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Luanda. Chi aiuta chi

di Silvestro Montanaro (2002)
C'era una volta
Rai 3
- 03.10.2002

Bailundo è una piccola cittadina all'interno dell'Angola. In poco più di una settimana al campo allestito dai volontari di Medici Senza Frontiere sono arrivati circa ottocento bambini malnutriti. Per tanti di loro non c'era ormai più nulla da fare.

Luanda, invece, è la capitale di questo paese dalle immense ricchezze (petrolio, diamanti, uranio, ecc.) martoriato da trenta anni di spaventose guerre civili. Prima per l'indipendenza, poi contro i ribelli armati dalle potenze dell'apartheid, per ultimo il prosieguo fino a pochi mesi fa di una guerra che ha sempre avuto di mira le imponenti risorse del paese e alle spalle gli appetiti di numerose potenze occidentali. La guerra in Angola sembra finita. Ma è finita per davvero? All'interno del paese si continua a morire di malattia e di fame mentre la capitale è tutto un fiorire di megaville, parchi privati, macchine di lusso e di procedure per neanche troppo occulte di espulsione violenta delle fasce sociali più povere. Numerosissime inchieste internazionali denunciano la corruzione come il grande male di questo gigante dell'Africa subsahariana. Una corruzione spesso alimentata da inconfessabili complicità di numerose potenze del Nord del mondo che solo recentemente hanno cominciato a chiedere, fin troppo timidamente, maggiore trasparenza nella gestione del potere.

In crisi anche la filosofia degli aiuti umanitari. Alle volte si è involontariamente complici del potere e si supplisce alle sue mancanze, altre volte la cooperazione si trasforma in grande e oscuro affare, spesso, troppo spesso, comunità internazionale e mondo umanitario prestano scarsa attenzione alla nascente società civile stretta tra mancanza di risorse e brutale repressione.

"Luanda, chi aiuta chi", si muove tra la piccola città di Bailundo, simbolo del martirio del popolo angolano e la Luanda della corruzione e degli affari, fotografando una situazione che è purtroppo simile a moltissimi paesi del sud del mondo e che chiama in causa le enormi responsabilità del mondo occidentale.

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