I GRANDI REPORTAGE DI
SILVESTRO MONTANARO
Silvestro Montanaro | biografia
Silvestro Montanaro è nato il 26 marzo 1954 a Sora (Fr).
Ha iniziato la sua carriera giornalistica come corrispondente di Paese Sera e poi dell’Unità. In seguito ha lavorato per la Voce della Campania firmando delicatissime inchieste sui rapporti tra mafia, camorra, poteri politici ed economici.
Dalle sue inchieste, tante delle prove che portarono all’assoluzione di Enzo Tortora. Nel 1989 firma dossier sull’immigrazione irregolare e fa da addetto stampa alla prima associazione di immigrati.
Nello stesso anno entra a far parte della Rai, nel gruppo fondante della trasmissione televisiva Samarcanda.
Molti anni più tardi, nel 2013, quando sciaguratamente la Rai decise di cessare il rapporto lavorativo con Silvestro e con esso la produzione di "C'era una volta" (malgrado una petizione che raccolse decine di migliaia di firme per chiedere che l'azienda tornasse sui suoi passi e le tante pubbliche attestazioni di stima e solidarietà del meglio della società civile italiana, del mondo della cultura, dello spettacolo, dell'attivismo per i diritti civili ed umani e di tante e tanti affezionati spettatori e lettori), Silvestro ripercorse la sua traiettoria personale in una lettera aperta al direttore generale della Rai Luigi Gubitosi. Ne pubblichiamo alcuni stralci che ci paiono molto significativi:
"Sono un giornalista. Uno dei pochi che in Rai è entrato perché chiamato per le sue competenze. Lo fece Michele Santoro proponendomi di far parte della squadra che doveva editare una trasmissione dal nome fascinoso, "Samarcanda". Era il 1989 credo. In precedenza avevo già collaborato con la Rai. Con Enzo Biagi, tra gli altri, al quale consentii la realizzazione di alcune importanti interviste sul caso Tortora. Ricordo che accettando l’offerta di Santoro, misi fine ad una mia piccola, ma affermata agenzia. Il compito che mi aspettava richiedeva il massimo impegno (...) quando entrai la prima volta in Rai, un po’ tremavo. Era la più grande industria culturale del paese. Qualcosa capace di parlare immediatamente a milioni di nostri concittadini. Insomma, una grande responsabilità. E mi impegnai. Con tutta la passione possibile.
Di Santoro divenni, con gli anni, coautore, firmando con lui “Il rosso e il nero” e “Tempo reale”. Ideai "Sciuscià" e quando Santoro lasciò la Rai alla volta di Mediaset, scelsi di rimanere. Portai a termine il progetto "Sciuscià" ed accettai la proposta di Giovanni Minoli di esser autore di “Drug Stories”, un programma inchiesta sul mondo della droga, in collaborazione con le Nazioni Unite. Fu, a detta della nostra azienda, programma dell’anno.
L’anno successivo, realizzai “Il sogno di Antonio”, la prima trasmissione in Europa sul debito estero dei paesi del sud del mondo. Il format fu utilizzato da Oxfam per le sue campagne e per chiedere ad altri servizi pubblici europei analoghe operazioni informative.
Successivamente realizzai due documentari. “Col cuore coperto di neve” e “...e poi ho incontrato Madid”. Andarono in onda in seconda serata e accadde qualcosa di straordinario. Poche settimane dopo, su richiesta dei telespettatori, vennero replicati in prima serata. Si, su richiesta del pubblico che per una settimana intera paralizzò i centralini della Rai da Palermo a Milano.
Ad un conto corrente dei Missionari Comboniani, in coda a “...e poi ho incontrato Madid”, arrivarono più di dieci miliardi di lire. Vennero salvate, dalla morte per fame, decine di migliaia di persone in Sud Sudan. E realizzate tante strutture di pubblica utilità.
Mi fu chiesto di pensare ad un programma di documentari in prima serata. Nacque, in collaborazione con Nazioni Unite, Istituti Missionari e mondo del volontariato, “C’era una volta”. Un tentativo di racconto critico delle pagine più oscure dei processi di globalizzazione, dello stato dei diritti umani nel mondo, uno squarcio informativo su quelle che vengono chiamate le “crisi dimenticate”.
(…) mentre l’azienda si rivolgeva ad un’agenzia esterna per confezionare a caro prezzo un lancio, portai a casa spot per “C’era una volta” in cui ad invitare all’ascolto del programma erano tra gli altri Nelson Mandela e Jeorge Amado. Gratis.
Fu un'operazione di successo. “C’era una volta” fu programma dell’anno. Raccolse in seguito ogni possibile premio nazionale ed internazionale. Ricordo con piacere due medaglie dalla Presidenza della Repubblica ed il riconoscimento delle Camere riunite. Fu replicata in tanti paesi del mondo. Filmati di “C’era una volta” hanno rappresentato la Rai in tre assemblee delle Nazioni Unite, sono stati utilizzati per più campagne internazionali sui diritti umani.”
Nel frattempo Silvestro Montanaro pubblica insieme a Sandro Ruotolo “Mister & Lady Poggiolini” (edizioni Tullio Pironti, 1994), racconto inchiesta sulla malasanità, “Le parole della fame” (Baldini e Castoldi, 1995), un libro sul Mozambico e i suoi bambini nel dopoguerra scritto con Tiziana Panella, adottato come libro di testo in numerose scuole. Successivamente, con Giancarlo Caselli e Sandro Ruotolo pubblica “La vera storia d’Italia” (1995, edizioni Tullio Pironti), un libro sul rinvio a giudizio per mafia di Giulio Andreotti. Nel 2010, per Editori Riuniti, pubblicherà poi “C’era una volta l’infanzia”.
“(…) i costi di produzione di “C’era una volta” sono sempre stati bassissimi (…)
Qualche maligno insinuò che più che problemi di budget, all’origine del ridimensionamento di “C’era una volta” ci fosse la mia pessima abitudine di far nomi e cognomi dei responsabili di tanti mali.
Qualcuno insinuò addirittura che ci fossero state pressioni di importanti aziende multinazionali sulla nostra agenzia di pubblicità perché si mettesse fine a questo scandalo che era “C’era una volta”.
(…) ho fatto nomi eccellenti, toccato interessi grandissimi, ma non ho mai perso una causa per diffamazione. Mai. Non volli credere a quelle voci.
Nel 2002, in collaborazione con Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, ideai “Dagli Appennini alle Ande”, racconto popolare dei più grandi temi della geopolitica. Riuscii a portare sul nostro schermo personaggi di primo piano, protagonisti veri delle grandi vicende globali. Il numero 2 del Fondo Monetario Internazionale; Boutros Ghali, ex segretario generale dell’Onu, solo per citarle alcuni. Raccontai con anticipo di anni retroscena dell’11 settembre, del massacro di Szebreniza, degli scandali finanziari di Eltsin e dei suoi. E poi, della criticità delle Nazioni Unite, del Tribunale Penale Internazionale, delle guerre umanitarie.
Il programma, mal collocato e assolutamente non promosso, non ebbe vita facile. Ma quando le critiche a Rai International crebbero, venne lì riproposto raccogliendo consensi in tante parti del mondo.
È stato un po’ il destino di “C’era una volta”. Un programma che è apparso sempre più un ospite ingombrante e difficile piuttosto che un prodotto Rai.
Per anni abbiamo lavorato con due televisori (non funzionanti), due lettori beta (non funzionanti) , due videoregistratori (non funzionanti). Un programma di documentari internazionali, prodotto con la buona volontà. Eppure in certe stanze dell’azienda, spesso inutilizzati, quei mezzi c’erano. Ho lavorato con giovani redattori a contratto, spesso da fame. Le ultime due hanno lavorato a poche centinaia di euro al mese. Per giunta lorde.
Si faceva finta che fossero collaboratrici esterne, ma erano in redazione dalla mattina alla sera. Lo sapevano tutti. Poi, promozione zero, collocazione in palinsesto impossibile. Eppure tutte le volte che per un caso è maturata l’evidenza di una nostra messa in onda, gli ascolti sono stati più che brillanti. Alle volte da record per Rai 3.
La consapevolezza, poi, che si trattasse di un prodotto di rilievo, è non solo negli ascolti, quasi sempre più che dignitosi, ma anche nelle critiche e nei commenti. Nelle visualizzazioni in rete dei singoli documentari (…) Tanti dei nostri documentari hanno superato le 50.000 visualizzazioni. Qualcuno addirittura le 200.000, un record per prodotti italiani. E, se non bastasse, la maggior conferma è nelle dichiarazioni pubbliche dell’azienda. Più volte in Commissione di Vigilanza la Rai, alle critiche sulla scarsa qualità dei suoi prodotti, ha risposto citando, tra gli altri, come prodotto d’eccellenza, “C’era una volta”.
(…) sono contento di questa esperienza. Ho realizzato personalmente 50 e più documentari da un’ora, di cui tanti nella memoria di più generazioni di italiani. Madid, Caporal Highway, La mia Famiglia, Basta viver (La maledizione della fame), Bellissima, Vi ho tanto amati, La carne fresca, Ombre Africane, Dimenticateci, E quel giorno uccisero la felicità. Ed ancora decine di trasmissioni e servizi. Ho ricevuto premi e riconoscimenti di ogni tipo. La candidatura, in una selezione tra 1500 documentari, all’Oscar. L’uso per tante campagne internazionali, la presenza dei nostri prodotti in tante aree disagiate del pianeta, fosse anche quella da “pirateria” sulle bancarelle di tanti paesi africani, raccontano di un’operazione informativa che, con tutti i suoi limiti, ha dato voce a chi non l’aveva e ha scavato faticosamente pezzi di verità. Ed ha dato dignità alla Rai.
Mi rammarico di una sola cosa. Avrei voluto e potuto far di più.
Ho un mare di ferie arretrate… era difficile produrre con pochi mezzi. L’unica soluzione era “spremere” se stessi. Ho lavorato il sabato e la domenica, tanti Natali… Ho avuto tre volte la malaria. La prima ci stavo lasciando la pelle. Ne porterò i segni tutta la vita. Ho fatto collezione di malattie tropicali. Ho rischiato più volte la vita in quelle che si chiamano assurdamente guerre dimenticate e che invece sono semplicemente e volutamente ignorate. I lividi e le botte prese neanche le conto. Tutta roba che fa parte del mio lavoro e per la quale non ho mai chiesto all’azienda nulla in cambio. Credo sia una malattia. La voglia di raccontare, la ricerca della verità, sono la più formidabile ricompensa a qualsiasi infortunio (…)”
E la voglia di raccontare, di denunciare gli orrori e le ingiustizie del mondo degli ultimi, non ha abbandonato Silvestro Montanaro nemmeno dopo l’amara conclusione del suo rapporto di lavoro con la Rai, vedendolo impegnato, negli anni successivi a girare l’Italia da nord a sud, in centinaia di conferenze, eventi, dibattiti, proiezioni di documentari e iniziative di carattere sociale ed umanitario.
Nel 2016, riprendendo il titolo di uno dei suoi più bei documentari, ha auto-pubblicato “Col cuore coperto di neve. Dell’amore e altre storie”. Il libro, con la prefazione di Fiorella Mannoia, ci racconta l’orrore dell’abuso e della prostituzione forzata di tante donne e soprattutto di bambine e bambini e del sempre crescente orribile fenomeno del turismo sessuale. Storie raccolte da Montanaro durante le sue inchieste in tutti i continenti.
Silvestro se n’è andato all’improvviso, il 10 luglio del 2020, nella sua Napoli. Aveva solo 66 anni, e ancora tanta voglia di raccontare…
La Rai cancella in un solo colpo C'era una volta ed il suo autore Silvestro Montanaro. Per oltre 10 anni i reportages di C'era una volta hanno dato voce agli ultimi e coscienza a tutti noi. Una petizione on line per chiedere alla Rai di ripensarci. Il sito contiene documenti e articoli di Silvestro Montanaro e le testimonianze di solidarietà di autorevoli personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo, del giornalismo, della politica e della difesa dei Diritti Umani, oltre a quelle di tanti suoi lettori e spettatori