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Noise from Africa
25.10.2013 

>articolo originale qui

“C’era una volta”… la verità

di Ritmiafricani, 25/10/2013

Se negli ultimi anni avete acceso la tv a mezzanotte decidendo di rimanere svegli un’ora in più solo per guardare C’era una volta; se il mondo non vi è parso più lo stesso dopo aver conosciuto le storie raccontate da E poi ho incontrato Madid, Caporal Highway, Ombre Africane, e poi dai più recenti Collera, La Francia in nero, Ed uccisero la Felicità…

… oggi avete un motivo in più per indignarvi e provare il desiderio di fare qualcosa: la Rai ha deciso di chiudere il programma e di rescindere il contratto del suo autore, Silvestro Montanaro. Verrà quindi cancellata una trasmissione che per oltre dieci anni ha permesso al nostro sguardo di giungere fino agli angoli più remoti della Terra rendendoci più maturi e consapevoli.

Silvestro Montanaro

Nelle discariche di Maputo, o tra le macerie e le tendopoli di Haiti, uno dei grandi meriti di Silvestro Montanaro è stato quello di dare voce agli ultimi della terra senza mai indugiare sulla povertà per suscitare sentimenti di pietà fini a sé stessi. Proprio attraverso le storie narrate con grande rispetto e le sue inchieste coraggiose abbiamo conosciuto un’umanità che non chiede carità, ma giustizia.

Molti altri i suoi meriti: primo fra tutti quello di continuare a farsi e a farci domande, rivelando verità difficili da pronunciare e da accettare, come quelle di La Francia in nero, E uccisero la felicità, e di tanti altri reportage. Indagini che avrebbero dovuto costituire l’orgoglio della Rai, e che invece l’azienda televisiva di stato ha scelto di relegare in una fascia oraria estremamente svantaggiata.

Una condanna all’invisibilità che però, fino ad ora, non era riuscita nel suo intento: C’era una volta ha un pubblico di tutto rispetto, i reportage di Montanaro nel corso degli anni hanno meritato numerosi riconoscimenti, vengono diffusi nelle scuole e financo nei Paesi africani.

La Rai, ora, intende privarci di questo patrimonio e di un grande giornalista; ma davvero possiamo accettarlo dal momento che, eliminato C’era una volta, avremo in prima serata Mission?

Il nuovo reality vedrà vip del calibro di Albano impegnati nei campi profughi sudanesi. Quella di Mission è apparsa a molti come un’operazione di dubbia utilità ed eticità, portata a compimento grazie alla complicità di Unhcr e dell’ONG Intersos, e meriterebbe un approfondimento a sé; a tal proposito, ricordiamo solo che la Rai ha ignorato una petizione firmata da oltre 98.000 persone volta a richiedere lo stop del programma, e le rimostranze giunte da varie parti politiche, dal M5S fino al PDL.

Oggi siamo tra coloro che ritengono necessario fare qualcosa di pratico per indurre la Rai a tornare sui suoi passi. Come telespettatori abbiamo il dovere di pretendere una tv che sia davvero di pubblica utilità: non possiamo accettare il continuo gioco al ribasso portato avanti col pretesto degli scarsi ascolti registrati da trasmissioni di qualità, mandate in onda in fasce orarie riservate agli insonni. Siamo sicuri che il pubblico non desideri di meglio rispetto ai programmi trash complici del disastro culturale degli ultimi venti anni?

Leggendo la lettera aperta di Silvestro Montanaro, concorderete sicuramente con l’esigenza di andare oltre l’indignazione: tutti possiamo compiere qualche piccolo passo concreto, che la Rai non possa ignorare.

Proponiamo innanzitutto di aderire ad una petizione contro la chiusura di C’era una volta, lanciata da una rete spontanea di sostenitori del programma e che ha tra i primi firmatari Stefano Rodotà, Gino Strada, Cecilia Strada, Fiorella Mannoia, Luigi Ciotti, Maurizio Landini.

Inoltre, leggere attentamente la lettera aperta di Silvestro Montanaro e darne la più ampia diffusione contribuirà a far conoscere la storia di un giornalista coerente e coraggioso e l’indegno trattamento ricevuto dalla Rai. Sarà allo stesso tempo molto utile diffondere il link all’archivio on-line dei grandi documentari di Silvestro Montanaro.

Un proverbio senegalese afferma: “il lavoro di gruppo aumenta la forza”. Facciamo dunque qualcosa insieme, perché la televisione pubblica italiana (ri)diventi un mezzo di informazione credibile, dove ci sia più spazio per i bravi giornalisti e meno per mediocri spettacolarizzazioni della sofferenza.

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