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12.12.13

L'altro, un'immensa ricchezza
di Silvestro Montanaro

Ieri sera sono stato invitato da quelli di Song Taaba, un pugno di brava gente che si dà tanto da fare nelle lande più drammatiche della Repubblica Democratica del Congo. Sostengono, tra l'altro, l'opera straordinaria di una piccola donna, Chiara Castellani, che da 20 anni spende lì la sua arte medica curando la sua grande e sofferente famiglia.

 

Unico medico per 150.000 persone sparse in più di 5000 chilometri quadrati funestati da una guerra che non finisce mai e dalle peggiori malattie che la mente umana possa concepire. Chiara era lì, accanto a me ieri sera. Un passerotto di donna, un pugno di ossa e nervi, minuta e ingrigita, ricurva su se stessa. Eppure mi sembrava di avere accanto un gigante. Chiara è una che parla poco, ma quel poco, ogni parola, è come se scolpisse la roccia più dura di quella straordinaria cosa che è il vivere l'altro, sentirlo parte di se e della propria storia.

 

Chiara ha salvato migliaia e migliaia di vite umane, ma guai a dirle il bene che ha fatto. È come offenderla. "io, piuttosto, ho ricevuto tanto ". Lei per studio e mestiere è il dottore che fa nascere bambini. E tanti, tantissimi, soprattutto bambine, ha aiutato a sopravvivere a parti in condizioni impossibili e a primi mesi di vita che da quelle parti falciano infiniti piccoli angeli.

 

Ha dovuto imparare ad esser chirurgo, a causa di quella malattia delle malattie che è la guerra, che lì in Congo niente e nessuno, soprattutto i potenti del nostro mondo, vuole stroncare pur di derubare quella terra delle sue straordinarie ricchezze minerarie.

E fare il chirurgo in guerra significa purtroppo e spesso amputare. Se non tagli, se non amputi, la cancrena mangerà tutta la vita. Fino a spegnerla. È il suo grande cruccio, la sua pena più profonda. Esser costretta a mutilare, pur di salvare.

 

Ha messo su cliniche ed ospedali, ha formato migliaia di infermiere ed infermieri. E correndo di qua e di là tra le foreste, in un incidente, è rimasta mutilata anche lei perdendo il braccio destro. "Mi aiuta a capir meglio il dolore che prova chi, a causa della guerra e dalla guerra, viene storpiato. Da loro, poi, dalla loro straordinaria voglia di vivere ad ogni costo, ho imparato a non piangermi addosso. Si può andare avanti, vivere ed amare anche con un braccio solo".

 

Chiara di ognuno dei suoi pazienti, soprattutto di quelli che pensa di aver "offeso", ricorda il nome, un pezzo di storia. Sono persone per lei, pezzi di famiglia, non numeri e fredde statistiche. Ed insieme alla sua famiglia da anni grida, inascoltata, al mondo le ragioni vere dell'orrore che regna incontrastato in quel grande angolo di mondo. Rischiando la vita, ogni giorno, ma che importa.

 

Avrei voluto raccontarla all'opera tra la sua gente. Per ora non sarà possibile, ma non demordo. Avremmo tanto da imparare da questa piccola donna dai capelli grigi come l'argento e dai silenzi che parlano più di mille parole. Una piccola donna capace di sentirsi ricca senza mai avere un soldo in tasca. Ricca di vita e di amore. Riconoscente alla vita e agli altri che desiderano viverla liberi e senza paura, capaci di sorridere anche in mezzo all'orrore.

 

Le ho detto che c'era strana gente che per esibirsi ai margini del dramma in cui lei ha scelto di vivere, percepisce 700 euro di "spese" giornaliere. Mi ha guardato sorridente.  "Spese? Dalle nostre parti? Ma sei sicuro? Da noi si mangia con 50 centesimi al giorno... 700 euro... Sai, Silvestro, con settecento euro metterei su dieci borse di studio. 10 ragazzi e ragazze della mia zona potrebbero divenire infermieri professionali. Ce ne è un gran bisogno, giù da me".

 

Ieri sera ho sentito il respiro lieve e paziente del mondo. Una musica dolce e forte nello stesso tempo. Quella di una grande anima.

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