambiente e la tua salute. Poi un giorno ti chiamano: tuo padre sta male. Il Dottore ti fa il foglio di ricovero urgente. Diagnosi: leucemia mieloide acuta. Ti dicono che non c’è speranza. Poi una sera esce il Professore e ti vuole parlare: nessuno ti prepara a questo. Ascolti come fosse la lezione più importante della tua vita. E lo è. La tua domanda è solo: perché? “Ad un certo punto il midollo smette di funzionare, non sappiamo le cause: certamente influiscono fattori cancerogeni presenti nell’ambiente” (A.B. di SpeziaViaDalCarbone).

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